Prosegue il periodo tutt’altro che positivo dei Cleveland Cavaliers, che inciampano nella loro settima sconfitta nelle ultime nove partite disputate, nonché il terzo ko di fila. Dopo aver già perso rovinosamente in trasferta al cospetto di Minnesota Timberwolves (127-99) e Toronto Raptors (133-99), infatti, nella notte i Cavs si sono arresi tra le mura amiche contro gli Indiana Pacers, in una gara che avevano ormai praticamente in pugno.

 

Dopo aver toccato il +22, la franchigia dell’Ohio pregustava il ritorno al successo, ma non aveva fatto i conti con l’orgoglio e la determinazione dei ragazzi di coach Nate McMillan e con i propri punti deboli, i numerosi difetti che la squadra di Indianapolis aveva già imparato a scoprire nelle due sfide vinte in precedenza contro Cleveland nel corso di questa regular season. L’avvio di gara sorride agli uomini di coach Tyronn Lue, che mettono in campo tutta la rabbia per le recenti quanto nette sconfitte con Minnesota e Toronto e chiudono il primo quarto sul +12 (34-22), per poi toccare il +22 nella ripresa e dare l’impressione di avere la vittoria in tasca.

 

Al Bankers Life Fieldhouse, dunque, i giochi sembrano fatti. I padroni di casa, pur non mollando mai, non sembrano in grado di tenere testa alla concretezza degli ospiti, ma riescono ad avvicinarsi gradualmente. Nel terzo quarto, poi, i Pacers riescono a cambiare le carte in tavola e al termine del terzo quarto passano addirittura avanti nel punteggio, per poi gestire l’esiguo margine di vantaggio anche nell’ultimo periodo, imponendosi per 97-95. Nel finale LeBron James ha ben due chance concrete per far vincere la sfida ai suoi, ma le fallisce entrambe. Lo stesso numero 23 si è detto molto preoccupato della situazione tutt’altro che positiva dei suoi.

 

Attorno ai Cavaliers tornano a farla da padroni dubbi e incertezze, che riguardano sia il presente che il futuro. Tra chi si interroga sulla reale competitività della squadra dell’Ohio, che ai playoff dovrà dimostrare di essere più forte dei rinnovati Boston Celtics e dei sorprendenti Toronto Raptors e, soprattutto, dovrà rivelarsi all’altezza dei temibili Golden State Warriors campioni in carica, e chi si chiede che ne sarà di LeBron James, che in molti danno lontano dall’Ohio e pronto a tuffarsi in una nuova sfida professionale, a preoccupare maggiormente ora sembra essere la situazione attuale.

 

I tanti risultati negativi delle ultime partite hanno fatto scattare (di nuovo) l’allarme in casa Cavaliers, con la squadra che sembra essersi sciolta nuovamente come neve al sole dal match di Natale perso ad Oakland contro i Golden State. Al ko della Oracle Arena, infatti, hanno fatto seguito altre due sconfitte in trasferta con Sacramento Kings prima (109-95) e Utah Jazz (104-101), poi è arrivato il netto ko con i Boston Celtics al TD Garden (102-88) e, quindi, le tre sconfitte in fila con Minnesota, Toronto e Indiana. In mezzo, soltanto due successi illusori, uno con i Portland Trail Blazers alla Quicken Loans Arena (127-110) e l’altro con gli Orlando Magic all’Anway Center (127-131), che di certo non bastano per risollevare il morale di una squadra ferita nell’orgoglio e privata delle proprie certezze.

 

Le ottime prestazioni del sempiterno LeBron James (media di 23,1 punti, 7 rimbalzi e 6,6 assist a partita nelle sei gare fin qui disputate nel 2018) rappresentano una delle poche cose positive per Cleveland e per il momento non sembrano essere sufficienti a tenere in piedi una squadra che, nonostante la presenza di nomi d’autore, di autentici campioni e di una second unit spesso e volentieri affidabile (Jeff Green e Dwyane Wade sono in lizza per il Sesto uomo dell’anno) e del rientro, seppur non ancora a pieno regime, di Isaiah Thomas, fatica a svoltare. Lo scarso contributo di alcuni titolari (J.R. Smith e Crowder su tutti), l’assenza di Derrick Rose e, soprattutto, la difficoltà nell’acquisire un’identità di gioco precisa e definita sono soltanto alcuni dei problemi che attanagliano Lue. I Cavaliers ora sono terzi in classifica ad Est e non sembrano riuscire a tenere testa ai Boston Celtics primi e ai Toronto Raptors secondi.

 

I vincitori del titolo nel 2016, inoltre, hanno appena una gara di vantaggio sui Miami Heat quarti e due sui Washington Wizards quinti. Dovranno dare una significativa svolta alla propria stagione da subito, per lanciare un segnale forte e chiaro circa le proprie ambizioni. Il calendario, in questo senso, non è stato particolarmente benevolo: la prossima sfida, infatti, vede Cleveland impegnata contro Golden State, contro cui ha dato vita ad appassionanti scontri nelle Finals nelle ultime tre edizioni e, presumibilmente, si giocherà il titolo anche quest’anno. Perché se è vero che la dinastia dei Cavs sembra giunta al capolinea, è pur vero che con la franchigia dell’Ohio non è mai detta l’ultima parola, nel bene e nel male. Riusciranno i Cavaliers a rialzare la testa prima che sia troppo tardi?