Sono stati resi noti i quintetti delle due squadre, capitanate rispettivamente da LeBron James e Stephen Curry, che rappresenteranno la Eastern e la Western Conference nella sfida dell’All-Star Game in programma il prossimo 18 febbraio allo Staples Center di Los Angeles. Primatisti di voti alla seconda tornata, le stelle di Cleveland Cavaliers e Golden State Warriors, protagonisti indiscussi delle ultime tre edizioni della Finals, hanno avuto l’onore di essere i capitani delle due rappresentative. Diamo un’occhiata nel dettaglio ai dieci giocatori (cinque di Est e altrettanti di Ovest) che si affronteranno sul parquet di L.A., in base ai voti dei tifosi (che valevano doppio), dei giocatori e di alcuni media statunitensi e internazionali.

 

EASTERN CONFERENCE

KYRIE IRVING:

Quinta apparizione in carriera all’All-Star Game per il playmaker dei Boston Celtics. Arrivato alla corte di Brad Stevens dopo aver trascorso la prima parte della sua carriera al fianco di LeBron James a Cleveland, contribuendo in maniera determinante alla vittoria dell’anello nel 2016, anche e soprattutto segnando la tripla decisiva in gara-7 davanti al proprio pubblico, The Uncle Drew si è messo in discussione da primo violino nel Massachusetts e finora sta facendo benissimo, risultando il principale punto di riferimento di una squadra ben assortita che viaggia spedita verso i playoff e guarda tutti dall’alto verso il basso ad Est. Attualmente Irving ha 24,1 punti, 3,6 rimbalzi e 5 assist di media a partita: per punti e rimbalzi, si tratta della seconda miglior stagione della sua carriera. A Los Angeles, avrà modo di giocare nuovamente insieme a LeBron James: in molti non vedono l’ora di rivederlo in azione insieme al Prescelto, per ammirare ancora una volta la splendida intesa che ha fatto per anni le fortune dei Cleveland Cavaliers.

DEMAR DEROZAN:

Una delle tante sorprese è rappresentata dalla titolarità di DeMar DeRozan. Non che il leader dei Toronto Raptors non meriti questo riconoscimento, tutt’altro: la concorrenza era abbastanza folta (Bradley Beal su tutti) e in pochi si aspettavano che il numero 10 della franchigia canadese figurasse nel quintetto base della formazione della Eastern Conference. La guardia originaria di Compton sta vivendo una stagione fantastica, in cui sta viaggiando a 25,2 punti, 4,1 rimbalzi e 5 assist a partita, medie a dir poco positive e che certificano, nel caso in cui ce ne fosse bisogno, l’esponenziale crescita compiuta dal classe ’89 negli ultimi anni. Basti pensare che per punti, DeRozan sia riuscito a fare meglio soltanto l’anno scorso (27,3 punti per gara), mentre per assist quella attualmente in corso risulta la sua stagione migliore. I Toronto Raptors volano sulle ali dell’entusiasmo, attualmente secondi soltanto ai Boston Celtics ad Est e davanti ai Cleveland Cavaliers, e di questo devono molto al loro leader e uomo franchigia, che il prossimo 18 febbraio avrà modo di mettersi in mostra sul parquet di Los Angeles, a circa 26 km dalla sua Compton.

LEBRON JAMES:

Non poteva mancare LeBron James, un’autentica icona di questo sport e giunto alla sua quattordicesima partecipazione all’evento. The King, inoltre, ci giunge da capitano della selezione di Est, essendo il giocatore più votato per ciò che concerne la Eastern Conference. Ed è facile intuire il perché: oltre ad essere un autentico leader in campo e fuori, LBJ è stato capace di elevare ancor più il già eccellente livello del proprio gioco, lavorando sulla sua meccanica di tiro a 33 anni e vivendo una delle annate migliori della sua straordinaria carriera. Dopo aver già vinto il riconoscimento di MVP dell’All-Star Game nel 2006 e nel 2008, The Chosen One potrà offrire il meglio del suo bagaglio tecnico al pubblico dello Staples Center, che numerose indiscrezioni considerano la sua destinazione preferita per il prossimo anno, in cui sarà free agent e potrebbe accasarsi ai Lakers: in quel di L.A., infatti, avrebbe la possibilità di gestire i suoi affari in prima persona e di recitare un ruolo di primo piano in una squadra che punta a tornare a competere per grandi obiettivi. Chissà se giocare a Los Angeles rappresenterà uno stimolo notevole per James, abituato a stupire in contesti del genere e non solo.

GIANNIS ANTETOKOUNMPO:

Per The Greek Freak, che alla prima tornata di voti era risultato il giocatore con maggiori preferenze della Eastern Conference, si tratta della seconda partecipazione all’All-Star Game. Antetokounmpo aveva dichiarato che nel caso in cui fosse toccato a lui fare il capitano, avrebbe scelto LeBron James prima di tutti: quest’ultimo lo ha ripagato, con il talentuoso lungo dei Milwaukee Bucks che sarà in quintetto base e potrà dimostrare di essere già pronto per sfidare le altre stelle della lega, molte delle quali più esperte di lui. Il numero 34 della squadra guidata da Jason Kidd, del resto, lo ha già fatto nel corso di questa stagione, mettendo in mostra tutto il suo enorme potenziale e rivelandosi già in grado di recitare il ruolo del leader della franchigia del Wisconsin, spiccando per carattere, tenacia ed esplosività, sia sul parquet che fuori. Il posto da titolare all’All-Star Game è il giusto riconoscimento per un giocatore che in poco tempo si è trasformato da promessa a certezza, tutto ciò a soli 23 anni. L’anno scorso le sue poderose schiacciate misero timore a Steph Curry, che dopo aver rischiato di essere travolto dalla furia del greco nel tentativo di proteggere il canestro, pochi istanti più tardi si stese e diede via libera ad Antetokounmpo. Scene da All-Star Game, che in molti sperano di rivivere.

JOEL EMBIID:

Una delle presenze più suggestive è quella di Joel Embiid, centro camerunese che quest’anno sta trovando quella continuità necessaria per imporsi tra i migliori del suo ruolo nella lega e permettere, insieme agli altri talentuosi compagni di squadra, di portare a termine quel “Processo” che a Philadelphia è iniziato vari anni fa e che i tifosi Sixers non vedono l’ora che giunga a compimento. Dopo aver già incantato la lega nei suoi primi anni da professionista, seppur giocando pochissime partite a causa dei ripetuti infortuni, Embiid quest’anno sta recitando, insieme a Ben Simmons, il ruolo di trascinatore dei Sixers: con una doppia doppia di media da 23,9 punti e 11 rimbalzi, JoJo intende trascinare i suoi ai playoff e dare ai tifosi della franchigia della Pennsylvania le soddisfazioni che meritano dopo tanti anni di delusioni. In merito alla prima convocazione di Embiid per l’All-Star Game, inoltre, vi è un curioso aneddoto: pare che il buon JoJo abbia flirtato con la nota cantante Rihanna, ricevendo come risposta un due di picche. “Torna quando sarai un All-Star”, avrebbe detto la popstar barbadiana al cestista camerunese. Adesso, però, arriva la rivincita di quest’ultimo: “Qualche anno fa mi disse di no, dunque perché ora dovrei riprovarci con lei? Passo e vado avanti alla prossima”.

WESTERN CONFERENCE

 

STEPHEN CURRY:

Il due volte MVP è giunto alla sua quinta partecipazione all’All-Star Game, la prima nella veste di capitano. L’infallibile tiratore e stella dei Golden State Warriors, infatti, è risultato il giocatore con più voti ad Ovest, dunque la sua squadra se la vedrà con quella dell’altro capitano, LeBron James. La sfida tra i due ha già reso epiche le ultime tre stagioni, con l’MVP in carica capace di asfaltare i Cavs del Re nel 2015, per poi arrendersi alla straordinaria reazione di quest’ultimo l’anno seguente, con la memorabile rimonta dei Cavs dal 3-1 per i californiani al 4-3, fino al netto 4-1 con cui i Warriors hanno trionfato nuovamente, stavolta grazie all’innesto di Kevin Durant. Rientrato da poche settimane da un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi nella prima parte di stagione, Curry ci ha messo poco a riprendersi le chiavi dell’attacco dei Warriors ed è tornato in corsa per il premio di miglior giocatore della stagione. Giocatori come lui sono più che adatti a partecipare all’All-Star Game, perché in grado di regalare spettacolo come pochi, oltre a divertire il pubblico sia con le giocate che con alcuni atteggiamenti, come quando l’anno scorso decise di stendersi a terra per evitare che Antetokounmpo gli schiacciasse in testa.

JAMES HARDEN:

Discorso simile per il Barba, che prenderà parte al sesto All-Star Game della sua carriera. Anche lui è tra i candidati, o meglio è il favorito, per la vittoria dell’MVP ed ha saltato un breve periodo per infortunio, restando fuori dal quintetto di D’Antoni per circa due settimane. Rientrato in occasione della recente vittoria interna con i Minnesota Timberwolves, Harden è pronto a tornare sui livelli che lo hanno visto protagonista in questa prima parte di regular season. Con 32,3 punti a partita e 9 assist, The Beard è primo tra i marcatori e terzo, alle spalle di Russell Westbrook e John Wall, per passaggi vincenti, oltre ad essere il miglior realizzatore dalla lunetta dell’intera lega. Oltre a ciò, ha dimostrato di essere in grado di coesistere con un’altra stella dall’elevato valore qual è Chris Paul e di poter crescere ancora di più, per permettere a Houston di spodestare i Golden State Warriors dal trono di campioni. All’All-Star Game di Los Angeles non poteva che essere lui la guardia titolare, essendo nato proprio ad L.A.: la concorrenza dei vari Thompson e Butler non è bastata, tocca ancora ad Harden.

ANTHONY DAVIS:

Per il talentuoso lungo dei New Orleans Pelicans, invece, si tratta della quinta apparizione all’evento. L’anno scorso, proprio in quel di New Orleans, Anthony Davis si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento di MVP dell’All-Star Game, trascinando la squadra della Western Conference alla vittoria per 192-182 con una sontuosa doppia doppia da 52 punti e 10 rimbalzi. Quest’anno sta facendo benissimo con la franchigia della Louisiana e (perché no?) potrebbe dire la sua anche in ottica MVP della regular season. Davis è da molti considerato la miglior ala forte della lega e la sua ambizione attuale è riportare i Pelicans ai playoff, per poi magari ambire al trasferimento in una franchigia più competitiva. Il numero 23 e uomo franchigia di New Orleans farà coppia con il suo compagno di squadra DeMarcus Cousins, rendendo così i Pelicans l’unica squadra con due giocatori all’All-Star Game, insieme a Golden State.

KEVIN DURANT:

Non poteva mancare Kevin Durant, già MVP dell’All-Star Game disputatosi ad Orlando nel 2012, in cui mise a referto 36 punti e 7 rimbalzi. Dopo aver fatto discutere per il suo approdo alla corte dei Golden State Warriors nell’estate 2016, si è adattato sin da subito agli schemi di Steve Kerr, convivendo alla grande con altri fenomeni del suo calibro (Curry, Thompson, Green) ed ha recitato un ruolo di primissimo piano nella leggendaria cavalcata della squadra della Baia nei playoff della scorsa stagione, culminati con il netto trionfo per 4-1 ai danni dei Cleveland Cavaliers di LeBron James, con KD premiato come MVP delle Finals. Il livello del suo gioco continua ad essere incredibilmente elevato e la sua fame di vittorie resta immutata, anche dopo la conquista del tanto agognato anello che gli ha permesso di scrollarsi di dosso l’etichetta di eterno secondo. Anche l’ex OKC, dunque, contribuirà ad offrire spettacolo e giocate d’alta scuola all’All-Star Game di Los Angeles.

DEMARCUS COUSINS:

Il ruolo di centro titolare per quest’anno spetta a Boogie, giunto alla quarta partecipazione all’All-Star Game in carriera. Il gigante dei New Orleans Pelicans è stato inserito in quintetto per la prima volta assoluta, un premio per il miglioramento sempre più esponenziale di un giocatore che, pur non avendo mai disputato i playoff in carriera fin qui (potrebbe riuscirci quest’anno se, insieme a Davis, riuscirà a mantenere in alto i New Orleans Pelicans), è innegabilmente tra i migliori, se non il migliore, nel suo ruolo. L’asse Davis-Cousins sta facendo sognare i tifosi della città del jazz e il prossimo 18 febbraio potrà far divertire anche i tifosi che accoglieranno ad assistere alla 67esima edizione dell’All-Star Game.