Ecco una data importante nella storia della scienza: 5 novembre 1955. […] Fu il giorno in cui inventai il viaggio nel tempo. Me lo ricordo benissimo: stavo in piedi sul water attaccando un orologio, la porcellana era bagnata, sono scivolato e ho battuto la testa sul lavandino. Quando ho ripreso i sensi, ho avuto una rivelazione… una visione… un’immagine scolpita nella mente… un’immagine di questo. Questo rende possibile viaggiare nel tempo: il flusso canalizzatore!

Il flusso canalizzatore è pronto, il plutonio non manca e la DeLorean è pronta a partire, stiamo per toccare le 88 miglia orarie e la data è impostata su 17 aprile 2004.

Il 2004 è l’anno del trionfo ai botteghini ed agli oscar (ben 11) dell’ultimo capitolo della trilogia “Il signore degli anelli”, ma segna anche della nascita ufficiale di Facebook con un Mark Zuckerberg ancora ignaro di aver rivoluzionato per sempre la sua vita ed il mondo intero, mentre in sottofondo spopola la canzone “Hey Ya” degli Outkast.

E’ inoltre l’anno in cui si spezza ufficialmente la cosiddetta “maledizione del bambino” con i Red Sox di Boston che tornano finalmente a vincere le World Series di Baseball dopo ben 86 anni di sfortune e delusioni.

Se in questo momento Marty McFly non avesse avuto il fido almanacco sportivo a portata di mano, avrebbe faticato a predire la vittoria dei Red Sox, ma molto più difficilmente avrebbe potuto pronosticare che una squadra di basket, in quel momento all’apice della propria storia sportiva, non si sarebbe qualificata nemmeno ai Playoff per i successivi 14 anni.

Ci troviamo a Minneapolis, a poche ore dall’inizio dei Playoff NBA 2004 che vede per la prima volta la franchigia locale, i Minnesota Timberwolves favoriti in quanto vincitori della regular season e seri candidati per il Larry O’Brien Trophy. I T’Wolves arrivano a questa sfida forti del miglior record della Western Conference (58-24) e sul loro cammino trovano ad affrontarli i Denver Nuggets del Rookie Carmelo Anthony reduce da una stagione incredibile; le sue cifre (21 punti, 6,1 rimbalzi e 2,8 assist a partita) però non gli valgono il premio ROY che andrà (neanche a dirlo) a Sua Maestà LeBron James.

La serie è segnata sin dal principio ed arriva un facile 4-1 dei lupi che sulla carta vantano un roster di assoluta rilevanza composto da campioni come Sam Cassel (19,8 punti, 7,3 assist e 3,3 rimbalzi a partita), Kevin Garnett (24,2 punti 13,9 rimbalzi e 5 assist a partita) e Latrell Sprewell (16,8 punti, 3,8 rimbalzi e 3,5 assist a partita) ed affiancati da giocatori di spessore come Wally Szczerbiak, Michael Olowokandi e Fred Hoiberg (oggi Head Coach a Chicago).

Garnett e Cassell dopo il trionfo nel primo turno contro Denver

 

Nella semifinale, la prima mai conquistata dalla franchigia di Minneapolis, gli avversari sono i Sacramento Kings di Stojakovic, Webber, Bibby e Divac. Gli avversari si rivelano particolarmente ostici per la compagine di Garnett&Co che riescono ad avere la meglio solo a gara 7, approdando così alla finale di conference dove ad attendere ci sono i Lakers capitanati da Kobe e Shaq.

I Giallo-Viola impongono un pesante 4-2 nella serie e per  i T’Wolves cala il sipario alla sesta partita mandando i titoli di coda sulla stagione 2003/2004. In questo momento qualcosa si rompe negli ingranaggi e negli equilibri dei Lupi, la stagione 2004/2005 infatti non parte bene complice il rifiuto di Latrell Sprewell per quanto riguarda il rinnovo contrattuale offertogli (21mln per 3 anni)

I have a family to feed … If Glen Taylor wants to see my family fed, he better cough up some money.” (se 7 milioni all’anno non bastano a sfamare una famiglia…)

Le ripercussioni di queste dichiarazioni oltre alla volontà di lasciare la franchigia si fanno sentire sull’intera squadra. A metà stagione Flip Saunders viene esonerato e, nonostante l’ossatura sia rimasta pressochè invariata rispetto alla stagione precedente, il record a fine anno recita 44-38 che si traduce in un mancato approdo ai playoff. Il resto è storia, Sprewell lascia la squadra come free agent e con lui parte pure Cassell scambiato destinazione Clippers. Nel 2006/2007 invece toccherà a Garnett cercare (e trovare) fortuna alla corte dei Celtics.

Seguono anni di vuoto assoluto, riempiti seppur brevemente dalla fioca luce di Kevin Love che darà ai tifosi quella sensazione, mai soddisfatta, di aver trovato un nuovo condottiero per tornare nell’elite del basket a stelle e strisce.

Le pessime scelte al Draft hanno da sempre condizionato il cammino di Minnesota; memorabile soprattutto quello del 2009 dove, in possesso della 5° e 6° chiamata puntarono tutto su Ricky Rubio e Johnny Flynn (il secondo autentica meteora) con Steph Curry e DeMar DeRozan ancora disponibili. Nel 2015 però arriva l’occasione della svolta: vittoria nella lottery e prima scelta assoluta che ricade su un ragazzone di padre statunitense e madre dominicana che da subito impressiona gli addetti ai lavori.

 

With the 1st pick in the 2015 NBA Draft the Minnesota Timberwolves select…Karl-Anthony Towns from the University of Kentucky

Karl-Anthony Towns sbaraglia la concorrenza per il premio Rookie Of the Year mettendo insieme 18,3 punti, 10,4 rimbalzi, 2 assist e 1,7 stoppate a partita. Stagione da incorniciare a suon di record sbriciolati e gli occhi di tutti i GM NBA su di lui. Qualcosa scatta pure a livello dirigenziale, dove il proprietario Glen Taylor decide di dare una svolta alla gestione deludente che aveva caratterizzato gli ultimi anni e va all-in su Tom Thibodeau (nel ruolo oltre che di Head Coach, anche President of Basketball Operations ndr.).

La superstar c’è, l’allenatore carismatico pure e la voglia di vincere proprio non manca…quello che manca però è ancora qualche tassello per completare una squadra che sulla carta dovrebbe travolgere tutti ma che paga giovane età, cali di concentrazione impressionanti oltre ad una difesa inesistente. La stagione 2016/2017 va così in archivio con un impietoso record di 31-51.

Il vero colpo di scena stagionale si concretizza però ad un paio di mesi dal termine della regular season: Chicago ha finito le cartucce e decide di ricostruire la squadra da zero, Minnesota possiede degli asset interessanti per imbastire una trade che soddisfi entrambe le parti. Se a tutto questo aggiungete il rapporto che lega Thibodeau a Butler, tutto diventa un po’ meno fantabasket ed un po’ più realtà.

E ritorniamo così con la nostra DeLorean ai giorni nostri, 17 aprile 2018.

Quella del 2017/2018 rappresentava la stagione della verità; dopo aver salutato Rubio destinazione Utah, ed aver completato il roster con Jeff Teague e Taj Gibson (altra vecchia conoscenza di Thibodeau e Butler dopo gli anni trascorsi insieme a Chicago) i T’Wolves hanno chiuso la regular season raggiungendo i playoff al foto-finish dopo un finale di stagione combattutissimo. Il bilancio globale non è dei più brillanti (ma in linea con le previsioni di inizio campionato: circa 50 W) anche se a far discutere rimangono una fase difensiva sulla quale bisogna ancora lavorare molto e un Andrew Wiggins mai veramente sbocciato dopo 4 anni.

Il confronto con i Rockets al primo turno sembra già deciso, ciò che invece rimane da scrivere sono le pagine di un futuro che con le giuste decisioni ed una corretta gestione della squadra può trasformarsi finalmente nel trionfo da sempre agognato e mai raggiunto prima.

Datemi pure del sognatore, ma mi piace immaginare tra qualche anno KAT che alza il Larry O’Brien al cielo, i coriandoli che cadono sul parquet, la folla che impazzisce di gioia dentro e fuori il Target Center mentre suona a tutto volume “Johnny Be Good” (e perché no, anche un JR Smith ubriaco a petto nudo che sciabola bottiglie di champagne come non ci fosse un domani).

 

 

Francesco Mantovani