Partirà questa notte la caccia all’anello di Golden State Warriors e Toronto Raptors, che si affronteranno nelle Finals 2019, le prime senza LeBron James dal 2010. I campioni in carica hanno raggiunto l’ultimo atto dei playoff per il quinto anno consecutivo, dopo aver superato per 4-2 i Los Angeles Clippers e gli Houston Rockets e per 4-0 i Portland Trail Blazers, mentre i canadesi partecipano alle Finals per la prima volta nella loro storia, dopo aver battuto, nell’ordine, Orlando Magic (4-1), Philadelphia Sixers (4-3) e Milwaukee Bucks (4-2). I Raptors, inoltre, avranno dalla loro parte il fattore campo: alla Scotiabank Arena di Toronto, infatti, si giocheranno gara-1 e gara-2 e le eventuali gara-5 e gara-7.

Stephen Curry, Klay Thompson e Draymond Green hanno trascinato i Golden State Warriors alle Finals per il quinto anno consecutivo.

Golden State è indubbiamente favorita, avendo già vinto tre delle ultime quattro Finals disputate, di cui due consecutive, ma soprattutto perché ha dimostrato di essere in grado di vincere e convincere anche senza Kevin Durant, che ha saltato gara-6 contro i Rockets e tutta la finale di Conference contro i Blazers e sarà out anche stanotte.

Nelle cinque partite sin qui disputate senza KD, Stephen Curry sta viaggiando a medie di 35.8 punti, 7.6 rimbalzi e 8.2 assist col 46.5% dal campo e il 42% da dietro l’arco. Già due volte MVP della regular season e campione NBA nel 2015, nel 2017 e nel 2018, il numero 30 potrebbe finalmente mettere in bacheca il premio di MVP delle Finals qualora dovesse proseguire su questi livelli e trascinare i Warriors al trionfo.

Da non sottovalutare, in particolar modo, Klay Thompson e Draymond Green, quasi in tripla doppia di media contro Portland (16.5 punti, 11.8 rimbalzi e 8.8 assist a partita), ma anche Andre Iguodala, che contro i Rockets ha fatto la differenza in entrambe la metà campo e con i Blazers si è ripetuto in quella difensiva, e Kevon Looney, che ha messo a referto 10 punti, 6.5 rimbalzi e 1.3 palle recuperate col 78% dal campo nelle quattro gare della serie contro Portland.

Questa notte, inoltre, i Warriors potrebbero ritrovare DeMarcus Cousins, che risulta “questionable”. Il suo sarebbe un ritorno fondamentale per i Dubs, che permetterebbero a Green di dosare le sue energie per tenere a bada Kawhi Leonard, indubbiamente il pericolo numero uno per i californiani di Steve Kerr.

Kawhi Leonard festeggia insieme ai suoi compagni il primo storico trionfo dei Toronto Raptors nella Eastern Conference.

Già campione NBA e MVP delle Finals nel 2014 coi San Antonio Spurs, The Claw stava per trascinare gli Speroni al colpaccio in gara-1 delle Finali di Conference del 2017, poi perse 4-0 dai texani, anche e soprattutto in seguito all’infortunio del classe ’91 nella sopracitata prima partita della serie.

Dopo aver saltato la post season lo scorso anno, Leonard è tornato a dominare nei playoff in questa stagione, coi Toronto Raptors, con cui sta viaggiando a medie di 31.2 punti, 8.8 rimbalzi, 3.8 assist e 1.6 recuperi per partita col 51% al tiro e il 39% dalla lunga distanza. Il numero 2, inoltre, ha deciso la serie contro i Philadelphia Sixers con il canestro decisivo sulla sirena in gara-7, per poi trascinare i suoi a una clamorosa rimonta da 0-2 a 4-2 contro i Milwaukee Bucks, la squadra col miglior record della lega (60-22).

Al suo primo anno in Canada, Leonard ha guidato i Raptors alle Finals per la prima volta nella loro storia, ma non è di certo l’unico protagonista della super cavalcata dei ragazzi di Nick Nurse. Oltre a Kyle Lowry, che è riuscito a rialzarsi dopo un complicato avvio di post season, infatti, si segnalano Marc Gasol, che in questi playoff sta tirando quasi 4 triple a partita col 40% e ha 1.3 stoppate di media, ma soprattutto Fred VanVleet.

Quest’ultimo, infatti, si è rivelato un vero e proprio fattore determinante nella serie contro i Bucks. Il classe ’94 aveva cominciato malissimo la serie, mettendo insieme appena 10 punti segnati col 20% dal campo (4/20) e il 18% da tre (2/11), per poi riscattarsi ampiamente nelle ultime tre gare: 13 punti e 6 assist con l’83% al tiro (5/6) e il 100% dalla lunga distanza (3/3) in gara-4, 21 punti con un career-high di 7 triple (su 9 tentativi) in gara-5 e 14 punti con l’83% dal campo (5/6) e l’80% da oltre l’arco (4/5) nella decisiva gara-6.

Oltre alle stelle e ai giocatori chiave, la differenza la faranno anche e soprattutto le panchine delle due squadre. Entrambe possono contare su giocatori che si fanno spesso e volentieri trovare pronti e preparati nei momenti che contano e che col loro apporto danno alle rispettive squadre quel pizzico di grinta e energia che risulta quasi sempre decisivo nei duelli più combattuti.

Fino a poche settimane fa, tra Milwaukee e Toronto la prima sembrava essere maggiormente in grado di mettere in difficoltà i Warriors, ma i canadesi – reduci da una serie molto complicata e tirata con i Philadelphia Sixers, decisa dal super periodo di forma di Kawhi Leonard – hanno successivamente dimostrato di essere un gruppo piuttosto valido. Insomma, le loro stelle principali servono come il pane, ma se rendono al meglio è anche e soprattutto grazie al collettivo (discorso che vale sia per Leonard che per Durant).

POSSIBILI RIVELAZIONI

Kevon Looney (Golden State Warriors) – Il classe ’96 sta disputando la miglior post season della sua carriera, risultando un fattore importante in uscita dalla panchina. Dopo aver dato un ottimo apporto sia contro i Rockets che contro i Blazers, potrebbe dire la sua anche alle Finals al cospetto di Gasol e Ibaka.

Fred VanVleet (Toronto Raptors) – Nelle ultime quattro gare contro i Bucks ha tirato complessivamente con poco più dell’82% da dietro l’arco, un dato pazzesco, soprattutto se si considera che aveva cominciato malissimo i playoff. Contro i Warriors dovrà continuare così per offrire ai suoi un’arma in più con cui combattere.

A CACCIA DI RISCATTO

Andre Iguodala (Golden State Warriors) – Serie decisamente negativa per lui quella contro i Blazers, in cui, pur essendosi reso protagonista di una super giocata ai danni di Damian Lillard per regalare ai Warriors il successo allo scadere in gara-2 (114-111), ha reso al di sotto delle aspettative, passando dai 13.5 punti col 59% dal campo e il 48% da tre della serie contro i Rockets ai 3.3 punti col 36% al tiro di quella contro Portland.

Serge Ibaka (Toronto Raptors) – Servirà anche e soprattutto il suo contributo, sotto le plance e non solo, a Toronto per battere Golden State. L’ex OKC, in questo senso, dovrà per forza di cose fare meglio rispetto a quanto fatto nelle Finali di Conference vinte per 4-2 contro i Milwaukee Bucks, in cui ha viaggiato a medie di appena 8.2 punti, 7 rimbalzi e un assist con un pessimo 10% da tre.

FAVORITI MVP FINALS

Stephen Curry (Golden State Warriors) – 3 titoli in bacheca, 0 MVP delle Finals. Con KD che rischia di saltare buona parte della serie (se non tutta), potrebbe essere l’anno buono per lui in questo senso.

Kawhi Leonard (Toronto Raptors) – già vincitore del premio nel 2014, quando trascinò i San Antonio Spurs a un netto 4-1 contro i Miami Heat di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh.