Volevo attendere un pò prima di scrivere. Prima di pronunciarmi su quanto successo sta notte al Fiserv Forum, ma non ci riesco. “Aggia parlà” come si dice dalle mie parti. “Devo parlare”.

Una stagione fatta di troppi alti e bassi. Una stagione fatta di troppe dichiarazioni. Speculazioni. Litigi. Una stagione fallimentare è stata quella appena conclusa dei Boston Celtics. Non sono mai stato un grandissimo estimatore di Kyrie versione TD Garden. Non mi è mai piaciuto il suo modo di “guidare” il gruppo al risultato, eppure senza una stella come lui, sono sicuro che alla voce L ce ne sarebbero un po’ in più. Sono sempre stato affascinato dalla forza del gruppo di una squadra, e non dal singolo che eccelle, per questo non ammiro il gioco di Harden e dei suoi Rockets, ma nel loro sistema è efficace e va bene così. Colui che scrive è un tifoso Boston dalla nascita e c’è stato anche nei momenti in cui l’uomo di punta era Kelly Olynyk, non momenti o ricordi felicissimi.

Quello che più mi ha deluso è il modo in cui la squadra ha giocato. Adani per gli uruguagi parla di Garra Charrua, a Napoli si parla di cazzimma, in senso positivo. La voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo. La forza del singolo che si mette a disposizione del gruppo per un interesse comune. La voglia di sacrificarsi. Combattere su ogni pallone vagante. Tutte cose che sono mancate nella stagione dei Celtics.
Ho letto un post di Marco Crespi, l’allenatore della nazionale femminile e giornalista per Sky Sport, in cui brevemente ha analizzato la stagione dei ragazzi di Brad Stevens. “Non ci sono pozioni magiche. C’è la sua esigenza e quanto hai costruito.” Questa è la conclusione. “L’esigenza e quanto hai costruito.” Parole semplici ma che scolpiscono lapidariamente quello che è stato. Una squadra senza idee, e troppe prime donne. Una squadra non mai tale che ha finito per schiantarsi contro, ormai non lo è più, la rivelazione più grande di questa stagione, i Milwaukee Bucks.
Ricordo indelebile la sconfitta in gara 7 della scorsa stagione contro i Cavs di un alieno Lebron James. La ricordo perfettamente perché l’ho rivista mille volte, per tutto il corso della stagione. L’ho rivista, riascoltata, mi sono emozionato, sperando che quella rappresentasse un punto di partenza per una futura Finals, nemmeno di Conference, eppure non mi sono mai accorto della realtà dei fatti.

I Boston Celtics, senza se e senza ma, per me, giocano molto meglio senza Kyrie. Un leader mai tale in una squadra che aveva il proprio All Star nel Gioco, nel concetto di Family che forse si era radicato in un gruppo giovane ma voglioso di stupire. Certo, mi obbietterete, e perché non hanno giocato come lo scorso anno?! Una domanda di non semplice risposta, ma ogni stagione è una cosa a sé. Lo scorso anno nella deserta Eastern Conference c’era solo l’Alieno da battere, quest’anno il livello si è alzato tra le pretendenti e ciò ha creato non tante difficoltà. Un gruppo che ha più volte visto il suo “leader” esternare troppe cose di spogliatoio. Giocatori che reclamavano un ruolo non più loro. Un allenatore in balia della confusione.
Non è mai stata la squadra di Gordon e Kyrie, Boston è una franchigia costruita sul team work e forse non è posso per leader solitari.
Detto ciò complimenti ai Bucks, ci riproveremo il prossimo anno.