La stagione della svolta della carriera di Carmelo Anthony non è cominciata alla grande, riservando ben poche soddisfazioni alla formidabile ala newyorkese.
Il passaggio ai competitivi e determinati Oklahoma City Thunder e, soprattutto, la separazione dai “suoi” New York Knicks dopo sette anni tra luci e ombre (tante prestazioni positive, ma ben pochi risultati collettivi degni di nota e un rapporto mai del tutto decollato col proprietario della franchigia Phil Jackson e con parte dell’ambiente della sua città), sembravano poter rappresentare le scelte ideali per rilanciare la sua carriera e fargli raggiungere quei prestigiosi traguardi che con le maglie di Denver Nuggets e New York Knicks ha potuto soltanto accarezzare, non riuscendo mai nell’impresa di mettersi un anello al dito o, quantomeno, di giocarsi concretamente le sue chance di vittoria nei playoff e raggiungere le Finals, risultando dunque l’unico fuoriclasse uscito dal Draft 2003 a non poter esibire un titolo nel proprio curriculum (LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh hanno vinto due anelli insieme nel quadriennio a Miami con gli Heat). A 33 anni, dunque, la rottura col passato e l’abbandono della sua città natale per tentare l’assalto ai suoi obiettivi segnano una svolta notevole nella sua carriera. Le tante aspettative nei confronti di OKC dei Big Three e dello stesso Carmelo, però, non sono state ancora soddisfatte appieno in quest’avvio di regular season.
Con gli innesti di Paul George e Carmelo Anthony, due All-Star affamati di vittorie, a far compagnia all’MVP Russell Westbrook, Oklahoma era a detta di molti la favorita numero uno per sottrarre il titolo alle due finaliste degli ultimi tre anni, i Golden State Warriors campioni in carica e i Cleveland Cavaliers vincitori nel 2016. L’inizio di stagione piuttosto altalenante dei Thunder, però, ha cambiato inevitabilmente gli scenari, con il ruolo di “guastafeste” tra Cavs e Warriors che è stato sin qui interpretato quasi magistralmente dagli Houston Rockets. La squadra di coach Billy Donovan, al contempo, ha alternato belle vittorie e sconfitte inaspettate quanto pesanti, non riuscendo ad avere un rendimento costante. L’unica certezza fin qui l’ha rappresentata Russell Westbrook, autore di prove formidabili, con dieci triple doppie messe a referto fino a questo momento e medie da capogiro (23.5 punti, 9.5 rimbalzi e 9.9 assist a partita, seppur con percentuali al tiro piuttosto basse). L’MVP in carica è risultato decisivo anche nella sua partita numero 700 in carriera, vinta per 120-117 contro gli Atlanta Hawks alla Cheesapeake Energy Arena, realizzando 30 punti e 15 assist e mandando a bersaglio la tripla della vittoria, un tiro di estrema difficoltà che solo un giocatore del suo calibro è in grado di effettuare con naturalezza e sangue freddo.
Le chiavi della vittoria con Atlanta, però, sono molteplici. Oltre al solito The Brodie, che torna a fare la voce grossa per la corsa all’MVP, da segnalare anche la crescita esponenziale di Steven Adams, sempre più determinante per le sorti di OKC (doppia doppia da 16 punti e 10 rimbalzi per lui), e la ritrovata efficienza offensiva di Carmelo Anthony, autore della prestazione più bella della sua esperienza con la maglia di Oklahoma. Contro gli Hawks, infatti, Melo è finalmente tornato ad indossare i panni dell’attaccante immarcabile che ha incantato a lungo la lega, creando non pochi grattacapi anche alle difese più solide. 24 punti per la terza scelta assoluta al Draft 2003, con un ottimo 7/12 da tre punti. Il classe ’84 si sta adattando sempre di più alla sua nuova avventura, tanto che rispetto ad inizio stagione le sue medie sono cresciute notevolmente (attualmente sta viaggiando a 17,5 punti a partita) ed è aumentata anche la sua intesa con i compagni. Di certo, è ancora troppo presto per parlare di un Carmelo ritrovato completamente, ma al contempo è innegabile che nelle ultime partite Anthony si stia esprimendo ad altissimi livelli e, se dovesse continuare su questa strada, parallelamente alla ripresa di OKC, potrebbe togliersi non poche soddisfazioni quest’anno.