Dopo aver perso Kevin Durant, Andre Iguodala, DeMarcus Cousins e Shaun Livingston in avvio di free agency, i Golden State Warriors hanno risposto con l’arrivo di D’Angelo Russell e, soprattutto, col faraonico rinnovo contrattuale di Klay Thompson (quinquennale da 190 milioni di dollari). Oltre a ciò, i Dubs hanno anche rinnovato Kevon Looney con un triennale da 15 milioni complessivi e hanno aggiunto al roster Alec Burks, Willie Cauley-Stein, Glenn Robinson, Omari Spellman e il rookie Alen Smailagic.

In molti ritengono che il ciclo dei Warriors sia giunto al termine con il ko per 4-2 nelle scorse Finals coi Toronto Raptors e che i sopracitati addii di Durant, Iguodala, Cousins e Livingston siano un chiaro segnale della fine dell’era di Golden State. La franchigia californiana, che dalla prossima stagione giocherà al Chase Center di San Francisco, non è dello stesso avviso e ha intenzione di restare competitiva ancora a lungo e di proseguire la dinastia vincente.

Nonostante le perdite di tanti tasselli fondamentali del proprio mosaico, infatti, i Warriors hanno accolto un altro All-Star, D’Angelo Russell, e trattenuto il loro Big Three formato da Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green. Quest’ultimo – che sarebbe divenuto unrestricted free agent al termine dell’ormai imminente stagione 2019-2020 – ha rinnovato il proprio contratto coi Dubs, firmando un quadriennale da 100 milioni di dollari. L’orso ballerino, che l’anno prossimo guadagnerà 18.5 milioni, ne percepirà 27.6 al suo ultimo anno in quel di San Francisco (2023-2024).

Una conferma importantissima per la squadra guidata da coach Steve Kerr, che ha voluto evitare il rischio di perdere a zero il Defensive Player of the Year e miglior recuperatore di palloni della stagione 2016-2017, cuore e anima di Golden State. Col rinnovo di Green, dunque, i Warriors avranno a roster Curry, Thompson e il loro numero 23 almeno fino all’estate 2022.

Classe ’90, Draymond Green venne selezionato con la trentacinquesima scelta assoluta (quinta del secondo giro) al Draft 2012 dai Golden State Warriors, riuscendo a smentire chi riteneva che fosse un giocatore inadatto al palcoscenico della NBA e recitando un ruolo di primo piano in una squadra capace di far registrare il miglior record della storia in regular season (73-9 nel 2015-2016) e di vincere tre anelli in cinque anni, tra il 2015 e il 2019, partecipando per cinque volte di fila alle Finals.

Nel curriculum del 29enne prodotto dei Michigan State Spartans figurano anche 3 apparizioni all’All-Star Game (2016, 2017 e 2018), cinque inserimenti nell’All-Defensive Team (tre volte nel First Team e in due occasioni nel Second Team) e una presenza nel secondo e nel terzo quintetto All-NBA.