Los Angeles Lakers vs Miami Heat sarà la serie che assegnerà il titolo di campioni NBA 2020. I primi sono i favoriti, ma la squadra della Florida ha stupito tutti quest’anno e vuole continuare a farlo.

La squadra losangelina è la favorita perché, oltre ad avere una rosa più forte, ha dalla sua parte anche la storia e la tradizione, avendo giocato e vinto molte più finali rispetto agli avversari.

Infatti, hanno giocato 32 NBA finals – di cui sette quando la franchigia era a Minneapolis – e ne hanno vinte la metà, di cui l’ultima nel 2010 contro i Boston Celtics.

Dopo di allora la franchigia ha vissuto il momento più brutto della sua storia: il mancato arrivo di Chris Paul, prima l’infortunio e poi l’addio di Kobe, il contratto di Luol Deng e infine il fallimento del progetto giovani.

Ora, però, la musica è cambiata grazie all’arrivo di Anthony Davis, fortemente voluto da Lebron che lo ha indicato come suo partner d’attacco ideale.

I due hanno sempre avuto un grandissimo rapporto dentro e fuori dal campo, cosa che ha permesso a entrambi di migliorarsi, l’ex Cavs come passatore e Davis come realizzatore.

Ora, entrambi vogliono riscrivere la storia e riportare il titolo a Los Angeles dieci dopo l’ultima volta, così da rendere ancor più onore alla stella che li guida dal cielo, Kobe Bryant.

Per entrambi, poi, si tratterebbe di una rivincita dopo le delusioni dello scorso anno, visto che nessuno dei due ha giocato là post season.

Dopo aver mancato l’accesso i playoff per la prima volta dal 2006, per James sembrava l’inizio della fine. Tutti lo davano ormai per finito e non più in grado di raggiungere traguardi importanti.

L’ex Cavs, però, ha continuato a lavorare per dimostrare a tutti che è ancora lui il più forte, perché è così che fanno i grandi campioni, e alla fine ha fatto ricredere tutti.

Grazie all’arrivo di AD e a un roster costruito su misura per lui, il Re ha disputato una stagione straordinaria, portando i Lakers ai playoff dopo sei anni di assenza.

Anche in questi playoff LBJ sta facendo la differenza, visto che viaggia quasi in tripla doppia di media, 26.7 punti, 10.3 rimbalzi e 8.9 assist. Numeri straordinari per un uomo che tra pochi mesi compirà 36 anni.

Ha concluso l’ultima partita con i Nuggets con una tripla doppia, 38-16-10, segno della grande voglia che ha di vincere il quarto titolo e raggiungere Shaq.

In caso di vittoria, poi, aggancerebbe Robert Horry a quota almeno un titolo con tre squadre diverse, Cleveland, Miami e ora Lakers.

Il duello con Jimmy Butler sarà molto appassionante oltre che determinante per le sorti delle due squadre.

Per Anthony Davis, in caso di vittoria, si tratterebbe del primo titolo della carriera, così come per Kuzma, Howard, Caldwell-Pope e tanti altri.

Anche l’ex Pelicans, così come Lebron, ha molta voglia di vincere il titolo, sia per onorare Kobe che per cominciare ad arricchire il suo palmares.

A testimonianza di quanti Davis ha voglia di questo anello ci sono le sue statistiche: 28.8 punti, 9.3 rimbalzi, percentuale dal campo vicina al 60% e un offensive rating di 117.7.

Il suo arrivo ha portato grande gioia in tutto il mondo gialloviola. Da quando c’è lui i Lakers giocano meglio, con più sicurezza e più tranquillità.

Ma anche due star come il Prescelto e AD hanno bisogno di un supporting cast di livello per poter arrivare fino in fondo.

Rondo, Kuzma, Caldwell-Pope, Green, Howard, Caruso e Morris sono tutti giocatori in grado di adattarsi bene al gioco della squadra.

L’ex Celtics si sta rivelando il terzo violino della squadra, un leader su cui potersi appoggiare nei momenti difficili. Questo perché ha esperienza da vendere.

In caso di vittoria, diventerebbe i, primo della storia a vincere il titolo sia con Boston che con i Lakers da quando la franchigia si è spostata a Los Angeles.

Howard ha l’opportunità della carriera. Quando è stato richiamato un anno fa dai Lakers, si è rimesso a lavorare sodo perché sapeva bene che era l’ultima chance che aveva per riprendere in mano il suo destino.

Ha capito di non essere più Superman, il centro dominante di Orlando, ma sapeva di poter ancora dare qualcosa.

Lo scontro sotto canestro tra lui e Adebayo sarà una delle chiavi di questa serie così come lo scontro tra i leader delle due squadre.

Per Danny Green, invece, si tratta della quarta finale della sua carriera con tre franchigie diverse. Anche lui, come il Re, in caso di vittoria aggancerebbe Horry a un titolo con tre franchigie diverse (Spurs, Toronto e LA).

Kuzma, Caruso, Caldwell-Pope e Morris avranno tutti un ruolo importante in questa serie. Se loro girano, allora la squadra avrà più possibilità di vincere, in caso contrario no.

Per L.A. la stagione finora è buona, ma come hanno detto gli stessi giocatori, “il cammino non è ancora completato”.

I Miami Heat partono sfavoriti, ma lo partivano già nelle due serie precedenti contro Boston e Milwaukee, e poi sappiamo com’è andata.

I Lakers hanno quasi l’obbligo di vincere, loro no. Questo perché i primi sono stati costruiti per vincere subito, gli Heat invece sono giovani e avranno tante possibilità di vincere anche in futuro

A differenza dei Lakers, la cui forza principale sono i due leader, in casa Heat è il gruppo che fa la differenza.

La dimostrazione ce l’abbiamo avuta nella serie contro i Bucks. In quel caso, fu la maggior profondità del roster a disposizione di coach Spoelstra a giocare un ruolo decisivo.

Butler è il leader riconosciuto da tutti, ma i suoi compagni, uno a turno, hanno saputo trascinare la franchigia alla sesta finale della loro storia.

L’ex Minnesota è il leader perché ha un grande cultura del lavoro, una cosa che si è rivelata molto utile per poter “istruire” un roster molto giovane.

Queste finali saranno un banco di prova importantissimo per la carriera dell’ex Bulls, che dovrà far vedere a tutti di poter stare a quei livelli.

A dargli man forte ci saranno i ragazzi del roster come Adebayo, Herro, Robinson, giovani che hanno davanti a loro una carriera luminosa e che sono disposti a spaccare il mondo.

La vena realizzativa di Goran Dragic può sicuramente essere un fattore anche in questa serie. Coach Vogel deve assolutamente trovare un modo per non fargli prendere ritmo.

Iguodala, zitto zitto, è arrivato a giocare la sua sesta finale consecutiva. In casa Heat è l’unico che ha esperienza a quei livelli tra i giocatori, ed è uno dei pochi che sa scegliere il momento esatto in cui fare la giocata.

In panchina, invece, ci sono Leonard e Haslem a guidare la squadra con la voce, e Spoelstra con le idee e il gioco. Già, perché queste sono le “sue” finals.

Dopo quelle conquistate con i big three in rosa, queste finals se le è conquistate lui. Questa rosa, infatti, non era come quella di quando c’era Lebron, però è una rosa di talenti che insieme formano un gruppo, un grande gruppo.

Per Miami, comunque vada questa serie, la stagione sarà positiva. In pochi a inizio anno avrebbero scommesso su Butler e compagni, specialmente dopo l’addio di Wade.

Una curiosità legata a queste NBA finals sarà per chi tiferà l’ex campione, se sosterrà la sua ex squadra oppure il grande amico LBJ. Comunque vada, avrà un motivo per festeggiare.

Spoelstra e soci si sono meritati questo risultato per il grande lavoro svolto in palestra. Erano anni, poi, che non si vedeva in finale una squadra che aveva la testa di serie numero 5.

Per Frank Vogel, invece, si tratta della prima corsa a due per l’anello della sua carriera. Chiamato lo scorso luglio a sostituire Walton, l’ex coach dei Magic ha svolto un grande lavoro.

Ha raccolto i cocci della scorsa stagione e li ha uniti. Avere in squadra due star come James e Davis aiuta, ma la mano di un allenatore conta sempre e la sua si è vista specialmente nella gestione delle rotazioni in questi playoff.

Ora ha la possibilità di vincere il suo primo titolo da allenatore e anche di ottenere una sua personale rivincita nei confronti di Spoelstra.

Già, perché da allenatore degli Indiana Pacers, Vogel è arrivato due volte a un passo dal giocare le finals NBA, nel 2013 e 2014, ma entrambe le volte è stato sconfitto dagli Heat dei big three.

Queste finali sono già nella storia per due motivi: sono le prime che si giocano tra due squadre che l’anno prima non ha centrato la postseason e perché sono le prime a porte chiuse.

Ma anche se il pubblico è solo virtuale, lo spettacolo non mancherà di certo, e tutti noi non vediamo l’ora di goderci tutto il meglio che questo sport ha da offrire.

Si comincia mercoledì notte alle 3, l’eventuale gara-7 ci sarà il 13 ottobre sempre alle 3.

Riuscirà Lebron a vincere il suo quarto titolo? Oppure saranno i ragazzini di Spoelstra a portare a casa l’anello?