28 Dicembre 2016.

Allo United Center di Chicago arrivano i Brooklyn Nets per affrontare i Bulls in quello che sembra essere un classico match di metà stagione. Da una parte vi sono i padroni di casa, consci delle loro possibilità di centrare i playoff ed abbastanza sicuri di quella che si potrebbe rivelare una partita a senso unico. Dall’altra parte i Nets, con le solite difficoltà che ormai da qualche anno caratterizzano la franchigia.

Sembrerebbe una partita come tante, che vede vincere i Bulls per 99-101, eppure qualcosa di magico accade. Ultimo possesso Chicago a 12 secondi dalla fine, palla a Jimmy Butler che chiama la giocata in isolamento, entra in area, punta Bogdanovic, attende il momento giusto, esitazione, step-back e…
Eh si, match winner e 40 punti tondi tondi per l’ormai ex giocatore dei Bulls. Si, perché la maglia è cambiata quest’estate, ma Jimmy Butler è rimasto lo stesso. Sempre più leader in quel di Minnesota, che quest’anno decide di fare sul serio puntellando un roster giovane e talentuoso con veterani di livello, dimostrando a tutti di volersi prendere la scena NBA al più presto.

E a guidarli c’è proprio Jimmy G. Buckets, cambiato radicalmente sotto il punto di vista della leadership. Pronto a fare da mentore ai giovani Towns e Wiggins, il nativo di Houston è più deciso nelle giocate e più forte caratterialmente, mantenendo buone medie in una West Conference che sembra una giungla di campioni. Si prende meno tiri rispetto agli scorsi anni, e sembra un dato di fiducia nei sui nuovi compagni. Non tende a strafare, ma è maledettamente decisivo nelle partite che contano e questo è dato che fa sperare tanto in quel di Minnesota, che vuol tornare a sognare dopo l’era buia post-Garnett MVP.

I ragazzi sono pronti, ma soprattuto lo è Jimmy Butler.

“Big Time Players Make Big Time Plays”.