Ha del clamoroso la notizia dell’esonero di Jason Kidd dalla panchina dei Milwaukee Bucks. Alla guida della franchigia del Wisconsin, infatti, il campione NBA 2011, nonché cinque volte miglior assist-man della lega, ha ottenuto risultati tutto sommato positivi, portando la squadra due volte ai playoff in tre stagioni e, soprattutto, attuando un processo di crescita che stava mettendo in evidenza, seppur gradualmente, i suoi frutti. Dalla maturità cestistica ormai raggiunta appieno dal leader della squadra Antetokounmpo all’impiego di tanti giovani talenti (Jabari Parker e Thon Maker su tutti), in ogni capitolo scritto dai Bucks nell’ultimo quadriennio c’è la mano di Jason Kidd, capace di risultare in poco tempo l’uomo ideale per la guida dei Cervi.

Al di là del fatto che l’esonero sia arrivato con la squadra ottava in classifica con record positivo (23-22), e quindi in piena corsa per i playoff, ciò che sorprende maggiormente è che Kidd fosse ancora il coach dei Bucks a poche ore dalla sfida interna contro i Phoenix Suns ed infatti proprio lui aveva preparato la gara contro la squadra dell’Arizona, contro cui poi i Bucks hanno comunque vinto, seppur soffrendo (in particolar modo a causa dell’assenza di Antetokounmpo), per 109-105, risolvendo la pratica nel finale, anche e soprattutto grazie ai 32 punti di Brogdon e ai 35 di Middleton, e rendendo vano il tentativo degli ospiti di accaparrarsi la vittoria in extremis.

Curioso il retroscena dell’esonero riportato da ESPN: alle 14:45 (21:45 in Italia), Kidd si sta preparando per incontrare la dirigenza di Milwaukee in pizzeria e, proprio mentre si accinge ad uscire, squilla il cellulare. Dall’altro lato c’è Giannis Antetokounmpo, stella dei Bucks e legatissimo al coach classe ’73, che è il primo a comunicargli l’improvvisa decisione della società. “Non è giusto quello che stanno per fare, come posso aiutarti coach?” dirà un disperato Antetokounmpo, a dir poco arrabbiato per la scelta dirigenziale. Kidd – che risponderà al leader della sua ex squadra dicendo: “Avevo la sensazione che stava per succedere qualcosa. Non c’è nulla che tu possa fare, solo dire la verità”, per poi ringraziarlo per la sua lealtà e dicendosi grato di essere stato in grado di allenarlo – paga presumibilmente l’andamento negativo delle ultime partite (sette sconfitte nelle ultime undici gare disputate), ma la squadra era comunque in zona playoff, peraltro con un record migliore dello scorso anno (23-22 contro 21-24).

Nulla da fare, però: nemmeno il malcontento della propria stella cambia le carte in tavola. Kidd viene esonerato davanti a una pizza, a poche ore dalla gara dell’Harris Bradley Center contro i Phoenix Suns, che lui aveva preparato nel dettaglio, studiando soluzioni alternative per far fronte proprio all’indisponibilità di Antetokounmpo. Il suo posto in panchina è stato preso dall’ex vice Joe Prunty, con lui sin dall’inizio della sua avventura a Milwaukee e già nella prima esperienza di Kidd da allenatore, ai Brooklyn Nets: il primo vice di Gregg Popovich ai San Antonio Spurs guiderà la squadra fino al termine della stagione. Quest’ultimo, dal canto suo, non dovrebbe avere problemi a trovare un nuovo progetto da cui ripartire.

Le occasioni, del resto, non mancano e Kidd ha già dimostrato ampiamente il suo valore nei circa tre anni e mezzo trascorsi in quel di Milwaukee, dichiarando di essersi divertito e di essere felice di aver contribuito a riportare la luce su una franchigia che prima del suo arrivo non navigava certo in acque tranquille. 139 vittorie e 152 sconfitte alla guida dei Cervi, quest’anno si è tolto parecchie soddisfazioni, con i suoi ragazzi che hanno sconfitto squadre del calibro di Boston Celtics, Cleveland Cavaliers, Oklahoma City Thunder, San Antonio Spurs, Minnesota Timberwolves e Washington Wizards, concludendo i mesi di ottobre, novembre e dicembre con record positivo. Il netto passo indietro di gennaio, dunque, è stato fatale per Kidd, anche se appare piuttosto fuorviante legare l’esonero del quasi 45enne di San Francisco soltanto alle ultime partite.

Probabilmente la società non è rimasta particolarmente soddisfatta dell’attuale ottavo posto in classifica, ci si aspettava un andamento diverso. Detto ciò, Kidd ha svolto innegabilmente un lavoro magistrale anche in questa prima parte di regular season, anche perché il materiale a disposizione non spicca certo per brillantezza, Antetokounmpo a parte. I Bucks hanno sicuramente tanti elementi validi nel proprio roster (tra questi Brogdon, Middleton, Bledsoe), ma sono una squadra giovane e dunque ancora troppo inesperta ed acerba per puntare a grandi piazzamenti. A ciò va aggiunto l’infortunio di un’altra certezza della squadra, Jabari Parker. La sensazione, dunque, è che Kidd avesse intrapreso la strada giusta per portare la squadra, nei prossimi anni, ad essere tra le migliori ad Est e a competere per il titolo.

Questo, però, non lo sapremo mai, dato che Kidd è già alla ricerca di una nuova squadra di cui prendere le redini, mentre Prunty, suo amico ed ex vice, si giocherà la chance di essere confermato in pianta stabile alla guida della squadra. Molto dipenderà da come i Bucks concluderanno la stagione, quel che è certo è che, oltre a trovare la formula giusta per rimettere Milwaukee in carreggiata, il nuovo coach avrà anche un duro lavoro da fare per far sì che l’improvvisa rivoluzione che ha scosso la franchigia del Wisconsin nel giro di poche ore non influisca sulla solidità e sulla compattezza del gruppo costruito e rodato dal suo predecessore.