Certi amori non finiscono… o forse non iniziano proprio? Queste e molte altre domande ricorrono continuamente nella premiata ditta Los Angeles Lakers, cantiere a cielo aperto con serie ambizioni PlayOff: l’arrivo di LeBron James ha portato una ventata d’aria freschissima e tante speranze sia per il front-office che per i tifosi gialloviola su più fronti. Merchandise alle stelle da una parte e capacità di leadership e abilità più che accertate di King James dall’altra compongono quello che sarà, per la franchigia, un percorso molto importante sia dentro che fuori dal campo.

E per ricalibrare l’immagine della squadra anche in ambito cestistico Rob Pelinka e Magic Johnson si sono mossi su una linea ragionata, senza spremere tutte le proprie risorse per questa stagione e decidendo di pari accordo con LeBron e coach Luke Walton di non affiancare nessuna superstar al n.23 e di aspettare, dunque, la prossima Free-Agency. Esperimento fatto anche in chiave futura, per far crescere Ingram, Ball e Kuzma, a cui verrà affidato il futuro della squadra una volta che James non riuscirà a sostenere certi ritmi. Per questo il mercato ha portato nomi molto conosciuti al pubblico: Rajon Rondo, Javale McGee e Lance Stephenson.

Su quest’ultimo la scelta è stata piuttosto curiosa. Personaggio autentico e unico nel suo genere nell’intero panorama NBA (se non cestistico) più controverso e chiacchierato degli ultimi anni. Qualità sopraffina e giocate di altissimo livello compongono parte del suo bagaglio di abilità che, come un mago, tira fuori dal cilindro costantemente: ma la testa, classica americana, non lo abbandona e ne condiziona fama e reputazione nel circus dell’Association. E come se non bastasse, nel corso degli anni i suoi siparietti con diversi personaggi della Lega lo hanno reso celebre, piuttosto che per le sue giocate. Volete chiedere a LeBron James?

Dal soffio nell’orecchio nella stagione 2013-14 durante i tiri liberi di un Miami Heat-Indiana Pacers fino al più recente pugno sui “gioielli di famiglia” durante la stagione passata, Lance e LeBron non hanno stretto un rapporto di amicizia che, comunque, non ha mai portato a scontri violenti. La capacità di innervosire l’avversario di Stephenson, indifferentemente da avversario che ha di fronte, è stata l’arma principale di un giocatore che per le abilità dimostrate nel corso della sua carriera molto probabilmente potrebbe anche fare a meno. Il commento dopo l’arrivo ai Lakers:

“E’ abbastanza divertente pensare che ora saremo compagni di squadra – commenta il 27enne Stephenson – sono davvero contento di come sono andate le cose. Giocare al fianco di uno dei migliori di sempre è qualcosa di fantastico, non vedo l’ora di iniziare”.

A favore della tesi sulle sue abilità in campo si schiera proprio James, che ha affermato come fra i due non ci sia più quella rivalità che li ha contraddistinti nel corso degli anni. L’obiettivo comune, ora, è quello di collaborare per arrivare al sogno comune, che a 33 anni suonati uno e a 27 l’altro diventa più importante di ogni altra cosa. E alla fine lo sanno tutti, compreso LeBron James, questo è Lance Stephenson: prendere o lasciare.