Il mese di luglio volge ormai al termine, ma verrà ricordato a lungo dagli appassionati NBA, soprattutto per le prime due settimane di fuoco che hanno contribuito a cambiare drasticamente gli equilibri della lega: nella free agency 2019, infatti, tanti colpi di scena hanno scosso la lega, tra cui spicca la formazione dei nuovi Big 2 LeBron-Davis (Lakers), Harden-Westbrook (Rockets), Durant-Irving (Nets), George-Leonard (Clippers), Conley-Mitchell (Jazz) e tanti altri.

La gran parte dei giocatori rimasti senza contratto al termine della passata stagione (circa il 40% dei giocatori della lega) ha già trovato una sistemazione per la prossima stagione. I nomi che potrebbero fare comodo a tante squadre (anche contender), però, non sono ancora finiti.

Con le firme di Trey Burke coi Philadelphia Sixers, di Greg Monroe col Bayern Monaco e di Pau Gasol coi Portland Trail Blazers, la lista si riduce sempre di più, ma le occasioni non mancano, soprattutto per chi cerca un veterano affidabile in uscita dalla panchina. Tra i tanti, spiccano i “veteranissimi” Vince Carter e Jamal Crawford, a caccia rispettivamente della stagione numero 22 e 20 nella lega più famosa e competitiva al mondo.

Il primo, a 42 anni, ha saputo ritagliarsi il suo spazio in uscita dalla panchina tra le file dei giovani Atlanta Hawks, facendo registrare medie di 7.4 punti, 2.6 rimbalzi e 1.1 assist col 42% al tiro e il 39% da tre in 17.5′ a gara in 76 presenze in uscita dalla panchina. Il 39enne, vincitore del premio di Sesto uomo dell’anno per tre volte in carriera, dal canto suo, ha messo a referto 7.9 punti, 1.3 rimbalzi e 3.6 assist in 18.9′ a partita in 64 gare disputate coi Phoenix Suns.

Non sono da meno Carmelo Anthony e J.R. Smith, sebbene non abbiano vissuto una stagione particolarmente memorabile: appena 13.4 punti col 40.5% al tiro e il 33% da dietro l’arco in sole 10 partite con gli Houston Rockets (che l’hanno tagliato dal roster a inizio novembre) per il primo, mentre il secondo è sceso in campo in appena una gara in più coi Cleveland Cavaliers, chiudendo la stagione con medie di 6.7 punti, 1.6 rimbalzi e 1.9 assist col 34% dal campo e il 31% dalla lunga distanza.

Entrambi, dunque, vanno a caccia del riscatto. Riscatto che pare aver trovato a Memphis Joakim Noah: con la maglia dei Grizzlies, infatti, l’ex Chicago Bulls si è reso molto utile in uscita dalla panchina (7.1 punti, 5.7 rimbalzi, 2.1 assist e 0.7 stoppate col 52% al tiro in appena 16.5′ a partita in 42 presenze). Jeremy Lin, invece, è reduce dallo storico titolo vinto coi Toronto Raptors, sebbene il suo contributo ai playoff si limiti a poco più di tre minuti a partita in 8 apparizioni totali sulle 24 partite disputate dai canadesi. Linsanity potrebbe lasciare gli Stati Uniti: ci sarebbe infatti il CSKA Mosca sulle sue tracce.

Potrebbe dire la sua tra le file di una contender anche Iman Shumpert, che ha chiuso la scorsa stagione a Houston dopo un ottimo avvio coi Sacramento Kings. Ai Rockets, l’ex Knicks e Cavaliers, pur senza brillare, ha dato un apporto tutto sommato positivo partendo in second unit, tirando con poco più del 36% da oltre l’arco ai playoff.

Sempre in Texas, Kenneth Faried ha ritrovato sé stesso dopo una parentesi buia ai Brooklyn Nets: The Manimal, infatti, ha messo a referto 12.9 punti, 8.2 rimbalzi e 0.8 stoppate in 25 partite in regular season, tirando col 59% dal campo e un più che positivo 35% dalla lunga distanza. Ottiene un posto nella lista dei free agents più appetibili anche Dwight Howard: pur avendo giocato appena 9 partite a causa di un infortunio, peraltro con medie di tutto rispetto (12.8 punti e 9.2 rimbalzi con poco più del 62% al tiro), Superman resta un giocatore che può rappresentare un lusso in uscita dalla panchina.

Tra i tanti nomi rimasti figurano anche quelli del brasiliano Nenê, che a 36 anni ha dimostrato di poter ancora dire la sua e lo ha dimostrato ai playoff nella serie tra i suoi Houston Rockets e i Golden State Warriors, dando un buon contributo dalla panca, e Lance Stephenson, che oltre a balletti e gag esilaranti ai Lakers ha tirato col 37% da tre in uscita dalla panchina.