CLEVELAND CAVALIERS – GOLDEN STATE WARRIORS: per il quarto anno di fila, sono loro le squadre che si affronteranno per la conquista dell’anello. I protagonisti sono sempre loro; da un lato il SuperTeam dei Golden State Warriors, capitanati dal loro leader Stephen Curry e assistito dai vari Kevin Durant, Klay Thompson e Draymon Green, mentre dall’altro lato abbiamo “The King” Lebron James, alla guida dei suoi Cavalieri. Warriors e Cavaliers sono probabilmente le migliori squadre della Lega ad oggi, ma i primi scricchiolii interni (lato GSW) e i continui cambi al roster (lato CLE) avevano messo in dubbio la loro presenza nelle Finals. La loro supremazia nelle Conference sembrava essere messa in dubbio dalla crescita di alcune squadre, che nel corso dell’anno parevano aver raggiunto il livello di queste due superpotenze, facendoci pensare ad un esito diverso.
Ne sono un esempio i Boston Celtics ad Est, che in Regular Season hanno preceduto Cleveland in classifica (Boston 2, Cleveland 4) e disputando quindi le finali di Conference con il fattore campo a favore, riuscendo a portare la serie subito sul 2-0. L’eccelsa organizzazione di gioco data da Coach Brad Stevens e la valorizzazione dei giovani del roster, avevano messo The King e co. con le spalle al muro, mettendo a nudo tutti i difetti dei Cavs. La sfrontatezza dei giovani Brown e Tatum, l’esperienza e l’intelligenza cestistica di Horford, la sorpresa Rozier sono stati gli ingredienti fatali nelle due gare iniziali. Sono state diverse le testate giornalistiche che dopo le due gare al TD Garden avevano dato Cleveland come prossima all’eliminazione. La supremazia a livello di gioco era troppo ampia per permettere a Cleveland di strappare una vittoria in queste finali di Conference, ma da Gara 3 in poi James, per l’ennesima volta, dimostra la sua totale onnipotenza, caricandosi sulle spalle squadra, allenatore e tifosi trainandoli tutti all’ennesima finale NBA. Mai come quest’anno Lebron è stato così decisivo e così spietato nel suo modo di giocare (in Gara7 ha giocato tutti i 48 minuti) e le statistiche in questi Playoff ne sono una prova: leader per punti nei playoff (34.0), tredicesimo per rimbalzi (9.2) e terzo per assist (8.8). Lebron è l’anima di Cleveland e l’esito di queste finali sarà decisivo per la sua Second Decision in estate.
Dal canto suo Golden State ha avuto un inizio playoff decisamente in discesa, avendo prima chiuso la serie sul 4-1 con i San Antonio Spurs e poi, sempre con il medesimo risultato, con New Orleans. Nonostante l’assenza di Curry a causa dei soliti problemi alla caviglia, gli Warriors hanno dimostrato tutta la loro superiorità in entrambe le serie, guidati da un Kevin Durant in formato MVP (29.0 punti di media nei Playoff) ed il consueto apporto dello “Splash Brother” Klay Thompson (20.5 di media). Steph ha quindi potuto recuperare dall’infortunio senza eccessiva fretta ed esordendo in gara 2 della serie con i Pelicans mettendo a referto 28 punti, 7 rimbalzi e 2 assist in soli 27 minuti. Golden State si sbarazza facilmente di New Orleans e si trova a fronteggiare in finale la squadra probabilmente più attrezzata e completa della Western Conference, ovvero gli Houston Rockets. Harden e compagni danno del filo da torcere ai pluricampioni NBA, portando la serie sul 3-2 per la franchigia del Texas. A volte però, la fortuna gioca un ruolo fondamentale nella successione degli eventi e l’esempio lampante avviene in Gara 5 giocata al Toyota Center di Houston. Alle prime Finals disputate in carriera, sul più bello Chris Paul si infortuna e darà forfait per le 2 gare successive. Risultato finale: Golden State 4-3 Houston. Non sappiamo cosa sarebbe successo se CP3 non si fosse infortunato, ma la fortuna ha voltato le spalle alla franchigia texana e i fatti parlano dell’ennesimo atto Cleveland- Golden State.
Cosa dobbiamo aspettarci da queste Finals? Sarà l’ennesimo anello per i ragazzi della Baia o Lebron si consacrerà definitivamente a livello del mito Michael Jordan?