In casa Charlotte Hornets le cose non stanno andando benissimo in questa prima parte di regular season. Non che sia una novità per la franchigia della Carolina del Nord, in cui è da vari anni che le delusioni rappresentano il leitmotiv delle stagioni dei Calabroni, che negli ultimi tredici anni sono riusciti a qualificarsi ai playoff soltanto in tre occasioni, perdendo sempre al primo turno, rispettivamente contro gli Orlando Magic di Dwight Howard nel 2009-2010 e contro i Miami Heat nel 2013-2014 e nel 2015-2016. L’arrivo di Michael Jordan in qualità di proprietario nel 2010 aveva rappresentato una grande speranza per i tifosi degli Hornets, desiderosi di tornare ai livelli degli anni ’90 e dei primi anni 2000, in cui raggiunsero quattro volte le semifinali di Conference, e compiere quel tanto agognato salto di qualità che non si era mai verificato.

Charlotte, del resto, pur non essendo mai stata in grado di competere per il titolo, nel 2011 ha iniziato un lungo processo di crescita (poi mai realizzatosi realmente), con la decisione di puntare su Kemba Walker, chiamato al Draft con la nona scelta assoluta, e ricostruire attorno al talentuoso prodotto di UConn. Il playmaker originario del Bronx ha sin da subito dato un apporto di grande importanza alla causa degli Hornets, rivelandosi un giocatore in grado di fare la differenza e recitare un ruolo di primo piano, ma, di pari passo con l’andamento piuttosto negativo della squadra, anch’egli finora non è riuscito a fare quel passo in avanti che gli avrebbe permesso di fare qualcosa in più, tradendo le aspettative di chi immaginava un percorso diverso per lui.

La scorsa estate al classe ’90 si è aggiunto Dwight Howard, prelevato dagli Atlanta Hawks insieme alla trentunesima scelta dello scorso Draft, in cambio di Marco Belinelli, Miles Plumlee e la quarantunesima scelta dello stesso Draft. Superman è approdato nella Buzz City a caccia di riscatto dopo alcune stagioni piuttosto deludenti tra Los Angeles Lakers, Houston Rockets e Atlanta Hakws, con la speranza di tornare ai fenomenali livelli che ne avevano contraddistinto i primi anni della carriera con la maglia degli Orlando Magic, tanto da essere paragonato a Shaquille O’Neal. I due in coppia stanno rendendo tutto sommato positivamente: Walker con 21,7 punti e 5,8 assist a partita sta vivendo la seconda miglior stagione della sua carriera per quanto riguarda la produzione offensiva e i passaggi vincenti, mentre Howard con una doppia doppia di media da 15,5 punti e 12,5 rimbalzi per gara si conferma un centro che, pur non essendo esplosivo come i primi anni di carriera, è ancora in grado di dare garanzie importanti.

L’apporto di Kemba Walker e Dwight Howard, però, non è attualmente sufficiente per rendere gli Hornets una squadra in grado di competere per i playoff: lo dimostra l’attuale andamento dei Calabroni nella regular season, con l’undicesimo posto con 18 vittorie e 26 sconfitte che vede Charlotte staccata in maniera abbastanza significativa da quell’ottavo posto che le consentirebbe di approdare alla post season e che, attualmente, è occupato dai Milwaukee Bucks di Antetokounmpo (23-22). Nonostante la squadra guidata da Steve Clifford abbia iniziato molto bene il 2018 (5-3) e nelle ultime dieci partite abbia un record positivo (6-4), l’atmosfera dalle parti di Charlotte è tutt’altro che serena. La franchigia della Carolina del Nord non riesce ad uscire in alcun modo dal baratro della mediocrità in cui si trova da ormai troppo tempo e, inoltre, ha da fare i conti con salari piuttosto elevati, addirittura più di quelli di squadre decisamente più competitive e vincenti (San Antonio Spurs, Houston Rockets e Boston Celtics).

Alla luce di tutto ciò, in casa Hornets potrebbe presto avere luogo un rebuilding che consentirebbe di risanare le casse della società e iniziare un nuovo progetto con l’obiettivo di portare in alto la squadra. Progetto dal quale, presumibilmente, resteranno fuori numerosi componenti del roster attuale, tra cui Michael Kidd-Gilchrist, Marvin Williams, Nicolas Batum, Dwight Howard e proprio Kemba Walker, uomo franchigia e simbolo della squadra negli ultimi sette anni. Stupisce particolarmente che quest’ultimo sia inserito nell’elenco dei cedibili: i nomi sopracitati, infatti, guadagnano cifre piuttosto elevate (spiccano Batum, 99 milioni in quattro stagioni, e Howard, 47 milioni in due), mentre la point guard del Bronx ha un contratto di 24 milioni per due anni. Ciò detto, è bene ricordare che sarà unrestricted free agent nel 2019, ragion per cui gli Hornets, piuttosto che rinnovargli il contratto a cifre decisamente più elevate, preferirebbero piazzarlo a qualche altra franchigia per ottenere in cambio qualche giocatore attorno cui ricostruire la squadra, o magari scelte al Draft.

Interrogato sulla questione, Walker si è detto piuttosto infastidito da questa situazione, anche perché è consapevole di aver dato tanto alla causa e si sarebbe aspettato un trattamento diverso da parte della franchigia della Carolina del Nord, una riconoscenza che molti giocatori in situazioni analoghe alla sua hanno ricevuto, da altre parti. Nel frattempo, in molti si chiedono quale squadra deciderà di bussare alla porta degli Hornets e proporre una trade per il playmaker 27enne. Pur non essendo una stella paragonabile ai vari Chris Paul, Stephen Curry, Russell Westbrook, John Wall, infatti, il buon Kemba resta uno dei migliori nel suo ruolo e, sicuramente, un giocatore in grado di fare la differenza se messo in condizione di esprimere appieno il suo enorme potenziale. Un addio è difficile per qualsiasi giocatore, soprattutto per chi gioca a lungo nella stessa squadra, ma al contempo rappresenta un’occasione importante per dare una significativa svolta alla propria carriera.

Numerose squadre sono a corto di playmaker affidabili e hanno poche opzioni nel ruolo. Tra queste, ad esempio, figurano i New York Knicks, che dopo la partenza di Derrick Rose hanno scelto di puntare sul francese Frank Ntilikina, scelto con l’ottava chiamata allo scorso Draft, e sull’esperto Jarrett Jack, ma i due non si sono rivelati in grado di offrire stabilità e garanzie. Discorso pressoché simile per i Denver Nuggets, che hanno ben poche alternative al giovane talento Emmanuel Mudiay, così come i Detroit Pistons, costretti a fare i conti con l’infortunio del titolare Reggie Jackson e a schierare in quintetto Ish Smith, non una certezza. Kemba Walker, però, potrebbe puntare anche a palcoscenici più allettanti, come per esempio i Cleveland Cavaliers, che molto probabilmente la prossima estate saluteranno, tra i tanti, Isaiah Thomas, i Minnesota Timberwolves, non particolarmente soddisfatti dal rendimento di Jeff Teague, e gli Oklahoma City Thunder.