Giorni, mesi ed anni passano per tutti. Il cammino che ci porta verso la vecchiaia può essere duro ed accettare il cambiamento fisico e mentale è cruciale per le sorti del tuo fato. La forza dell’essere avanti con gli anni però si traduce con l’esperienza, la saggezza e la conoscenza di se stessi, le quali permettono di poter raggiungere luoghi della mente e dello spirito difficilmente disponibili ai più giovani.

Le storie di Doc Rivers e di Gregg Popovich parlano proprio di cambiamento, di saggezza e di esperienza.

Entrambi hanno lottato con la prima delle tre caratteristiche chiavi di questa storia: Doc proviene da un decennio vissuto all’insegna di atletismo, bravura tecnica e spettacolo puro mentre Pop beh, continua ad essere Pop.

Ciò che Lob City ha rappresentato per i Clippers è il periodo più bello e solare della franchigia, che però risulta povero di vittorie e di soddisfazioni sin dalla nascita. Il volto pulito e scintillante della pallacanestro di Blake Griffin, Chris Paul e DeAndre Jordan ha caratterizzato una decade di sogni e di progetti, seppur irrealizzati, che ci han regalato un motivo in più per amare la pallacanestro.

“Paul to Griffin” e “Paul to Jordan” sono state le chiavi di volta di un sistema costruito per vincere, ma mai in grado di superare certe barriere, come le finali di Conference ad Ovest.

In Texas invece le situazioni sembrano essersi capovolte tutte d’un tratto. Duncan e Ginobili hanno lasciato il parquet da qualche anno, segnando un confine temporale durissimo da accettare per i più legati alla banda Spurs. 

5 titoli in vent’anni di Pop sono parte di una storia che ha sempre messo il collettivo davanti, piuttosto che l’individuo. Tony Parker è stato ceduto in estate, mentre Kawhi Leonard ha dato il via ad una rivoluzione più che dovuta da parte della franchigia. I comportamenti reietti del ragazzo sono costati caro alla volontà di costruire il futuro su di lui, Popovich lo sa e lo sanno tutti gli addetti ai lavori, che come noi amanti della palla a spicchi  faticano a vederlo in un’altra casacca.

I Clippers sono l’opposto di quello che hanno rappresentato sinora sotto Doc: più cattivi agonisticamente, più cinici e più squadra che mai. Uno young core di livello misto alla giusta esperienza hanno riportato la franchigia ai playoffs, garantendogli un ruolo importante nella giungla dell’Ovest. Lou Williams dalla panchina è superlativo, Gallinari è nella sua miglior stagione NBA, Zubac in continua crescita dopo esser stato scaricato dai cugini Lakers e Shai Gilgeous-Alexander alle spalle di Pat Beverley per assicurare il futuro della franchigia nel backcourt. Queste sono le chiavi di una rinascita meritata, ottenuta al di fuori dei riflettori dei cugini che hanno monopolizzato l’estate con LeBron James, ed il vederli nella off-season a discapito dei gialloviola rappresentano un elemento sorpresa per quest’estate.

Ma al cambiamento si aggiunge l’esperienza e la saggezza.

Popovich invece perde il pelo ma non il vizio. Spurs che c’entrano la 22esima estate consecutiva ai playoffs con una squadra rifondata dalle fondamenta: Demar DeRozan ha sostituito Leonard guidando l’attacco di San Antonio divinamente, Aldridge che non soffre più la presenza ingombrante dell’ex n. 2 e lo sta dimostrando al meglio insieme ad un Rudy Gay rinato dalle ceneri. E poi ci sono i giovani come Dejounte Murray in via di recupero e Derrick White in continua crescita, che promettono di formare un backcourt difensivi più talentuosi della Lega, mentre Davis Bertans e Jakob Poetl danno la netta impressione di avere margini di miglioramento esponenziali nel sistema Spurs.

E vogliamo dimenticare Marco Belinelli? Tornato e voluto da Pop, che come suo solito da una mano fondamentale dalla panchina, garantendo esperienza e capacità nel ruolo che l’ha portato al Titolo NBA.

Ma sarà un caso che, nei nuovi sistemi di queste due franchigie, ci siamo due italiani? Forse no, ma il merito di queste rapide rinascite – sia delle franchigie che sei nostri connazionali – di sicuro va a Doc Rivers ed a Gregg Popovich.

Coloro che al tempo che passa rispondono con le tre caratteristiche fondamentali:

Cambiamento, saggezza ed esperienza.