Fin da piccoli ci viene insegnato che i mostri non esistono; che se qualcosa non si vede allora non è reale, ma non è così, questa è solo una nostra convinzione. L’infanzia è considerata un periodo spensierato, e per molti bambini lo è, ma per altrettanti è un inferno, un vero incubo pieno di mostri, che spesso restano nascosti, si ingigantiscono e li logorano da dentro, senza che se ne accorgano.

L’altra cosa che ci insegnano da piccoli, è il valore dei soldi, quanto una somma di denaro possa definire la tua vita e la tua situazione sociale, in positivo o in negativo. Inconsciamente ci insegnano ad idolatrare un qualcosa che per molti di noi è irraggiungibile, ed ovviamente ad invidiare coloro che l’hanno raggiunto. Piloti, imprenditori, giocatori di Basket, tutte figure che raggiunto un buon livello, guadagnano milioni e milioni di dollari, ma se i soldi fossero uno dei mostri di cui parlavamo poco fa?

Quante volte, sbagliando, ho pensato a quanto perfetta possa essere la vita di un campione NBA, a cosa farei con quei soldi e a come farne di più; non ho mai pensato, però, che percorso possa aver attraversato quella persona, quali problemi la affliggano o quali scheletri nasconda nel buio dell’armadio. Mi resi conto del mio errore vedendo un video, con protagonista un uomo, magrissimo e ridotto in pessime condizioni, che veniva prima picchiato e poi arrestato; la ripresa era di bassa qualità e non lo vidi in faccia, perciò pensai ad un uomo qualsiasi ritrovatosi in una situazione simile in seguito alla perdita del lavoro, poi però, lessi il nome dell’uomo: Delonte West.

Proprio quel Delonte West, quello che guadagnò ben 15 milioni di dollari in contratti NBA, ora ridotto uno straccio a chiedere l’elemosina. Delonte fu uno di quei bambini che ha creduto nella mancata esistenza dei mostri, ma che durante l’infanzia ha subito esperienze terribili, esperienze che hanno presentato il conto proprio durante la sua carriera, quando gli fu diagnosticato un bipolarismo molto pronunciato. Delonte smise di giocare, perse la moglie e la casa, finì per strada e si persero le tracce della sua esistenza, perché a quei tempi parlare di salute mentale dei giocatori era impossibile, “non si possono avere problemi guadagnando quelle cifre”, eppure non è il primo e non sarà l’ultimo.

Tutt’ora, purtroppo, è così, ho perso il conto delle critiche che ho sentito verso i giocatori NBA trovatosi in difficoltà nella bolla di Orlando, eppure qualcosa si muove, l’NBA, i giocatori e lo Sport in generale si stanno mobilitando per disintegrare questo muro di pregiudizi, ma non è ancora abbastanza. Kevin Love è uno di quei giocatori a battersi in prima linea proprio per questa causa, ma gli esempi ormai sono diffusi in tutti gli sport, basta guardare la terribile depressione che ha costretto all’isolamento Ilicic poco tempo fa.

È dunque giusto dire, che forse, questi mostri esistono davvero, piccoli ed insignificanti, ma che se trascurati possono esplodere e condurre a situazioni indicibili. Si ma, Delonte? Ora dov’è? Che fine ha fatto?

Mark Cuban, proprietario dei Dallas Mavericks.

Delonte ha trovato finalmente un quadrifoglio, lo ha fatto nella mano del suo ex dirigente, l’Owner dei Dallas Mavericks, Mark Cuban, che dopo averlo trovato pochi giorni fa, lo ha aiutato mettendolo in contatto con la famiglia e conducendolo in una clinica specializzata, incaricata della sua riabilitazione, perchè Delonte come Cuban, così come noi, è prima di tutto un uomo, con una mente tanto preziosa quanto fragile, che ogni individuo è tenuto a preservare ed utilizzare, per aiutare gli altri, a fare lo stesso.

Federico Buscarino