Per gli appassionati di Game of Thrones, no, non c’entrano John Snow o Daenerys Targaryen.
L’Approdo del Re in questione riguarda un altro tipo di Re: non avrà draghi che sputano fuoco e non sarà resuscitato dal mondo dei morti ma nonostante ciò, tutto il mondo lo riconosce come il vero e unico sovrano del parquet.

Ma perché il secondo approdo del Re?

Anno particolare questo 2017/2018 in NBA: tanti tifosi e addetti ai lavori non vedono l’ora si concludano i Playoff: è una di quelle stagioni dove dirigenza e agenti hanno maggior peso mediatico rispetto alle prestazione in campo delle Superstar.

Tutta questo ha un’unica motivazione: la Decision dell’uomo più influente della lega: Lebron James. Tanti sanno la sua storia, i suoi innumerevoli record e la capacità di cambiare il destino di una franchigia grazie solo alla sua presenza in campo, perché alla fine è così: con The King alla fine in una maniera o nell’altra, vinci.

Lo ha fatto a Miami e lo ha fatto a Cleveland: due situazioni totalmente differenti, età totalmente differenti e anche prospettive completamente differenti. Ne ha parlato proprio ultimamente Pat Riley, presidente dei Miami Heat, che in qualche modo ha giustificato le scelte di Lebron fatte in passato.

 

“(James) a Cleveland e anche a Miami, ha fatto la cosa giusta. Sono finalmente arrivato ad accettare la consapevolezza che lui e la sua famiglia hanno detto: “Non sarai mai più accettato nella tua città, se non torni indietro per cercare di vincere un titolo. Altrimenti, un giorno tornerai là e avrai la “lettera scarlatta” sulla tua schiena. Sarai il più grande giocatore nella storia dell’umanità, ma lì, nessuno ti accetterà davvero. “

 

Parole al “miele” quelle del presidente degli Heat che in qualche modo, si riappacifica con il suo ex numero 6 dopo la delusione che ha recato a lui e ai suoi tifosi quando scelse di tornare a ClevelandLebron a Miami è diventato grande, ha vinto lì il suo primo anello, ha fatto innamorare tanti tifosi formando con Wade, Allen e Bosh una delle squadre più forti dell’ultimo decennio.

Le parole del numero uno degli Heat potrebbero essere anche semplici dichiarazioni di circostanza, volte solo a placare gli animi dopo anni di “tensione”, ma per i tanti sia la tipologia di parole usate che la tempistica, avrebbero un secondo fine. Il Re, come sappiamo, a fine anno sarà FreeAgent e sarà lui a scegliere la destinazione che più gli garantirà la possibilità di vincere: e perché non Miami, la città che lo ha reso grande?

Tornare con Dwayne Wade, essere affiancato da buoni giocatori come Goran Dragic e Hassan Whiteside e circondato da un nucleo di buoni giovani, che sotto la guida del Re potrebbero sbocciare. Alla squadra manca ancora qualcosa a livello qualitativo per competere per con i vari SuperTeam Golden State e Houston, ma siamo sicuri che se Lebron scegliesse di tornare a Miami, spingerà il suo ritrovato amico Pat Riley, per avere qualche suo pupillo in squadra.

La franchigia sulla carta sembra essere inferiore ai suoi primi Miami ed alcune sue attuali pretetendenti (Spurs, Phila, Houston per citarne alcune), ma James stavolta arriverebbe a 33 anni, tre anelli al dito e la voglia di riconquistare la sua Miami.

I piani proposti dalla dirigenza saranno fondamentali per convincerlo a tornare e vi è un’unica parola che Lebron vuole sentirsi dire: vincere.

The King vuole vincere subito, non ha più tempo da perdere.

Da Miami esigerebbe un’ immediata volontà di competere per il titolo: James non è un giocatore come tutti gli altri e per averlo bisogna acconsentire a tutto (o quasi tutto) ciò che desidera. Unico neo, il rapporto non idilliaco con il coach Spoelstra, inizialmente mal giudicato semplicemente per la presenza dei “pezzi grossi” James, Wade e Bosh che in qualche maniera “rubavano” la scena all’emergente allenatore. Nel corso degli anni ci ha dimostrato di saperci fare, di reggere una piazza di Miami senza veri i propri Big e valorizzando i giocatori a sua disposizione (la netta rivalutazione di Whiteside è sotto gli occhi di tutti).

La Pat Riley ha fatto un primo passo verso la totale riconciliazione: adesso sta a Lebron scegliere se indossare ancora una volta la casacca degli Heat.

Il secondo approdo del Re potrebbe essere vicino.