Dopo le delusioni degli ultimi anni (tredici anni consecutivi senza partecipare ai playoff e terzultimo posto ad Ovest con 31 vittorie e 51 sconfitte nella scorsa stagione), i Minnesota Timberwolves hanno fatto la voce grossa sul mercato la scorsa estate, trattenendo Karl-Anthony Towns ed Andrew Wiggins a Minneapolis ed accaparrandosi Jimmy Butler dai Chicago Bulls, oltre a Jeff Teague Taj Gibson. In molti hanno riposto concrete speranze in nuovo ciclo vincente dei Timberwolves, che dai tempi di Kevin Garnett non riescono a dire la loro tra le grandi. Con l’autorevole presenza in panchina di coach Tom Thibodeau, le basi per intraprendere un percorso positivo sembrano esserci tutte.

 

L’avvio di regular season è stato molto positivo per Minnesota, che attualmente occupa il quarto posto nella Western Conference con 22 vittorie e 13 sconfitte (era dal 2011-2012 che i Timberwolves non avevano un record positivo dopo 35 partite) e sta dimostrando di avere tutte le carte in regola per continuare a stupire, magari dicendo la sua anche nei playoff. La chiave che ha permesso ai lupi di svoltare è da ricercare nella bravura del general manager Scott Layden di mettere in piedi un roster giovane e talentuoso e di permettere alla squadra di ripartire anche dopo gli addii dei due Kevin che hanno lasciato un ottimo ricordo in quel di Minnesota: Garnett prima (MVP nel 2004) e Love poi (Most Improved Player e miglior rimbalzista nel 2011).

 

Dopo aver deciso saggiamente di puntare su Wiggins Towns, prime scelte dei Draft 2014 e 2015 (il primo è arrivato dai Cleveland Cavaliers nell’ambito della trade che ha portato Kevin Love in Ohio), sbaragliare la folta concorrenza per Jimmy Butler si è rivelata fin qui una mossa più che vincente. L’ex Chicago Bulls, infatti, ha sin da subito composto un Big Three di gran livello con i due sopracitati e sta recitando un ruolo di primo piano nella marcia quasi impeccabile dei Timberwolves. Questi ultimi devono ancora trovare la continuità necessaria per tornare definitivamente ad imporsi tra le grandi delle lega, ma finora hanno rispettato appieno le aspettative. Butler sta viaggiando a medie incredibili (21,2 punti, 5,5 rimbalzi e 4,8 assist a partita con il 47% al tiro e l’87% dalla lunetta) ed ha tanta voglia di continuare su questa strada per dimostrare ai Bulls che hanno sbagliato a cederlo senza esitare più di tanto.

 

28 anni compiuti lo scorso 14 settembre, la guardia di Houston ha ancora molto da dare alla NBA e non è sicuramente un giocatore come tanti. Il classe ’89 ci ha tenuto a dimostrarlo nella recente sfida vinta dai suoi contro i Denver Nuggets al termine di un duello combattutissimo conclusosi sul 128-125 all’overtime in quel di Minnesota, trascinando i Timberwolves con 39 punti (di cui ben 11 nel supplementare), 5 assist e 4 rimbalzi, tirando con il 50% sia dal campo (10/20) che da tre (3/6) e risultando impeccabile ai liberi con l’88,8% (16/18). Dopo aver dominato il primo quarto (35-23), Minnesota si è fatta pian piano raggiungere da Denver, fino al pareggio a cinque secondi dalla sirena, con Butler che sbaglia la tripla della possibile vittoria e non riesce ad evitare il proseguimento della gara all’overtime.

 

Ma l’ex Chicago Bulls non è uno abituato a mollare tanto facilmente e lo dimostra nel supplementare, in cui è fondamentale avere i nervi saldi e cercare di sbagliare il meno possibile. Butler affronta gli ultimi cinque minuti di gara con grande lucidità e temperamento e risulta il vero trascinatore dei suoi, segnando ben 11 punti che di fatto consegnano la vittoria ai ragazzi di Thibodeau (peraltro suo ex allenatore ai Bulls). Il numero 23 dei lupi sembra aver trovato la sua dimensione ideale nei determinati Timberwolves, superando in men che non si dica le annate buie vissute ai Bulls e rivelandosi in grado di prendersi grandi responsabilità in un contesto piuttosto impegnativo. Con un Butler così, affiancato alla grinta di Gibson, al talento di Wiggins Towns e alla classe di Teague, Minnesota può davvero sognare in grande e giocarsi le proprie chance anche in quei playoff che mancano da tanto, troppo tempo.