L’estate scorsa e fino a pochi mesi fa, Lonzo Ball sembrava rappresentare il giocatore attorno cui i Los Angeles Lakers avrebbero costruito il proprio presente e futuro, al fine di tornare ai livelli dei tempi di Shaquille O’Neal e Kobe Bryant, in cui la squadra gialloviola dominava la Western Conference e l’intera lega, tanto da portarsi a casa ben cinque anelli tra il 2000 e il 2010.

 

Da un paio di anni a questa parte, però, le ambizioni di quella che una volta veniva considerata la prima squadra di Los Angeles sono calate e non poco, anche e soprattutto dopo il ritiro del già citato Kobe Bryant, tanto che i Lakers non approdano ai playoff dal 2013 e quest’anno non hanno invertito la propria rotta, essendo attualmente undicesimi ad Ovest con un record di appena 23 vittorie e ben 34 sconfitte.

 

Per tornare ai fasti d’un tempo, la società gialloviola si è affidata in particolar modo al Draft: negli ultimi tre anni, infatti, i Lakers hanno sempre avuto la seconda scelta, pescando rispettivamente D’Angelo Russell, poi ceduto ai Brooklyn Nets la scorsa estate insieme a Timofej Mozgov in cambio di Brook Lopez, Brandon Ingram e Lonzo Ball. Quest’ultimo, però, non è riuscito ad avere l’impatto che ci si aspettava e a ricalcare quanto espresso al college con UCLA, vuoi perché la NBA è una realtà completamente diversa, vuoi per le difficoltà della squadra e per i recenti infortuni che ne hanno limitato l’impiego.

 

Ad oggi, il rookie classe ’97 ha disputato appena 36 delle 57 partite giocate dalla squadra, con medie di 10,2 punti, 7,1 rimbalzi e 7,1 assist, tirando col 35,6% dal campo e con il 30,3% da dietro l’arco. Proprio il tiro è apparso sin da subito uno dei suoi punti deboli, in particolar modo in virtù di una meccanica piuttosto inusuale. Al contempo, Lonzo ha messo in mostra le sue doti da assist-man e la sua gran visione di gioco, ma chi si aspettava che avrebbe recitato immediatamente un ruolo di primo piano in quel di Los Angeles è rimasto a dir poco deluso.

 

Rob Pelinka e Magic Johnson, infatti, pensavano di avere in mano un talento in grado di caricarsi la squadra sulle spalle e permetterle di rialzarsi in tempi brevi, ma fino a questo momento il 20enne di Anaheim non vi è riuscito. Oltre a ciò, Lonzo ha un notevole impatto a livello mediatico, soprattutto a causa dell’eccentrico padre LaVar, che spesso e volentieri si lascia andare a dichiarazioni scomode e pungenti provocazioni. L’opposto, insomma, del maggiore dei suoi tre figli, apparso un ragazzo molto umile e tranquillo.

 

L’atteggiamento di LaVar sembra aver fatto perdere la pazienza alla dirigenza dei Lakers, che potrebbero valutare la possibilità di cedere il giovane prodotto di UCLA per poi puntare su alcuni dei top players che saranno free agents la prossima estate. Tra le tante dichiarazioni di LaVar Ball che non sono piaciute al front office dei Lakers, impossibile non citare le critiche all’operato del coach della squadra Luke Walton o le parole in merito a un possibile addio di Lonzo alla franchigia gialloviola qualora quest’ultima non dovesse scegliere al Draft nei prossimi anni i suoi fratelli LiAngelo e LaMelo Ball, oltre alla costante pubblicizzazione del marchio BBB (Big Baller Brand), di proprietà dello stesso LaVar ma non associato in alcun modo ai Lakers.

 

Il primogenito della dinastia Ball, dunque, non appare più indispensabile per i Lakers, tant’è che è stato anche accostato ai Phoenix Suns, che nell’ambito della trattativa cederebbero Devin Booker ai Lakers: un’ipotesi che appare alquanto utopistica, anche perché la franchigia dell’Arizona punta molto sul talento cristallino e sempre più in evoluzione del recente campione del Three-Point Contest e lo ritengono il punto di riferimento non soltanto per il presente, ma anche per un futuro migliore. Lonzo, dal canto suo, ha saltato le ultime 15 partite a causa di un infortunio al ginocchio, che gli ha anche impedito di prendere parte al Rising Stars Challenge.

 

Nel frattempo, a Los Angeles sono sbarcati Channing Frye e Isaiah Thomas, con quest’ultimo che sembra essersi integrato piuttosto bene nei meccanismi di gioco di coach Walton nel ruolo di point guard. IT andrà in scadenza al termine della stagione, ma potrebbe anche strappare il rinnovo contrattuale qualora riuscisse ad esprimersi in maniera positiva in questo finale di stagione. Anche nel caso in cui l’ex Celtics e Cavaliers dovesse andarsene, i Lakers appaiono intenzionati a ripartire da qualche nome di primo piano da convincere nella prossima free agency e, soprattutto, facendo a meno di un Lonzo Ball che non si è rivelato quel potenziale fenomeno e futuro uomo franchigia che ci si aspettava.