I San Antonio Spurs sono da anni una delle certezze in NBA, hanno vinto cinque titoli nell’era Gregg Popovich, creatore di una dinastia di successo e tradizione destinata a durare ancora a lungo, ma negli ultimi tre anni si sono dovuti arrendere allo strapotere dei Golden State Warriors ad Ovest, non riuscendo ad andare oltre le finali di Conference.

Dopo il titolo vinto nel 2014 ai danni dei Miami Heat di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh, infatti, gli Speroni hanno clamorosamente perso il primo turno in gara-7 contro i Los Angeles Clippers nel 2015, quindi le semifinali di Conference con gli Oklahoma City Thunder nel 2016 e le finali di Conference con i Golden State Warriors lo scorso anno. Eppure in quest’ultimo caso, in gara-1 ad Oakland, i texani sembravano a un passo dall’impresa e non apparivano affatto inferiori ai devastanti padroni di casa.

Gli ospiti dominano in lungo e in largo e chiudono il primo tempo sul +20 (62-42), per poi farsi rimontare dai Warriors tra terzo e quarto periodo, con i padroni di casa che si impongono di misura per 113-111. Decisivo l’infortunio di Kawhi Leonard, autore di una prestazione sontuosa (26 punti e 8 rimbalzi) e rivelatosi autentico spauracchio per la difesa di Golden State. Dopo aver già saltato parte della serie vinta con gli Houston Rockets, il terzo classificato nella graduatoria per l’MVP era tornato a disposizione di Popovich, ma un colpo di Pachulia lo costringe ad alzare bandiera bianca, stavolta definitivamente per ciò che concerne i playoff.

Il numero 2 esce di scena e il resto della serie prende una piega decisamente diversa e totalmente favorevole ai Warriors, che in gara-2 annientano gli Spurs per 136-100, poi passano senza particolari d’animo all’AT&T Center per 120-108 e completano l’opera in gara-4, conclusasi sul 129-115. Agli Spurs resta il rammarico di non aver potuto dare continuità all’ottima prova offerta in gara-1: come sarebbero andate le cose con Leonard in campo a trascinare gli Speroni? Impossibile dirlo a posteriori, ma di certo la serie sarebbe stata molto più equilibrata e combattuta e difficilmente i Warriors l’avrebbero chiusa in appena quattro gare.

Altro gira, altra corsa. Gli Spurs ripartono in men che non si dica e rivolgono la propria attenzione alla regular season 2017-2018, ma del rientro di Kawhi Leonard nessuna traccia. Nelle prime quattro vittorie stagionali c’è la firma di LaMarcus Aldridge, rivelatosi l’arma in più degli Speroni in assenza di Tony Parker, del nuovo arrivato Rudy Gay e dello stesso Leonard, poi ci pensa eventualmente Manu Ginobili in uscita dalla panchina a dare un significativo apporto alla causa nero-argento, nonostante i 40 anni suonati. San Antonio si attesta fin da subito sul podio della Western Conference, ma non appare la squadra schiacciasassi della stagione passata, conclusa al secondo posto con 61 vittorie e 21 sconfitte, tant’è che a 27 partite dal termine della regular season hanno già pareggiato il numero di sconfitte incassate lo scorso anno.

Aldridge, chiamato anche quest’anno a partecipare all’All-Star Game, è un giocatore che si sposa perfettamente con la filosofia di gioco degli Spurs e attorno a lui danno un contributo più o meno essenziale i tanti altri volti della franchigia, da Ginobili al rientrante Parker, passando per Green, Murray, MillsGasol e tanti altri. L’assenza di Leonard, però, si fa sentire sempre di più, ma a dicembre arriva la notizia che tutti attendevano da tempo: il numero 2 torna in campo nel derby perso contro i Dallas Mavericks all’American Airlines Arena, siglando 13 punti e catturando 6 rimbalzi in 16′, per poi mettere a referto 12 punti in 17′ nel ko in casa degli Houston Rockets e saltare il back-to-back con Dallas, tornando nella vittoria con i Clippers e giocando anche nella sconfitta con i Jazz (rispettivamente 7 e 10 punti a referto).

Nella vittoria interna con i Brooklyn Nets, Leonard fa registrare il suo season high per punti (21) e sembra pronto a tornare sui suoi livelli abituali e, dopo 18 punti nella sconfitta con i Detroit Pistons alla Little Caesars Arena, offre una prova sontuosa nel successo al Madison Square Garden con i New York Knicks (25 punti, 8 rimbalzi e 4 assist). Il suo ritorno a pieno regime sembra ormai una formalità, tant’è che contro i Phoenix Suns propizia la vittoria degli Speroni con 21 punti, poi, dopo altre tre partite saltate, mette a segno 19 punti e cattura 8 rimbalzi nella larga vittoria con i Denver Nuggets. Da quest’ultima gara in poi, Leonard non è più sceso in campo, saltando le successive dieci partite. Attualmente ha una media di 16,2 punti, 4,7 rimbalzi e 2,3 assist in nove partite disputate.

Tante indiscrezioni si sono susseguite in merito alla situazione legata all’infortunio del numero 2 e da San Antonio, come di consueto, non sono arrivate delucidazioni in merito, con Popovich che ha dichiarato che la sua stella “tornerà quando tornerà”. Nel frattempo, in molti hanno contribuito a diffondere la voce che il rapporto tra Kawhi e la società texana sarebbe ai minimi storici, notizia poi smentita seccamente dal gm R.C. Buford e dallo stesso coach Popovich. Non è ancora noto, dunque, se Leonard riuscirà a ritrovare continuità d’impiego già nel corso di questa stagione e se, soprattutto, sarà in grado di tornare in campo in tempo prima che quest’ultima si concluda, almeno per i playoff. Quel che è certo è che, se è vero che San Antonio si sta arrangiando alla grande a un’assenza che avrebbe devastato tante altre squadre, è pur vero che un elemento del calibro di Leonard manca e non poco alla franchigia nero-argento.

The Claw è uno di quei giocatori speciali che impiegano poco tempo a farti innamorare cestisticamente parlando del suo gioco e del suo immenso talento. Devastante e dominante in entrambi i lati del campo, la sua assenza ha tolto tanto agli Spurs sia in difesa che in attacco, oltre ad averci privato della possibilità di assistere alle sue incredibili stoppate, le sue impressionanti e velocissime progressioni offensive e del suo approccio di grande carica agonistica e grinta ad ogni gara, il tutto con una naturalezza disarmante. Vederlo in panchina con la giacca e l’espressione sconsolato di chi, mentre guarda i suoi compagni, vorrebbe essere sul parquet a dargli una mano, è una mazzata per i tifosi di San Antonio e per tutti coloro che amano la pallacanestro in tutte le sue sfumature. Nell’attesa di avere notizie più concrete circa il suo infortunio e la data del suo rientro, continueremo a sperare giorno dopo giorno di poter rivedere al più presto in campo il buon Kawhi.