Mancano ormai solo poche ora all’avvio della regular season 2020/21, e ad est la situazione intriga molto più degli altri anni.

Tante squadre si sono rinforzate, altre hanno confermato il roster e sono pronte a dare battaglia, e in tutto questo c’è il play-in che mette ancor più sale a un’insalata già ben condita.

I favoriti sono i Brooklyn Nets, seguiti da Milwaukee, Boston, Philadelphia e Miami. Un gradino più in basso Indiana, Washington e Atlanta.

I Nets hanno vinto (bene) entrambe le partite giocate in preseason, in più non hanno effettuato operazioni di rilievo nel mercato.

Kevin Durant e Kyrie Irving hanno dimostrato di avere tanta voglia di tornare sul parquet dopo un’anno passato in infermeria.

L’ex GSW ha segnato 18 e 24 punti, muovendosi con scioltezza, e facendo notare a tutti che è ancora il giocatore dominante che era prima dell’infortunio,

L’ex Cavs che ha già giocato con un’altra superstar, saprà già quello che deve fare per poter coesistere con KD, e inoltre vorrà lasciarsi alle spalle gli ultimi anni un po’ complicati non solo per gli infortuni.

Intorno a loro c’è un roster che ben si addice alle loro caratteristiche. Per dire, se Irving penetra sa già che negli angoli ci sono pronti tanti giocatori.

Stiamo parlando di giocatori come Harris, Shamet, Green e lo stesso Durant. Sotto canestro ci sono due ottimi centri DeAndre Jordan e Jarrett Allen.

In uscita dalla panchina c’è Spencer Dinwiddie, sempre pericoloso. E poi c’è anche Caris LeVert, atteso al salto di qualità.

Ma soprattutto c’è molta curiosità attorno all’allenatore dei Nets, Steve Nash. Tutti si domandano se sarà in grado di maneggiare questo giocattolo, ma è un ragazzo intelligente che sa già cosa deve fare.

Il suo esordio sarà contro l’ex squadra di KD, quei Golden State Warriors in cerca di rilancio.

Le novità, comunque, in casa newyorkese potrebbero non essere finite, perché la pista che porta a Harden è ancora viva.

Milwaukee ha deciso, una volta per tutte, di fare all-in sulla sua superstar, sperando che li riporti lì dove solo Jabbar li ha portati, ormai mezzo secolo fa.

Rispetto all’anno scorso, la dirigenza si è mossa di più sul mercato. Sono arrivati in Wisconsin Torrey Craig, Bryn Forbes, DJ Augustin, Jrue Holiday e Bobby Portis, mentre hanno salutato la squadra Bledsoe, Matthews e R.Lopez.

Con Augustin e Holiday la dirigenza ha aggiunto più intelligenza e lettura dei movimenti al roster, Craig viene da una buona stagione in quel di Denver, mentre Forbes e Portis danno più freschezza e profondità.

Doveva arrivare anche Bogdan Bogdanovic, ma all’ultimo momento il serbo è andato ad Atlanta. Inoltre, dopo il danno, è arrivata anche la beffa: per aver cercato di trattare con lui prima della free agency, i wisconsiani hanno perso la seconda scelta al draft 2022.

Comunque, intorno alla squadra ci sono aspettative forse più alte dell’anno scorso. La sconfitta contro gli Heat deve essere una motivazione in più per far bene anche ai playoff, risparmiando magari qualcosa sulla benzina.

Budenholzer è stato confermato, ma ormai non può più fallire. Quest’anno ha a disposizione più scelte rispetto all’anno scorso. La preseason è andata come peggio non poteva, tre (brutte) sconfitte su tre, con una fase difensiva rivedibile.

Antetokounmpo e compagni esordiranno contro una diretta concorrente per un posto in finale, i Boston Celtics.

I Verdi hanno tutte le carte in regola per arrivare lì dove non arrivano da ormai un decennio. Ormai l’alibi della gioventù non c’è più, e ora di raccogliere i frutti del lavoro svolto dalla società in questi anni.

I big three sono sempre Walker, Brown e sopratutto Tatum, giocatore su cui la dirigenza ha puntato tutto.

Intorno a loro ci sono facce note come quella di Smart, che fa emozionare per quanto carattere ci mette. C’è Theis, c’è Ojeleye, c’è Edwards e c’è anche Grant Williams.

Non c’è Gordon Hayward, andato a Charlotte. Con il suo addio, si può ormai archiviare come un fallimento totale la doppia operazione fatta dalla dirigenza tre anni fa per prendere lui e Irving.

La vera novità, in entrata, è Jeff Teague, che non è più il giocatore che era a Indianapolis, ma che può tornare utile. L’allenatore è, per l’ottavo anno consecutivo, Brad Stevens.

La preseason, terminata con due sconfitte su due, ha messo in evidenza i limiti difensivi della squadra, ma in stagione regolare un allenatore esperto come Stevens sa cosa deve fare per poter terminare il più in alto possibile nella conference.

L’anno scorso, quando ormai tutti davano per fatta la finale contro i Lakers, sono stati sconfitti, anche loro, dai sorprendenti Miami Heat.

I floridiani sono stati la vera e propria rivelazione nella bolla. Jimmy Butler e Bam Adebayo sono ormai un duo più che assortito, accomunati entrambi dalla voglia di non lasciare niente al caso.

Gran parte del roster, finora, è stato confermato, e questa è una buona notizia per il mondo Heat, ma attenzione, anche qui, al fronte riguardante James Harden.

Per privarsi della loro stella Houston vuole scelte e giovani di prospettiva, e Miami le ha entrambe, specialmente i ragazzi di belle speranze.

Tyler Herro è il giovane più in voga, ma ci sono anche Nunn, Robinson, lo stesso Adebayo e altri che possono interessare ai texani.

Bisogna però dire un’altra cosa: per quanto è forte Harden, privarsi di Herro, Nunn e Robinson significherebbe ipotecare il futuro della franchigia.

La squadra, con l’aggiunta di Harden, sarebbe ovviamente da titolo, ma è già forte così, e la vittoria in preseason contro Toronto ne ha dato una conferma ulteriore.

Oltre ai giovani, infatti, ci sono anche Iguodala, Avery Bradley e Moe Harkless.

Iggy porta in dose non solo esperienza, non solo la difesa, ma anche la capacità di leggere le situazioni in anticipo e di farsi trovare sempre pronto.

Avery Bradley è un’incognita, in quanto non gioca da marzo, ma con le sue qualità nel palleggio può dare maggiori soluzioni a Spoelstra, così come Moe Harkless.

L’anno scorso avevano il vantaggio di giocare senza pressione, ora hanno davanti a loro la sfida più difficile:confermarsi, ma state tranquilli che Miami ci sorprenderà ancora una volta.

Hanno vinto una delle amichevoli disputate, contro i Raptors, mandando in campo praticamente la squadra B, con Okpala autore di 24 punti. Il bello, per coach Spo, è che non è stato l’unico a sfruttare l’occasione.

Certo, difficilmente giocheranno titolari (se non nella parte finale della stagione), ma comunque potranno tornare utile in corso d’opera per far rifiatare i migliori.

Philadelphia, invece, ha deciso di fare un bel restyling in vista di questa importante stagione, dopo il 4-0 subito dai Celtics ad agosto.

In panchina è arrivato Doc Rivers, coach navigato e adatto a far fare il salto di qualità a questa squadra. Dietro la scrivania c’è Daryl Morey, l’ex gm dei Rockets.

Le punte di diamante della squadra sono sempre Simmons e Embiid, che hanno dimostrato di essere un duo su cui puntare per arrivare al titolo.

Ben, poi, in questa preseason, è stato utilizzato anche da centro, ma i risultati non sono stati incoraggianti, ma ciò dimostra quanto sia coinvolto nel progetto Sixers.

Il terzo violino della squadra è ancora Tobias Harris, giocatore che sa fare la differenza in molti modi ma che deve ancora dimostrare di poter valere tutti i soldi che prende.

Non ci sono più Al Horford, andato a OKC, e Josh Richardson, andato ai Dallas Mavericks. Al loro posto sono arrivati Howard e Green dai Lakers, Seth Curry e Terrance Ferguson.

L’arrivo del fratellino di Steph e dell’ex Lakers e Toronto permette a Doc Rivers di ampliare il ventaglio delle soluzioni offensive della squadra.

Con l’ex Magic e l’ex OKC, l’ex coach dei Boston Celtics, a differenza del suo predecessore, ha a disposizione una panchina un po’ più profonda, dove può contare anche sul tiro di Korkmaz e la freschezza e la dinamicità di Thybulle.

Attenzione, però, anche qui alle notizie riguardanti Harden. In tal caso, Simmons sarebbe inserito nella trade.

Morey ha detto di voler puntare sulla giovane star australiana, ma le voci di un possibile scambio con il Barba per far arrivare quest’ultimo alla corte di Embiid sono sempre più frequenti.

Questo scambio, poi, converrebbe ad ambo le parti. I Sixers prenderebbero uno degli attaccanti più forti in circolazione, i Rockets avrebbero due giovani su cui poter ricostruire la squadra – Simmons e forse Ferguson – e anche le scelte al draft.

La squadra, però, in preseason ha fatto vedere cose interessanti, vincendo due partite su due, l’ultima contro gli Indiana Pacers.

La squadra è quella dello scorso anno, con “l’aggiunta” di Domantas Sabonis, assente ai playoff dello scorso anno. Il lituano, nelle due amichevoli giocate, ha segnato, rispettivamente, 18 e 26 punti, dimostrando di essersi lasciato alle spalle l’infortunio.

Gli altri due componenti dei big three di Indiana sono sempre Myles Turner e Victor Oladipo. A dar man forte ci sono sempre Malcom Brogdon, TJ McConnell, TJ Warren -uno dei migliori nella bolla – e i due Holiday, Aaron e Justin.

Turner ha giocato i playoff migliori della sua carriera, nonostante il secondo sweep consecutivo subito dal team, mentre Oladipo ha segnato 20 punti nell’amichevole persa contro Phila. Entrambi sono pronti a dar battaglia sin da subito.

Potranno contare su un team ben assortito, con i giocatori che ormai si conoscono bene. La vera novità è in panchina.

Dopo quattro stagioni, Nate McMillan, infatti, non è più l’allenatore della squadra, ed è stato rimpiazzato da Nate Bjorkgren, alla sua prima esperienza da head coach di una squadra NBA.

Con il nuovo allenatore, ovviamente, ci saranno nuove gerarchie. Gli unici sicuri del posto sono i tre violini, gli altri due possono andare a chiunque.

La squadra non supera il primo turno dei playoff dal 2013, quando venne sconfitta solo in finale di conference dai Miami Heat di Lebron. Da allora sono arrivate quasi solo delusioni.

Anche quest’anno il copione non si preannuncia molto diverso. Con questo roster oltre al primo turno sarà complicato, specie se consideriamo quanto si sono rafforzate le rivali.

A essere complicato, poi, è anche il calendario di queste prime partite. Brogdon e compagni, dopo l’inizio soft contro Knicks e Bulls, nelle successive dieci partite dovranno affrontare, tra le altre, Boston (due volte), Houston, Portland, Phoenix, Pelicans e Golden State.

Indiana è una squadra che può ambire al quinto-sesto posto della conference, al pari dei Raptors e Washington.

I campioni NBA 2019 hanno subito due importanti perdite, Ibaka e Marc Gasol, rimpiazzati da Aron Baynes. In più, Anunoby ha appena firmato un quadriennale da 72 milioni di dollari totali, rinnovo meritato.

Quest’ultimo e Chris Boucher sono i due giocatori da cui la dirigenza si aspetta di più, dopo le buone cose fatte intravedere l’anno scorso.

Anche Fred VanVleet ha firmato un rinnovo di quattro anni, e anche questo è un rinnovo meritato per uno degli artefici del titolo vinto un anno e mezzo fa.

I leader della squadra sono sempre Kyle Lowry, vera e propria bandiera della franchigia, e Pascal Siakam, giocatore che rappresenta il presente e il futuro della franchigia.

Pochi dubbi, quindi, su quali saranno i titolari. Powell rappresenta invece la vera arma in più in uscita dalla panchina, così come Len e McCaw. L’allenatore è sempre Nick Nurse.

L’addio di due giocatori importanti come Ibaka e Gasol toglie un po’ di potenzialità a questa squadra. Baynes garantisce presenza e fisicità sotto canestro, ma non ha la stessa stoffa dell’ex OKC e del fratello di Pau.

Però, è giusto ricordare che l’anno scorso in molti non si aspettavano granché da questa squadra, che invece alla fine è arrivata a un centimetro dalla seconda finale di conference consecutiva. Attenzione, quindi, a darli per spacciati.

Nel pre campionato hanno perso con Miami e vinto (due volte) con Charlotte. Il calendario di queste prime partite è già bello tosto, visto che esordiranno contro i Pelicans, per poi sfidare gli Spurs, Philadelphia, Boston e Phoenix.

La vera e propria bomba di questo mercato è stat la trade con il quale Wall ha salutato la capitale destinazione Houston, con Westbrook che ha preso la direzione opposta.

Con questo scambio, la dirigenza capitolina si è tenuta stretta anche Bradley Beal, che ora può tornare a condividere il parquet con un giocatore del suo livello.

Wall viene da un brutto infortunio e quindi ora è un’incognita, mentre Westbrook viene solo da una brutta stagione e ora porta tutta la sua carica nel distretto.

Con l’ex Thunder i Wizards rilanciano di brutto le loro ambizioni, e inoltre sui social le due star hanno già legato alla grande. BB, così come già detto per Irving, avendo già giocato con un giocatore simile a RW0, sa già come deve comportarsi.

Rui Hachimura è il terzo violino della squadra, che, avendo accanto due leader di questo calibro, può crescere e maturare con relativa tranquillità, così come Thomas Bryant, mentre l’ultimo posto nei titolari dovrebbe andare a Wagner.

Robin Lopez è utile perché può allungare la panchina anche nella postseason, così come Raul Neto, Ish Smith e il rookie israeliano Deni Avdija, uno dei migliori prospetti a livello mondiale.

Nelle tre amichevoli disputate, una vinta e due persa – in queste ultime senza Brodie -, i capitolini hanno fatto vedere una buona qualità di pallacanestro, con Westbrook che ha segnato 8 punti in 17 minuti.

I nuovi Wizards saranno tenuti a battesimo dai Sixers, in un match che può rappresentare un antipasto di quello che succederà a maggio.

Per quanto riguarda gli ultimi due posti buoni per i playoff, le squadre che, sulla carta, possono puntarci sono Chicago, Atlanta, Orlando, Charlotte, Detroit e Cavs.

Ricordiamo anche le squadre classificate dal settimo al decimo posto giocheranno un mini torneo per decidere quali saranno le ultime due squadre a continuare la loro stagione.

Gli Atlanta Hawks, tra queste squadre, sono i favoriti perché si sono rinforzati meglio, aggiungendo giocatori navigati ma comunque forti a una rosa forte ma che era un po’ troppo inesperta.

Il colpo grosso è stata la firma di Rondo, fresco campione con i Lakers, giocatori di un’intelligenza fuori dal comune, che potrà essere una sorta di padre cestistico per Trae Young, John Collins e Cameron Reddish.

Altre firme importanti sono state quelle di Capela, Bogdanovic, Solomon Hill e Gallinari, giocatori di qualità che garantiscono un ampio ventaglio di soluzioni.

L’allenatore è Lloyd Pierce, anche lui alla sua prima esperienza da head coach.

Bogdanovic e il centro svizzero saranno i titolari insieme a Rondo, Young e uno tra Collins e Gallo. In uscita dalla panchina ci sono Huerter, Dunn, Hunter e Hill. Con questa squadra non centrare i playoff sarebbe un fallimento.

2 vittorie su 4 partite nelle amichevoli sono un bottino tutto sommato buono, per quel che può contare. Già dalle prime due partite contro Memphis e Chicago ci diranno l’effettivo potenziale di questa squadra.

Sia gli Hawks che i Bulls non scendono in campo da marzo.

Con questa nuova formula del play-in, le possibilità per i Bulls di interrompere un digiuno di playoff che dura da quattro stagioni sono in rialzo.

I giocatori forti in questa ci sono, ma quella che manca è l’esperienza. Gran parte di questi giocatori, infatti, sono in NBA, eccezion fatta per Thad Young e Satoranski.

La preseason è andata bene, tre vittorie e una sola sconfitta. Ottima qualità di pallacanestro, la mano di Billy Donovan comincia già a vedersi.

I leader della squadra sono Lavine, Satoransky e White. L’ex coach dei Thunder sta costruendo la squadra intorno a loro, cercando così di responsabilizzare maggiormente il primo e il terzo.

Markannen e Carter Jr. completeranno il quintetto, in attesa del ritorno di Young, ma attenzione al rookie Patrick Williams, autore di una buona pre-stagione.

Valentine, Temple e Porter sanno come far male a partita in corso. Insomma, fin qui tutto bene. Ma attenzione alle notizie provenienti dal mercato.

Già, perché, secondo alcune voci, i Nets sarebbero molto interessati a Lavine nel caso in cui Harden decidesse di rimanere a Houston.

Inoltre, Markannen ha deciso di non rinnovare e di testare la prossima free agency, che si preannuncia sempre più ricca e interessante.

Per Charlotte vale (quasi), lo stesso discorso fatto Atlanta. L’arrivo di Gordon Hayward li rilancia clamorosamente in ottica playoff, il trio composto da lui, LaMelo Ball e Devonte Graham intriga moltissimo.

Ci sono anche altri giovani di belle prospettive come Washington, Monk e Bridges, tutti pronti a fare il grande passo in avanti guidati dalla sapienza dei due ex Boston, Hayward e Rozier.

Però, come è ovvio che sia il giocatore più da seguire di questa squadra è LaMelo Ball, che nelle amichevoli si è preso autore di alcuni assist di grande livello.

La società ha confermato James Borrego al suo terzo anno su questa panchina.

Ora è arrivato il momento di raccogliere i frutti, perché l’ennesimo anno senza i playoff non può andar bene ne alla dirigenza ne ai tifosi. Addirittura, Charlotte non raggiunge il secondo turno della postseason da venti anni.

In pre-stagione non sono arrivati segnali buoni, visto la sola vittoria ottenuta in quattro partite, ma il calendario può tornare in aiuto a Ball e compagni, visto che nelle prime cinque partite avranno solo una partita proibitiva, contro Brooklyn.

Senza il mini torneo Detroit non avrebbe molte speranze di farcela, visto che non ha cambiato quasi niente rispetto all’anno scorso. Sono arrivati solo Jerami Grant, Mason Plumlee e Trevor Ariza, poco per poter pensare di fare un balzo in avanti.

Derrick Rose sta tornando ai suoi livelli, ma intorno a lui c’è un roster con poca qualità, eccezion fatta per Blake Griffin. Puntare al decimo posto è possibile, ma non di più, Atlanta,Charlotte e Orlando sono meglio equipaggiate.

Oltre all’ex Clippers e l’ex Bulls, gli altri titolari sicuri sono Grant e Plumlee, con il rookie Hayes e Wright a giocarsi l’ultimo posto. Dalla panchina c’è poco o nulla.

Il pre-campionato, comunque, è andato in maniera positiva, due vittorie e una sconfitta, e anche la prima partita, contro Minnesota, non spaventa più di tanto.

Orlando ha deciso di puntare ancora su Fultz e Isaac. Il primo ha rinnovato per tre anni, il secondo ha appena firmato un quadriennale. Queste sono le uniche novità di quest’anno, insieme al giovane Cole Anthony.

La rosa è da ottavo posto come tutti gli anni, i playoff sono nettamente alla portata, ma passare il primo turno – cosa che non avviene da quando c’era ancora Howard – è praticamente impossibile.

I Cavaliers sono sicuramente tra le squadre meno quotate quest’anno, però puntare al play-in non è una utopia. Drummond è rimasto così come Kevin Love, nella speranza che dimostri di essere finalmente un leader.

È arrivato McGee, e dal draft i campioni NBA 2016 hanno pescato Isaac Okoro, che ha concluso l’ultima stagione al college con 13 punti di media e più del 50% dal campo.

Ci sono, poi, Sexton, Garland e Osman, tutti e tre reduci da una buona stagione dal punto di vista personale. In panchina c’è JB Bickerstaff, che l’anno passato era uno dei vice.

Concludiamo la rassegna sulle squadre ad est con i New York Knicks, che partono, come è ormai consuetudine, per perdere più partite possibili.

Dal mercato sono arrivati solo Austin Rivers e Nerlens Noel, poco per poter pensare di far male agli avversari. L’unica buona notizia per i tifosi è che c’è un ampio spazio salariale per poter tentare un grande colpo nella prossima free agency.

Questa Eastern Conference si preannuncia molto più interessante e aperta delle precedenti, non solo per gli arrivi di Westbrook e Rondo, ma anche perché tante squadre ambiscono a prendere il posto dei Miami Heat.

Quindi, mettiamoci comodi sul divano e godiamoci quel grande spettacolo che è la NBA.