Pochi giorni fa sono stati annunciati i quintetti delle selezioni di Ovest ed Est che si affronteranno nella sfida dell’All-Star Game in programma il prossimo 18 febbraio a Los Angeles: le due squadre, capitanate rispettivamente da Stephen Curry e LeBron James, presentano un solo cambiamento rispetto allo scorso anno nei loro quintetti, con Kawhi Leonard out per la squadra della Western Conference (al suo posto Anthony Davis passa al ruolo di ala grande e DeMarcus Cousins diventa il centro titolare) e la squadra della Eastern Conference che non potrà contare su Jimmy Butler, trasferitosi la scorsa estate dai Chicago Bulls ai Minnesota Timberwolves, e propone la novità Joel Embiid, al suo primo All-Star Game in carriera. Per il resto, i quintetti sono gli stessi dello scorso anno, con James Harden, Anthony Davis e Kevin Durant da una parte e DeMar DeRozan, Kyrie Irving e Giannis Antetokounmpo dall’altra a chiudere il cerchio. Tra quattro giorni, inoltre, conosceremo i nomi delle riserve delle due selezioni: il 25 gennaio, infatti, verranno comunicati i nomi delle second unit di Ovest ed Est, scelti dagli allenatori. Diamo un’occhiata ai numerosi candidati delle due Conference, ricordando che verranno selezionati due guardie, tre lunghi e due giocatori indipendentemente dal loro ruolo.

 

WESTERN CONFERENCE

 

Tanti i campioni rimasti fuori dai quintetti delle due squadre. Per ciò che concerne la selezione di Ovest, tra gli esterni, spiccano nomi del calibro di Jimmy Butler e Russell Westbrook. Il primo sta vivendo un’ottima stagione con la maglia dei Minnesota Timberwolves, risultando uno dei principali trascinatori dei lupi di Tom Thibodeau con la media di 21,7 punti a partita e un ottimo 47,6% al tiro, mentre il secondo non vuole smettere di stupire e, dopo aver vinto l’MVP lo scorso anno concludendo la regular season con la tripla doppia di media, quest’anno sta viaggiando a 24,8 punti, 9,7 rimbalzi e 10,1 assist per gara ed ha permesso ai Thunder di scalare sempre più posizioni in classifica.

Presumibilmente i due sopracitati verranno scelti come riserve dei titolari Steph Curry e James Harden, ma occhio anche alle insidie rappresentate da Klay Thompson, Damian Lillard e Chris Paul. Il primo è sempre uno degli elementi imprescindibili della corazzata dei Golden State Warriors e sta vivendo la miglior stagione della sua carriera per percentuali dal campo (48,6%) e da tre (45,3%), oltre che per rimbalzi catturati (4 a partita), cui abbina 20,6 punti per gara. Una sua esclusione anche dalle riserve avrebbe davvero del clamoroso, anche perché Thompson partecipa all’evento da tre anni consecutivi e alla sua prima apparizione, nel 2015, fu titolare.

Non sono da meno gli altri due: il playmaker dei Portland Trail Blazers, dopo essere già stato snobbato in occasione degli ultimi due eventi, rischia di rimanere ingiustamente fuori anche quest’anno, nonostante quella attualmente in corso sia la sua seconda miglior stagione in carriera per punti (25,2), rimbalzi (4,8) e assist (6,6) per partita, mentre CP3 ha dimostrato di sapersi adattare anche ad un contesto totalmente diverso da quelli cui era stato abituato, integrandosi in breve nel sistema di Mike D’Antoni agli Houston Rockets e rendendosi protagonista di un’ottima stagione fino a questo momento, la seconda migliore per punti dal 2012-2013 ad oggi (19,2 a partita) e la prima per rimbalzi catturati di tutta la sua carriera (5,9).

Per quanto riguarda i lunghi, invece, i tre nomi scelti dovrebbero essere quelli di LaMarcus Aldridge, Draymond Green e Karl-Anthony Towns. Il primo si è rivelato un ottimo trascinatore per i San Antonio Spurs, sopperendo alla grande all’assenza dei leader della squadra (Parker prima e Leonard poi) e facendo registrare medie di 22,3 punti e 8,7 rimbalzi per partita con un ottimo 48,7% al tiro. La sua fantastica prima parte di regular season con la franchigia nero-argento verrà presumibilmente premiata con la chiamata per il sesto All-Star Game della sua carriera, il terzo da quando indossa la maglia degli Spurs. Difficilmente ne resterà fuori l’orso ballerino dei Golden State Warriors, tra i favoriti per occupare uno dei tre posti dei lunghi in panchina: il miglior difensore della scorsa stagione si è confermato un elemento fondamentale per grinta, carattere e personalità alla corte di Steve Kerr.

Terzo ed ultimo nome dovrebbe essere, dunque, quello di Karl-Anthony Towns, che sta disputando un’ottima stagione con i suoi Minnesota Timberwolves: la doppia doppia di media da 20,2 punti e 12 rimbalzi per partita è più che sufficiente per meritarsi un posto almeno nella second unit. Un altro nome da tenere in considerazione è quello di Nikola Jokic, talentuoso centro serbo dei Denver Nuggets che, come Towns, ha una doppia doppia di media (16,2 punti e 10,4 assist per gara). Potrebbe trovare posto in squadra, inoltre, Paul George, che dopo un inizio tutt’altro che esaltante in quel di Oklahoma, ha deciso di invertire la marcia ed è tornato ai suoi livelli abituali, vedendo aumentare in maniera sempre più considerevole le proprie medie e conducendo la lega per palle recuperate (2,2 a partita), così come non è da escludere Lou Williams, favorito indiscusso per la vittoria del premio di Sesto uomo dell’anno e protagonista della sua miglior stagione in carriera per punti (23,4) e assist (5) a partita, nonché miglior realizzatore dei suoi Clippers in ben diciannove sfide stagionali.

 

EASTERN CONFERENCE

 

Anche ad Est non mancano grandi nomi tra i giocatori attualmente fuori dall’All-Star Game e che sperano di essere inseriti tra le riserve per mettersi in mostra nella sfida delle stelle. Relativamente alle guardie, si sprecano i campioni e le sorprese: dalle certezze John Wall, Bradley Beal e Kyle Lowry, ormai da anni punti di riferimento delle rispettive squadre (i primi due dei Washington Wizards, il terzo dei Toronto Raptors), alle novità Victor Oladipo, Khris Middleton e Goran Dragic. Per quanto riguarda la coppia della squadra della capitale, anche quest’anno i due stanno collaborando alla grande per portare i Wizards ai playoff: pur essendo calate le sue medie per punti e assist, seppur di poco, Wall resta una garanzia e un trascinatore insostituibile (19,5 punti e 9,3 assist a partita, miglior stagione per percentuale da tre con il 35,8%), mentre Beal sta vivendo la sua miglior stagione per punti (23,8), rimbalzi (4,3) e assist (3,7).

Sorte simile per il playmaker dei Toronto Raptors, che in questa regular season non segna come nelle ultime quattro (17 punti a partita), ma si sta confermando un ottimo assist man (6,7 passaggi vincenti per gara) e cattura rimbalzi come mai aveva fatto prima d’ora (6 a partita). Anche lui forma un duo più che talentuoso: insieme a DeMar DeRozan, titolare all’All-Star Game, sta facendo sognare i tifosi dei Raptors, attualmente secondi ad Est, e spera di raggiungere il suo compagno di squadra all’evento che si terrà a Los Angeles. Tra le sorprese, invece, spicca Victor Oladipo, favorito per la vittoria del Most Improved Player Award: arrivato agli Indiana Pacers nell’ambito della trade che ha portato Paul George ad Oklahoma, il classe ’92 sta vivendo una stagione a dir poco fantastica, la migliore della sua carriera per punti (24,2 a partita), rimbalzi (5,2 per gara) e percentuali da due (11,9%), da tre (40,2%) e dal campo (48,4%), ma non sono da meno Khris Middleton, anch’egli protagonista di un netto miglioramento, che lo ha portato ad incrementare in maniera notevole le sue medie (20,1 punti, 5,2 rimbalzi e 4,3 assist a partita, miglior stagione in carriera). Oltre a ciò, da segnalare la prima tripla doppia della sua carriera messa a referto nella recente sconfitta dei suoi Milwaukee Bucks con i Philadelphia Sixers: 23 punti, 14 rimbalzi e 10 assist.

L’outsider nella lista degli esterni sembra essere Goran Dragic, protagonista la scorsa estate del titolo europeo vinto con la Nazionale slovena e autentico trascinatore dei sorprendenti Miami Heat in questa prima parte di stagione. Se la franchigia della Florida è attualmente quarta ad Est e spera dunque concretamente di poter tornare ai playoff, lo deve certamente in gran parte a The Dragon, capace di caricarsi la squadra sulle spalle e farla risalire sempre di più in classifica. Per ciò che concerne i tre slot riservati ai lunghi, invece, ad occuparli dovrebbero essere Kristaps Porzingis, Kevin Love e Al Horford. Il primo rientra nella lista dei giocatori che più sono migliorati rispetto allo scorso anno, tanto da essere in corsa per il MIP: con le partenze di Rose e Anthony, si è preso per mano i Knicks ed è indiscutibilmente il nuovo leader della squadra della Grande Mela, come dimostrano le sue ottime medie (23,3 punti e 6,7 rimbalzi con la miglior percentuale da tre della sua carriera, 38,5%).

Love non ha bisogno di presentazioni. Ormai da anni è tra i migliori nel suo ruolo nella lega ed è stato tra i protagonisti del titolo vinto dai Cleveland Cavaliers nel 2016. Oltre a ciò, quest’anno si è adattato a giocare anche da centro per sopperire ai problemi fisici di Tristan Thompson, riuscendo comunque a mantenere ottime le sue medie (seconda miglior stagione al tiro con il 45,9% e da tre con il 40,1%, uniti a 18,6 punti e 9,4 rimbalzi per partita). Il terzo non è una stella, ma un giocatore in grado di rendersi spesso e volentieri decisivo col suo mix vincente di grinta e tenacia e anche quest’anno si sta confermando un giocatore determinante per i Boston Celtics e il loro cammino verso la vetta della Eastern Conference. Nella selezione di Est, inoltre, ci sarà molto probabilmente anche Ben Simmons, che potrebbe disputare il primo All-Star Game della sua carriera, al pari del compagno di squadra Embiid: candidato al Rookie of the Year e paragonato a LeBron James, Simmons si sta mettendo in mostra dopo aver trascorso la sua prima stagione interamente lontano dal campo in seguito a un infortunio, ed appare già maturo e pronto per palcoscenici di spessore.

In chiusura, da non scartare la coppia di lunghi di Detroit, con Andre Drummond in testa e Tobias Harris a seguire. Del primo, che guida la lega per rimbalzi catturati a partita (15), spesso ci si dimentica quando si parla dei migliori centri in NBA, ma è innegabile che rientri nella classifica e che sia un prezioso punto di riferimento per i Pistons, con i suoi 14,3 punti e 15 rimbalzi di media a partita che permettono alla squadra di Stan Van Gundy di continuare a sperare nell’approdo ai playoff. Discorso simile per Harris, protagonista della sua miglior stagione dal punto di vista realizzativo (18,1 punti per partita) e per percentuale al tiro dalla lunga di distanza (41,4%). Insomma, sia ad Ovest che ad Est, la lista da cui attingere le sette riserve per completare le squadre che si affronteranno all’All-Star Game è piuttosto lunga e, comunque vada, resteranno fuori dall’evento numerosi nomi interessanti.