In casa Houston Rockets non è certamente un periodo tranquillo. Le cinque sconfitte consecutive e i tanti infortuni, infatti, hanno costretto i texani a chiudere nel peggiore dei modi l’anno solare (resta il match interno con i Los Angeles Lakers).

Dopo aver inanellato ben quattordici vittorie di fila, infatti, gli uomini di Mike D’Antoni sembrano essersi sciolti come neve al sole e, mentre le certezze si contano ormai sulle dita della mano, attorno al Toyota Center aleggiano numerosi dubbi. Nel ko rimediato alla Capital One Arena contro i Washington Wizards per 121-103, il rientro di Chris Paul non è stato sufficiente per interrompere la serie negativa. Il quintetto, Harden compreso, non si è espresso sui suoi livelli abituali e l’ottimo rendimento della second unit non è bastato per tenere testa ai padroni di casa.

 

Tra le riserve che hanno ben figurato c’è anche l’ultimo arrivato Gerald Green, una delle poche note liete della pesante sconfitta rimediata dai suoi Rockets nella capitale. Sbarcato pochi giorni fa alla corte di D’Antoni, il classe ’86 aveva avuto modo di debuttare nel ko contro i Boston Celtics al TD Garden, proprio la squadra con cui aveva giocato lo scorso anno, totalizzando appena un rimbalzo in 11′ di impiego. Nato proprio a Houston e selezionato al Draft 2005 con la diciottesima scelta assoluta dai Boston CelticsGreennon è mai riuscito a trovare una certa stabilità in carriera, girovagando la lega nel corso degli anni, indossando le maglie di Minnesota Timberwolves, Dallas Mavericks, New Jersey Nets, Indiana Pacers, Phoenix Suns, Miami Heat e gli stessi Houston Rockets, con cui aveva disputato appena una partita nel 2008 prima di essere tagliato dal roster. La scorsa estate era tornato ai Boston Celtics, totalizzando 47 presenze e dando un contributo anche nei playoff, in cui i verdi furono eliminati in finale di Conference dai Cleveland Cavaliers (4-1).

 

Dopo essere finito tra i free agent, Green è stato colto di sorpresa dalla chiamata degli Houston Rockets di pochi giorni fa, in quanto si trovava per caso a Boston. Il classe ’86, infatti, si era recato nel Massachusetts per passare un po’ di tempo con suo figlio di sei anni ed è venuto a conoscenza del fatto che i texani avessero deciso di proporgli un contratto per far fronte alle numerose carenze della propria second unit. Dopo aver raggiunto in fretta e furia i suoi nuovi compagni, impegnati al TD Garden di Boston contro i Celtics, negli spogliatoi Green si era reso conto che aveva dimenticato le scarpe da gioco. Nessun problema, ci pensa Trevor Ariza a prestargliene un paio per consentirgli di debuttare, per la seconda volta, con la maglia dei Rockets. Poco più di dieci minuti sul parquet che lo aveva visto debuttare nella lega e tornare circa dieci anni più tardi, nulla di rilevante ma pur sempre un modo per adattarsi all’ennesima avventura della sua carriera e tornare a mettere minuti nelle gambe.

 

In occasione della sfida successiva in casa dei Washington Wizards, D’Antoni ha deciso di concedere più spazio a Green, schierandolo per 29′ sul parquet della Capital One Arena. Il 31enne stavolta non ha esitato a ripagarne la fiducia, mettendo in mostra le sue grandi abilità da tiratore e segnando la bellezza di 18 punti con un ottimo 6/10 al tiro (60%), 4/6 da tre (66,6%) e 2/2 ai liberi, risultando il più prolifico della second unit e il terzo migliore dei suoi per precisione al tiro, secondo soltanto a Black (66,6% con 4/6) e Weber (100% con 3/3). Una delle poche note positive in una giornata a dir poco da dimenticare per i Rockets, che non sfruttano una buona occasione per tornare a vincere e sin dalle prime battute mostrano tanta fatica e difficoltà nel provare a contenere l’esplosività dei Wizards. Al contempo,.però, il rientro di Chris Paul e l’innesto di Gerald Green potranno rendere più solidi i biancorossi texani: quest’ultimo ha dimostrato di avere ottime qualità e di potersi inserire alla grande nel sistema di D’Antoni. Se dovesse continuare su questa strada, difficilmente i Rockets decideranno di farne a meno: l’ennesima intuizione vincente del general manager Daryl Morey? Se il buongiorno si vede dal mattino, non sembrano esserci dubbi sul fatto che Green sia l’ideale per la second unit della squadra della sua città.