In quella che si preannuncia un’estate torrida per quanto riguarderà la free-agency, il mondo NBA ha voltato pagina nuovamente. Il cambio generazionale ha donato linfa nuova all’Association, aprendo porte a squadre incapaci di prendere posizione nella Lega sino a qualche anno fa, che però lavorando sotto banco, con tanta dedizione ed uno sguardo al futuro, hanno raggiunto la svolta soprattutto grazie ad i loro enfants prodige.

Chiaramente la franchigia in questione è Philadelphia, che più di tutte ha rivoluzionato la sua classifica e la sua mentalità, passando da ultimi solitari nel Power Ranking NBA a contender di assoluto livello nella Eastern Conference. I loro playoffs sono stati comunque un gran successo, superando Miami senza troppe difficoltà (e senza Whiteside, altro tema caldo in chiave scambi), ed uscendo con il risultato di 4-1 per mano dei Boston Celtics, che nella loro conference stanno chiaramente dimostrando di giocare il miglior basket.

Stagione assolutamente positiva dunque per i ragazzi di coach Brett Brown, che ha saputo amministrare al meglio un gruppo giovane e talentuoso, capace di offrire un buon ritmo per tutta la gara e di garantire spettacolo e risultati ai tifosi, che tanto hanno aspettato prima di rivedere nuovamente una versione competitiva dei Sixers ai playoffs. La mano che dentro al campo ha dato una marcia in più alla franchigia è soprattutto quella di Ben Simmons, il rookie-non-rookie che incanta Philadelphia con giocate di talento sopraffino, leadership incondizionata e intelligenza di gioco fuori dal comune. La sua prima stagione in NBA, chiusa con 15.8 punti, 8.1 rimbalzi e 8.2 assist di media, è frutto di un talento sprigionato ai suoi massimi termini, saggiamente capito da Brett Brown a cui va il merito di avergli affidato la palla in mano per la maggior parte dei casi, trasformandolo da una semplice ala grande ad un all-around player degno dei paragoni con LeBron James.

Il merito del suo gioco, oltre che dal suo talento, è dato anche dalla sua convivenza con Joel Embiid, assoluto protagonista delle avventure Sixers. Anche il suo gioco è migliorato con l’australiano in campo, portandolo a registrare medie ottime, come 23 punti ed 11 rimbalzi in questa Regular Season. The Process sa attirare benissimo l’attenzione del pubblico sia dentro che fuori dal parquet, ma si è dimostrato ampiamente capace di poter giocare al fianco di Simmons, sintomo di una mentalità aperta e disposta al collettivo, più che all’individuo. Ha inoltre visto, nelle mani dell’australiano, “tanti anelli” e di voler costruire una dinastia che resti negli annali del Gioco, anche con aggiunte di giocatori al roster che potrebbero far schizzare alle stelle una squadra già di suo competitiva, che però pecca ovviamente di inesperienza a livello playoff. Si parla ovviamente di Lebron James e Paul George, possibili colpi di mercato che Jerry Colangelo, GM dei Sixers, potrebbe regalare alla Città dell’Amore Fraterno, anche in attesa dell’esplosione di Fultz che più di tutti sta patendo la “maledizione dei rookie Sixers”: al ragazzo il talento non manca, come la fiducia all’interno dell’ambiente che punterà a farlo crescere, fino a formare una Big Three di assoluto rispetto .

Le basi ci sono ed il sogno NBA non è più un’impresa campata per aria. Il Processo è solo all’inizio.