Quella che sta per concludersi non è stata una regular season particolarmente positiva per gli Charlotte Hornets, che dopo un avvio tutto sommato positivo si sono sciolti come neve al sole, abbandonando in men che non si dica la lotta playoff e attestandosi nelle ultime posizioni della Eastern Conference.

 

Attualmente decimi con 34 vittorie e 42 sconfitte, gli Hornets non sono aritmeticamente fuori dai prossimi playoff, dato che i Milwaukee Bucks ottavi hanno un record di 40-35, ma con pochissime partite alla conclusione della stagione appare piuttosto complicato ipotizzare una clamorosa qualificazione di Charlotte all’imminente post season.

 

La franchigia della Carolina del Nord sembrava aver iniziato l’annata col piede giusto, avendo vinto 5 delle prime 8 partite stagionali. Dwight Howard ha sin da subito offerto prove esaltanti in coppia con Kemba Walker, rappresentando un innesto dall’indiscutibile valore per la squadra guidata da coach Steve Clifford. Poi, però, il lento ma inesorabile declino dei Calabroni, costretti al ko in ben 20 delle successive 28 gare disputate.

 

Concluso l’anno solare con un record negativo di 13-23, gli Hornets hanno provato timidamente a risalire la china, ma non sono bastate le prestazioni esaltanti di Kemba Walker e Dwight Howard a risollevare la squadra, tanto da far parlare di una ricostruzione imminente in quel di Charlotte, con buona parte del roster sul piede partenza, tra cui anche e soprattutto l’uomo franchigia col numero 15 sulla schiena, che prima della trade deadline sembrava in odore di partenza.

 

Il playmaker classe ’90 non solo è poi rimasto alla base, ma ha anche dimostrato di tenere tantissimo ai colori della sua squadra, difendendoli con orgoglio e determinazione in ogni partita e strappando applausi dal suo pubblico per la grinta e il talento messi in mostra con una frequenza inaudita. Dopo aver sfiorato il suo career high per punti e centrato quello di triple mandate a bersaglio in una singola gara, facendo registrare ben 46 punti con 10/14 da dietro l’arco nel netto successo per 140-79 in casa contro i Memphis Grizzlies, Walker ha messo a referto 21 punti nel ko interno per 118-105 contro i Cleveland Cavaliers.

 

La point guard originaria del Bronx ha così toccato quota 9.841 punti con la maglia degli Charlotte Hornets, superando Dell Curry, papà del due volte MVP e campione NBA Steph e del fratello Seth, attualmente in forza ai Dallas Mavericks, e diventando il miglior marcatore di sempre nella storia della franchigia della Carolina del Nord. Un traguardo speciale per il buon Kemba, che non ha trattenuto le lacrime per la standing ovation ricevuta a fine gara da parte del suo pubblico, sempre caloroso nei confronti di un giocatore tanto importante quanto affezionato alla squadra di Charlotte.

 

Tra i tanti che hanno voluto esprimere la propria opinione in merito al record stabilito da Kemba Walker, ha detto la sua anche il proprietario della squadra Michael Jordan, uno che in carriera ha scritto la storia del gioco con la maglia dei Chicago Bulls, vincendo, tra i tanti riconoscimenti, 6 anelli, 5 MVP della regular season, 6 MVP delle Finals, 3 MVP dell’All-Star Game, un Rookie of the Year, un Defensive Player of the Year ed è risultato ben 10 volte il miglior scorer della stagione regolare.

 

MJ ha speso bellissime parole per il principale volto della sua squadra: “Sono molto felice per Kemba. Diventare il miglior realizzatore nella storia della franchigia è un gran traguardo ed è la ricompensa del suo duro lavoro, della sua dedizione e passione per il gioco. Kemba dimostra alla grande che cosa significhi essere un membro della nostra franchigia. Il suo impegno e la sua leadership nei confronti della nostra squadra e dell’intera città di Charlotte non hanno eguali. Sono molto orgoglioso che faccia parte della nostra squadra. Congratulazioni, Kemba!”. E se a dirlo è uno come Michael Jordan, significa che siamo di fronte ad un giocatore tutt’altro che banale.