Tanto spettacolo nella notte di Natale targata NBA. Tra le tante partite interessanti in programma, gli Oklahoma City Thunder hanno avuto la meglio nel duello con gli Houston Rockets, condannandoli alla terza sconfitta consecutiva e portando a casa la loro quinta vittoria di fila (112-107 il punteggio finale). Una prova di forza quella di OKC, che rispedisce al mittente le tante critiche ricevute in questa prima parte di regular season e si appresta a chiudere l’anno solare con tante certezze ritrovate. 

 

Oltre al solito Russell Westbrook, la cui gara parte piuttosto male (0/6 al tiro nel primo quarto), ma si conclude alla grande (31 punti, 11 assist e 6 rimbalzi), infatti, gli uomini di Billy Donovan sanno di poter contare su un collettivo ben assortito e che pare aver ormai dimenticato la scarsa efficienza dei mesi passati. Da un Carmelo Anthony che continua a risultare molto incisivo in fase offensiva (20 punti con 8/12 al tiro e 2/4 da tre, per un ottimo 66,7% di conclusioni mandate a bersaglio) a un Paul George sempre più costante (24 punti con 8/15 al tiro e 4/7 da tre, 53,3% di tentativi realizzati), spiccano anche i significativi apporti di Steven Adams (doppia doppia da 15 punti e 10 rimbalzi, con 3 stoppate e un eccellente 7/9 al tiro) e Andre Roberson, che in attacco realizza tre dei quattro tiri tentati e in difesa fa registrare due stoppate, tre rimbalzi e quattro palle recuperate. Meno incisiva la second unit, con Jerami Grant che mette a referto 9 dei 14 punti fatti registrare dalle riserve.

 

Al di là dei numeri, il successo con gli Houston Rockets è piuttosto signicativo. Dopo che in molti avevano inserito spesso e volentieri i Thunder tra le squadre più deludenti in questa regular season, ritenendoli non all’altezza di competere per il titolo con le altre superpotenze tra le favorite alla caccia all’anello (Golden State Warriors, Cleveland Cavaliers, San Antonio Spurs, Boston Celtics e gli stessi Houston Rockets), OKC torna a rappresentare una seria minaccia per tutte le altre contender e per le altre squadre che l’avevano sottovalutata, facendo – come si suol dire –  i conti senza l’oste. Questo, però, non vuol dire che Oklahoma possa sentirsi appagata e sottovalutare le tante sfide che mancano da qui alla fine della regular season: i Thunder, infatti, devono ancora dimostrare di aver superato appieno il loro inizio difficoltoso, anche perché il pericolo è sempre dietro l’angolo e l’attuale quinto posto in classifica ad Ovest (19-15) non dà particolari garanzie.

 

Westbrook e compagni, inoltre, possono e devono fare ancora meglio, anche perché finora non si sono espressi al 100% delle loro possibilità. In questo senso, non avrebbe potuto esserci una sfida migliore per la squadra di Billy Donovan, che nella notte tra mercoledì e giovedì affronterà un’altra franchigia in gran forma e reduce da una serie positiva (sei vittorie consecutive), nonché prima ad Est (23-8) davanti a Boston Celtics e Cleveland Cavaliers, ossia i Toronto Raptors. È ancora presto per dire se i Thunder potranno davvero essere in grado di dare l’assalto al titolo e proseguire all’insegna della continuità sulla strada che porta ai playoff: quel che è certo, però, è che hanno riacquistato parecchi consensi nella caccia all’anello.

 

Morale completamente opposto, o quasi, per gli Houston Rockets, che dopo aver centrato un’incredibile striscia di quattordici vittorie di fila, si sono fatte sconfiggere tra le mura amiche dalle due franchigie di Los Angeles (Lakers e Clippers) e, appunto, hanno perso la trasferta con OKC, tornando a perdere lontano dal Toyota Center dopo poco meno di due mesi. L’ultima sconfitta in trasferta per i texani, infatti, risaliva al match perso con i Memphis Grizzlies per 103-89 al FedEx Forum lo scorso 29 ottobre. Da lì in poi, otto vittorie in fila lontano da casa per i Rockets, prima del ko con i Thunder. Le tante assenze stanno pesando tantissimo sull’andamento della squadra di Mike D’Antoni, che proprio sul più bello ha interrotto la propria corsa devastante e sembra destinata a chiudere l’anno solare in maniera tutt’altro che lieta.

 

Dopo aver perso il proprio vantaggio sui Golden State Warriors in vetta ad Ovest, infatti, Houston ha necessariamente bisogno di ritrovare efficacia e brillantezza al più presto. James Harden ha offerto l’ennesima prestazione positiva di una stagione da record (29 punti, 14 assist e 8 rimbalzi), sfiorando la tripla doppia e permettendo ai suoi di giocarsela fino alla fine. Il Barba, però, ha predicato nel deserto, in quanto a salvarsi tra le file degli ospiti risultano davvero in pochi. Bene Ariza Gordon (20 punti a testa), lodevole Capela per l’impegno profuso al rientro dall’infortunio (doppia doppia da 19 punti e 10 rimbalzi e un più che positivo 64,3% al tiro), Anderson si rialza parzialmente dopo le prove piuttosto negative dell’ultimo periodo (3/7 al tiro e 11 punti realizzati), mentre la panchina risulta piuttosto corta e improduttiva, con appena otto punti totalizzati (6 Nene, 2 P.J. Tucker e 0 Weber) e percentuali bassissime al tiro (17,8% complessivo).

 

Probabilmente è proprio la second unit il tallone d’Achille dei Rockets in questo momento: se al completo, con Gordon sesto uomo, Nene e P.J. Tucker al meglio e Mbah a Moute e Black a disposizione, si può dire che poche altre squadre possano vantare una panchina migliore. Al contrario, con le pesanti assenze di Chris Paul (Gordon spostato dunque in quintetto nel ruolo di guardia con Harden playmaker) e Luc Mbah a Moute, Houston ha mostrato evidenti lacune. Per chiudere l’anno al meglio e dimenticare una settimana tutt’altro che memorabile, i biancorossi hanno bisogno di studiare soluzioni alternative per ritrovare la vittoria e dimostrare la propria forza nelle ostiche trasferte con Boston Celtics e Washington Wizards.