Nella vittoria dei Blazers sul campo dei Nuggets, la prestazione di McCollum è stata senza ombra di dubbio decisiva, ma il campione di Portland non è stato certamente l’unico a disputare una super partita.
Ad esempio, Kanter si è fatto sentire sotto canestro, catturando 12 rimbalzi e mettendo a segno 12 punti. Lillard non ha disputato una grande partita – 13 punti con 10 rimbalzi e 8 assist -, ma nei momenti decisivi della gara si è fatto sentire.
Forse, la vera differenza tra le due squadre c’è stata soprattutto nell’energia e nel contributo portato dai giocatori entrati dalla panchina. Zach Collins e Evan Turner, in tal senso, sono stati decisivi. Menzione d’onore anche per Hood.
Collins ha concluso la partita con sette punti e sei rimbalzi, ma è soprattutto in fase difensiva che Zach ha dato il meglio di se. Infatti, nonostante avesse giocato quasi tutto il secondo tempo con cinque falli, il 33 dei Blazers ha lottato come un leone, tantoché Stotts lo ha fatto giocare quasi sempre con Kanter, tenendo in panchina Aminu.
Turner, nelle precedenti sei partite, aveva segnato a malapena quattro punti (tutti in gara-2). In gara-7, invece, ne ha messi 14, con sette rimbalzi e due assist. Prestazione al tiro ottima (42.9%) e che fa ben sperare in vista delle finali di conference. Evan ha dimostrato a Stotts che può contare anche su di lui. Hood ha dovuto lasciare il campo anticipatamente, ma ha concluso con sei punti e col 33.3% dal campo.
La panchina dei Blazers ha messo a segno in totale 29 punti, mentre quella dei rivali si è fermata a 17. Bene Barton (8 punti), male Morris e Plumlee (9 punti totali), malissimo Beasley, che non ha mai trovato il canestro, mentre nelle precedenti sei partite aveva messo a segno in totale 51 punti.
Quindi, la panchina di Portland ha giocato un ruolo fondamentale nel riportare i Blazers a giocarsi l’accesso alle finali NBA dopo tempo immemore. Infatti, l’ultima finale di conference disputata da Portland risale al 2000, mentre l’ultima finale NBA risale addirittura al 1992.
Per tentare l’impresa, Stotts spera che i subentrati mettano in campo la stessa energia messa l’altra notte, perché per battere i Warriors c’è bisogno anche di quelli che non si chiamano Lillard o McCollum.