La regular season NBA volge al termine e la testa di giocatori ed appassionati è già in gran parte rivolta agli imminenti playoff, eccezion fatta per le squadre che mancheranno l’appuntamento con la post season. Dopo cinque mesi di stagione regolare, dunque, il gioco si fa duro, anche e soprattutto per coloro che hanno tanto da dimostrare nei playoff, che fanno storia a sé e sono ricchi di insidie da non sottovalutare.

 

La lista di giocatori e squadre da cui ci si aspettano risposte importanti in post season è piuttosto folta, ma tra i tanti prevalgono 7 giocatori di 5 franchigie diverse che dovranno per forza di cose esprimersi sui loro livelli abituali, aumentare il proprio impatto o addirittura rimettersi in gioco partendo quasi da zero. Per la precisione, si tratta di due coppie che hanno regalato parecchie emozioni quest’anno, da un lato quella degli Houston Rockets composta da Chris Paul e James Harden e dall’altro il duo dei Toronto Raptors Kyle Lowry-DeMar De Rozan, dell’MVP in carica Russell Westbrook, del nuovo leader dei Boston Celtics Kyrie Irving e di Kawhi Leonard, che quest’anno ha giocato appena 9 partite ed è pronto a tornare a pieno regime nei playoff.

 

I Toronto Raptors rappresentano una delle sorprese più interessanti della regular season attualmente in corso, avendo dimostrato di potersela giocare con qualsiasi squadra e di essere in grado di portare a casa l’intera posta in palio divertendo ed entusiasmando con una pallacanestro efficace e coinvolgente. Grandi meriti vanno ovviamente al coach della squadra Dwane Casey, ma anche e soprattutto al backcourt dei canadesi.

 

Il playmaker Kyle Lowry (16,6 punti, 5,6 rimbalzi e 6,8 assist col 43,3% dal campo e il 41% da tre) e la guardia tiratrice DeMar DeRozan (23,3 punti, 3,9 rimbalzi e 5,2 assist col 46% al tiro), infatti, hanno recitato un ruolo di primo piano nell’appassionante cavalcata dei Raptors, che stanno per concludere la stagione in vetta alla classifica della Eastern Conference (55-20 il loro record attuale) per la prima volta nella loro storia.

 

Il loro punto debole appare l’esperienza: in molti, infatti, ritengono che la franchigia canadese sia destinata a sciogliersi come neve al sole ai playoff, ma non mancano pareri più ottimisti da parte di chi ritiene che i Raptors saranno la squadra da battere ad Est anche in post season. Riuscirà Toronto a convincere anche i più scettici e a dare ragione a chi ritiene che questo sia l’anno buono per alzare l’asticella? Possibile, anche e soprattutto se Lowry e DeRozan dovessero continuare a stupire e a compiere una volta per tutte il tanto agognato salto di qualità.

 

Anche ad Ovest c’è stato un cambiamento piuttosto significativo al comando, con gli Houston Rockets che hanno sottratto il primato ai Golden State Warriors e sono stati abili a mantenerlo a lungo, dimostrando sul campo di aver compiuto enormi progressi sul piano del gioco e, soprattutto, della personalità e della maturità cestistica. Merito anche dei nuovi innesti, tra cui in particolar modo Chris Paul, che si è adattato alla grande a giocare con James Harden. I due stanno vivendo una stagione magica e insieme formano quello che a detta di molti è il miglior backcourt della lega.

 

Con medie di 18,6 punti, 5,8 rimbalzi, 8 assist e 1,7 palle recuperate per gara col 46% al tiro, CP3 si è integrato benissimo nel sistema di gioco di Mike D’Antoni, confermando le sue già note quanto numerose qualità e rivelandosi anche un ottimo tiratore da dietro l’arco, tanto da segnare ben 2,5 triple per partita su 6,4 tentativi (entrambi massimi in carriera). The Beard, dal canto suo, è il favorito per la vittoria dell’MVP da inizio stagione, essendo stato protagonista sin qui di un’annata a dir poco esaltante, con medie di 30,7 punti, 5,4 rimbalzi, 8,7 assist, 1,8 palle recuperate per partita col 45% al tiro e il più alto numero di triple e tiri liberi a bersaglio, rispettivamente 249 e 574.

 

Anche attorno alle due stelle dei Rockets, però, aleggiano parecchi dubbi. Paul è stato un autentico trascinatore dei New Orleans Hornets prima e dei Los Angeles Clippers poi, ma non è mai riuscito a cavare il ragno dal buco ai playoff, non arrivando mai oltre le semifinali di Conference. Tra i momenti più esaltanti della sua carriera in post season, impossibile non menzionare il canestro della vittoria a 1” dalla fine in gara-7 del primo turno contro i San Antonio Spurs nel 2015. Harden, dal canto suo, ha spesso e volentieri esaurito la benzina ai playoff, come dimostrano la deludente prestazione nella gara-6 dello scorso anno persa proprio contro gli Speroni: con CP3 che gli permette di dosare meglio le sue energie, dal Barba ci si attende una netta inversione di tendenza quest’anno.

 

Ha tanto da dimostrare anche l’MVP Russell Westbrook, che lo scorso anno ha disputato una regular season mostruosa, conclusa con la tripla doppia di media, il record di triple doppie in una singola stagione e, appunto, la vittoria del premio di miglior giocatore. The Brodie si è poi ripetuto ai playoff, ma le sue prestazioni spesso e volentieri eccellenti non sono bastate agli inesperti Oklahoma City Thunder, ormai orfani di Kevin Durant e costretti a ripartire esclusivamente dal numero 0, fermatisi al primo turno in seguito al netto ko con gli Houston Rockets (4-1).

 

L’estate scorsa OKC ha ingaggiato Paul George e Carmelo Anthony per rendere la squadra più competitiva, ma ha confermato di essere un gruppo incapace di trovare continuità di risultati, in grado di vincere con chiunque, ma allo stesso modo anche di perdere le partite apparentemente più semplici. Nonostante la convivenza con altri due fuoriclasse affermati, Westbrook sta facendo registrare ottime medie (25,4 punti, 9,7 rimbalzi e 10,2 assist per gara, seppur con un pessimo 29,5% al tiro da dietro l’arco). Dall’MVP, però, ci si aspetta da subito un importante salto di qualità nei playoff.

 

Non soltanto campioni che hanno formato coppie o trii di gran valore, ma anche solisti pronti a giocarsi le proprie carte. Trasferitosi la scorsa estate ai Boston Celtics dopo una lunga telenovela e un titolo vinto con i Cleveland Cavaliers insieme a LeBron James nel 2016, Kyrie Irving ci ha messo poco a conquistare i tifosi della seconda squadra più vincente della storia, rivelandosi la pedina ideale per lo scacchiere di Brad Stevens. Per lui medie di 24,4 punti, 3,8 rimbalzi e 5,1 assist per gara col 49,1% al tiro e il 41% da tre.

 

The Uncle Drew, insomma, ha dimostrato di poter essere un perfetto uomo franchigia, nonché di essere nella fase decisiva della sua carriera. I suoi Boston Celtics puntano ad interrompere l’egemonia dei Cleveland Cavaliers ad Est, che dura ormai da tre anni di fila: ce la farà il numero 11 a permettere alla franchigia del Massachusetts di porre fine al dominio della sua ex squadra? Sulla carta non è impossibile, quel che è certo è che si tratterebbe di un epilogo a dir poco elettrizzante.

 

Non ha bisogno di presentazioni, invece, il connubio tra Kawhi Leonard e i San Antonio Spurs. The Claw ha già in bacheca un titolo e un MVP delle Finals, l’anno scorso si è piazzato terzo nella classifica dell’MVP della regular season ed è indubbiamente tra i migliori specialisti difensivi della lega. Quest’anno, però, non è stato affatto semplice per lui, che in seguito all’infortunio riportato nel corso della serie di Conference Finals persa con i Golden State Warriors per 4-0, giocando appena 9 gare con medie di 16,2 punti, 4,7 rimbalzi, 2,3 assist e 2 palle recuperate per partita col 47% al tiro.

 

Il numero 2 è pronto a tornare a dare una mano ai suoi compagni nei playoff. Gli Speroni ne hanno enorme bisogno, anche perché senza di lui hanno faticato parecchio, pur riuscendo a rimanere saldamente ancorati alla zona playoff. Il gran dubbio riguarda le sue condizioni fisiche e, in particolare, l’approccio con cui Leonard riassaporerà il parquet nella fase clou della stagione. Una sola cosa è certa: tutte le situazioni sopracitate ce ne regaleranno delle belle.