Dopo aver saltato interamente la scorsa regular season in seguito ad un infortunio al quinto metatarso del piede destro, Ben Simmons ha calcato per la prima volta i parquet NBA nella stagione regolare che volge ormai al termine, riuscendo ad avere sin da subito un ottimo feeling con l’affascinante quanto complicato ed insidioso universo NBA e divenendo in breve tempo un perno imprescindibile per i Philadelphia Sixers.

 

La prima scelta assoluta del Draft dello scorso anno è, insieme al possente centro camerunese Joel Embiid, anch’egli frenato da problemi fisici nei primi tre anni nella lega, uno dei principali punti di riferimento dei giovani ed ambiziosi Sixers, pronti a tornare a dire la loro ai playoff dopo cinque anni consecutivi di assenza. Reduce da 12 vittorie di fila, la franchigia della Pennsylvania è infatti attualmente quarta ad Est con 48 vittorie e 30 sconfitte, appena un successo in meno dei Cleveland Cavaliers terzi, ragion per cui può ancora ambire alla terza piazza.

 

Merito anche e soprattutto di Ben Simmons, che sta viaggiando a medie di 15.8 punti, 8.1 rimbalzi, 8.1 assist e 1.7 palle recuperate col 54,3% al tiro dal campo, è terzo nella lega per triple doppie (11), dietro soltanto a LeBron James (17) e a Russell Westbrook (24) e dodicesimo per doppie doppie (36), ed è vicinissimo alla conquista del premio di Rookie of the Year. Il suo antagonista principale, in questo senso, appare Donovan Mitchell, che sta trascinando gli Utah Jazz ad una qualificazione ai playoff che fino a pochi mesi fa appariva a dir poco utopica.

 

Il numero 45 della franchigia di Salt Lake City, però, non dovrebbe essere in pole position nella griglia di partenza, nonostante abbia recitato sin qui un ruolo quasi identico a quello di Simmons, portando la sua squadra allo stesso piazzamento nell’altra Conference. Big Ben ha già strappato enormi consensi e incantato su tutti i parquet in cui ha messo piede finora, non soltanto grazie ai suoi indiscutibili mezzi tecnici di gran valore, ma anche e soprattutto in virtù di una personalità ed una maturità decisamente insolite per un giovane talento, che compirà 22 anni il prossimo 20 luglio.

 

Simmons è un giocatore piuttosto polivalente, in grado di trattare la palla, è un efficiente passatore, uno scorer prolifico, un buon rimbalzista ed ha nelle sue corde infinite qualità. Tra le sue (poche) mancanze vi è il tiro da tre, che fino a questo momento ha tentato soltanto 11 volte in 77 partite giocate, senza mai far centro. Il prodotto di LSU, inoltre, non è un tiratore particolarmente impeccabile dalla lunetta (180 tiri liberi realizzati su 320 tirati, 56,3% di efficienza). Se riuscirà a migliorare in questi aspetti, potrà diventare uno dei migliori all around players di sempre. Le stimmate del campione, del resto, le ha già e se in tanti vedono in lui l’erede di LeBron James, un motivo ci sarà.

 

Tra i suoi tanti estimatori, figura anche Julius Erving, uno che nei Philadelphia Sixers ha recitato un ruolo che definire prestigioso sarebbe riduttivo, indossandone la maglia dal 1976 al 1987 e vincendo, in quest’arco di tempo, un MVP della regular season nel 1981, due MVP dell’All-Star Game (1977 e 1983) e, soprattutto, un titolo NBA nel 1983, l’ultimo in ordine cronologico vinto dai 76ers, che hanno ritirato la sua maglia numero 6. “Ben Simmons è uno di quei giocatori che nascono una volta ogni dieci anni, o forse una volta nella vita. Influenza positivamente i suoi compagni e sembra che abbia gli occhi dietro la testa per come manda a canestro i suoi compagni. Si tratta di un giocatore talentuosissimo, siamo contentissimi e fortunati ad averlo con noi.”

 

Queste le parole di Erving sull’impatto che Ben Simmons ha avuto fino a questo momento con la maglia dei Philadelphia Sixers. Un elogio a dir poco speciale per l’australiano, anche e soprattutto perché arriva dal sesto miglior realizzatore di sempre, nonché MVP e campione NBA, che peraltro ha scritto tanti capitoli di storia proprio con la maglia che oggi indossa Simmons. Oltre a ciò, non è il primo e, sicuramente, non sarà l’ultimo complimento degno di nota che il 21enne riceve nel corso di un primo anno di carriera a dir poco da incorniciare. Il meglio, però, deve ancora venire, perché Simmons avrà l’opportunità di convincere anche i più scettici nei playoff, per poi andare a caccia del premio di Matricola dell’anno.