Quella che racconteremo oggi è la storia di un giocatore con un talento immane, innaturale, stravolgente, la storia di un ragazzo con delle capacità fuori dal comune. Quella che racconteremo oggi è una storia che ci dimostrerà che non basta solo il talento per vincere, ma comunque abbastanza per segnare pagine di storia del campionato cestistico più famoso al mondo. L’hanno chiamato in molti modi: THE BIG SLEEP (proprio così, quelli che lo conoscono affermano che sia in grado di dormire in qualunque posto a qualunque ora), T-Mac, cugino di Air Canada, PERDENTE.

Questa è la storia di Tracy McGrady.

 

Tracy nasce a Bartow, in Florida, lo stato dei parchi a tema e del clima caldo. Da quando ha messo piede sul parquet da gioco si capiva già che sarebbe stato capace di compiere grandi cose. Unico da un punto di vista tecnico, Tracy è il perfetto mix tra una guardia e un’ala piccola, alto 206 cm e con un’apertura alare superiore ai 200 cm, un eccezionale controllo del corpo, un ottimo ball handing, un buon tiro, un’elevazione di 110 cm da fermo, uno capace di andare dentro, ma che sa anche tirare da fuori, un giocatore immarcabile, straordinario nell’ 1vs1.

Potrebbe sembrare l’identikit di un giocatore che vincerà tutto quello che c’è da vincere (purtroppo non andrà proprio in questo modo), sicuramente uno con un talento illimitato. Classe 79’, è uno dei primi a passare direttamente dall’high school all’NBA, saltando il college. Al Draft del 1997 viene scelto alla nona chiamata dai Toronto Raptors, anticipando di un anno l’arrivo di suo cugino Vince Carter. Il promettente sbarco in NBA non porta i frutti sperati e, durante i primi anni, Tracy ha difficoltà ad ambientarsi, riuscendo comunque ad acquisire un ruolo fondamentale in squadra, e giocando un basket che promette bene. Il suo minutaggio aumenta a poco a poco, come le sue medie, formando con Vince una delle coppie più interessanti di tutta la lega. Con suo cugino condivide la passione per la schiacciata (non quella che si mangia…), e partecipano entrambi allo Slam Dunk Contest del 2000, vinto nettamente da Air Canada. Quell’anno i Toronto Raptors non riusciranno a superare il primo turno dei Playoff (il primo di una lunga serie per T-Mac), venendo sconfitti dai New York Knicks.

 

A fine stagione Tracy prende un’importante decisione: lascia suo cugino Vince per trasferirsi agli Orlando Magic, acquisendo la maglia numero 1, quella appartenuta al suo idolo, Penny Hardaway. Ai Magic Tracy farà compagnia ad un altro nuovo arrivo, Grant Hill, con cui avrebbero dovuto formare una delle coppie più promettenti: avrebbero, ma in realtà Tracy e Grant giocheranno poco insieme, a causa dei ripetuti infortuni di quest’ultimo. Ma è proprio agli Orlando Magic che il talento di T-Mac sboccia come un fiore in primavera, affermandosi finalmente per quello che è, riuscendo a mettere in evidenza il suo enorme talento. Si aggiudica il titolo di MIP della stagione 2000-2001, anno in cui porta la sua franchigia ai playoff, senza però riuscire a superare il primo turno, vedendosi tagliata la strada dagli Charlotte Hornets. Complessivamente saranno sette le sconfitte al primo turno di Playoff durante la sua carriera. Ma, come detto precedentemente, è ai Magic che Tracy riesce a dimostrare il suo potenziale, dimostrandosi capace di compiere cose fuori dal comune e imponendosi come uno tra i giocatori più forti della lega, micidiale sia da un punto di vista difensivo, che offensivo. Ai Magic maturerà, diventando una vera e propria star. Da ricordare la stagione 2002-2003, nella quale si aggiudica il titolo di miglior realizzatore della lega (il più giovane della storia) con una media di 32.1 punti a partita. Quell’anno verrà coronato dall’accesso ai Playoff, dove però gli Orlando Magic incontrano i Detroit Piston al primo turno. Tracy riesce a portare i suoi compagni fino a Gara 7, ma non supereranno il turno. A fine stagione, non trovandosi più bene in Florida, si trasferisce agli Houston Rockets, andando a fare compagnia alla torre cinese, Yao Ming. Riuscirà ad adeguarsi subito al sistema Rockets, diventando una delle stelle della squadra.

 

9 dicembre 2004: Tracy compie qualcosa di straordinario.

Ci sono giocatori che hanno segnato pagine di storia di questo sport, altri invece che hanno compiuto delle cose che vanno oltre queste pagine, che non possono essere trascritte, cose che vanno oltre il semplice talento, e The Big Sleep ne sa qualcosa. Qualsiasi appassionato di basket, appena sente pronunciare il nome di Tracy McGrady, pensa immediatamente ai numeri 13 e 35, il primo “punti”, l’altro “secondi”.

Si gioca San Antonio Spurs Houston Rockets al Toyota Center.

1:09 allo scadere del quarto periodo, Spurs sopra di 8 punti: risultato finale dato ormai per certo e tifosi che iniziano ad uscire dal palazzetto.

Quello che accade nell’ultimo minuto di gioco è a dir poco incredibile, la più grande prestazione di un giocatore nei minuti finali di una partita.

Tracy sembra essere entrato in una condizione psico-fisica tale da potergli permettere di vedere “una vasca da bagno al posto del canestro”, come ha citato” l’Avvocato”.

Tiro da 3 a 40 secondi dallo scadere, lo mette. Rimessa San Antonio Spurs e fallo su Devin Brown, il quale mette dalla lunetta due liberi. La squadra di Popovich è sopra di 7 punti. Rimessa Houston, prende palla…Tracy, il più lucido in quel momento, il quale supera velocemente la metà campo, si libera della marcatura grazie al blocco di Yao, si avvicina all’arco dove lo aspetta Duncan: finta di tiro, Tim salta, T-Mac prende il contatto e tira, facendo canestro e guadagnandosi un tiro libero supplementare.

Adesso Houston ha una chance, e quel risultato finale dato ormai per certo non lo era così tanto. Rimessa Spurs e gli Houston Rockets fanno fallo il prima possibile: Duncan va alla lunetta e fa 2 su 2. Van Gundy decide di sprecare il suo ultimo time-out, anche lui adesso spera in una possibile rimonta. Rimessa per Houston Rockets, T-Mac prende palla quasi al centro campo, marcato da Bowen, si avvicina all’arco dei tre punti, si arresta e tira…altro canestro segnato. I Rockets sono sotto di 2 punti, da giocare restano solo 11 secondi e 2 decimi. Brent Barry batte la rimessa nella propria metà campo, prende palla Devin Brown, ma è pressato bene, scivola e McGrady recupera palla e corre, a tutta velocità, 1 contro 5, lui semplicemente si arresta sull’arco dei tre punti e si libra in aria per scoccare il tiro: buono anche questo. Vincono gli Houston Rockets, e coloro che hanno assistito a quei 35 secondi stanno ancora cercando di capire cosa sia successo.

 

Quell’anno i Rockets arrivano ai Playoff, dove però non riescono a superare il primo turno, battuti dai Dallas Mavericks.  Sono già passati un po’ di anni dall’approdo in NBA di T-Mac, ma ancora nessun risultato importante. Intanto Tracy soffre sempre di più a causa della sua schiena, costringendolo a non poter giocare per alcune settimane e riducendo il minutaggio (salta la maggior parte della regular season 2005/2006). La luce emanata da quell’incredibile talento pian piano si affievolisce, causa gli infortuni, causa la sua condizione psicologica: Tracy, infatti, è ormai considerato come un perdente, bravo ma poco incisivo nelle situazioni importanti.

Gli Houston Rockets, durante la stagione 2008/2009, riescono finalmente a superare il primo turno dei Playoff, anche se Tracy non gioca nemmeno una partita, costretto a fermarsi a metà stagione a causa della sua schiena.

Da qui in poi inizia la veloce discesa del talento che è stato, e che non è più. Nel 2010 passa ai New York Knicks, chiudendo la stagione con 8 punti di media, per passare successivamente ai Detroit Piston, per giungere infine agli Atlanta Hawks. Successiva a questa esperienza, decide di andare a giocare in Cina per i Qingdao DoubleStar.

 

Nel 2013 viene ingaggiato dagli Spurs, disputando 6 partite e riuscendo ad approdare, finalmente, alle NBA Finals, dove però i San Antonio Spurs si devono arrendere alla forza dei Miami Heat.

A fine stagione decide di ritirarsi dal basket giocato, dopo una carriera costellata da continui fallimenti e infortuni.

Una carriera, la sua, segnata dalla delusione di non aver mai vinto un titolo.

Un talento, il suo, segnato da una cattiva stella.

Tracy ha lasciato dei segni indelebili in questa lega, dimostrandosi un giocatore fuori dal comune, che va oltre i consueti schemi. I video con le sue giocate hanno segnato l’infanzia di molti appassionati di questo sport, e indimenticabili sono alcune delle sue azioni come il DUNK REMIX, come i 13 punti in 35 secondi, come i 62 punti segnati quando militava ai Magic. Un giocatore con un talento incredibile, ma forse non adatto a rivestire il ruolo di primo violino della squadra; un giocatore che ci ha fatto amare questo sport, che ci ha fatto innamorare delle sue schiacciate, un giocatore che ci ha fatto perdere la testa per il suo talento. Un perdente, forse, ma rimane comunque uno dei più forti della storia di questo sport.

Una leggenda che va oltre qualsiasi critica, che ci ha dimostrato che non c’è bisogno di vincere un titolo NBA per segnare pagine di storia del basket, ma che per entrare nei cuori di ogni appassionato di questo sport basta incantare con giocate sensazionali, come sapeva fare.

A volte la sorte può essere ingiusta, in questo caso troppo, nei confronti di un’atleta di questo calibro, che come Tracy ha saputo incantare gli amanti di questo sport.

Questo, semplicemente, è Tracy McGrady.

 

Luca Buttitta