Pochi giorni fa i Minnesota Timberwolves hanno annunciato che la stagione di Derrick Rose è terminata in anticipo, per preservare le sue condizioni fisiche dopo che i Lupi hanno avuto l’aritmetica certezza della loro esclusione dagli ormai imminenti playoff. In scadenza di contratto, il playmaker nativo di Chicago sarà unrestricted free agent al termine dell’annata attualmente in corso.

Il classe ’88 è rinato dopo numerose stagioni sottotono e in cui ha avuto difficoltà a trovare continuità d’impiego e di rendimento in seguito ai tanti infortuni, chiudendo la regular season 2018-2019 con medie di 18 punti, 2.7 rimbalzi e 4.3 assist col 48% al tiro e il 37% da dietro l’arco in 51 presenze.

D-Rose, inoltre, è stato per lungo tempo in corsa per i premi di Most Improved Player e Sixth Man of the Year, risultando un’arma imprescindibile per i Lupi di Minneapolis in una stagione particolarmente complicata, iniziata con la richiesta di trade di Jimmy Butler e proseguita con risultati deludenti che hanno portato all’avvicendamento in panchina tra Tom Thibodeau e Ryan Saunders.

Tra le possibili opzioni per il suo futuro, non andrebbe scartata quella che porta a un clamoroso quanto romantico ritorno ai Chicago Bulls, la squadra della sua città e con la quale ha vinto il Rookie of the Year nel 2009 ed è diventato il più giovane MVP di sempre nel 2011, a 23 anni non compiuti.

I Bulls sono in piena ricostruzione e puntano a tornare ad alti livelli nei prossimi anni: in questo senso, un ritorno di Rose, che salutò la Windy City nel 2016 per rilanciarsi ai New York Knicks, potrebbe rappresentare la mossa giusta per permettere a Chicago di tornare a competere per obiettivi importanti.

Rispetto a tre anni fa, quando sembrava l’ombra di sé stesso e pareva in procinto di ritirarsi dal basket giocato, infatti, Pooh è tornato ad essere un giocatore determinante e decisivo sul parquet. L’energia e l’esplosività non sono più quelle dei primi anni di Chicago, ma questo non gli impedisce di far emozionare ancora gli appassionati della palla a spicchi con le sue giocate e il suo talento immenso.

“Questa è la mia casa. Mio figlio e nato è cresciuto qui. In futuro chissà, non è uno scenario impossibile.”, aveva risposto Derrick Rose lo scorso 27 dicembre, giorno in cui tornò a calcare il parquet dello United Center coi suoi Timberwolves, a chi gli chiedeva di un possibile ritorno nella sua Chicago.