“Non giudicatemi per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi.”, una delle frasi più celebri di Nelson Mandela, può descrivere al meglio l’inizio di stagione di Markelle Fultz. Passato via trade dai Philadelphia Sixers agli Orlando Magic lo scorso febbraio, la point-guard classe ’98 ha attraversato tanti momenti di difficoltà nei mesi scorsi, tra infortuni alla spalla (tra le cause principali delle sue enormi difficoltà al tiro), problemi personali dovuti allo stress – tanto che lo shooting coach Drew Hanlen sosteneva che soffrisse di yips (perdita di capacità motorie negli atleti) – e prestazioni deludenti, tanto da prendere seriamente in considerazione addirittura l’ipotesi del ritiro.

Markelle Fultz, prima scelta assoluta dei Philadelphia Sixers al Draft del 23 giugno 2017, stringe la mano al commissioner NBA Adam Silver.

Selezionato con la prima scelta assoluta al Draft 2017 dai Philadelphia Sixers, dopo l’ottima stagione al college con i Washington Huskies (23.2 punti, 5.7 rimbalzi, 5.9 assist, 1.6 palle recuperate e 1.2 stoppate col 48% dal campo e il 41% da dietro l’arco in 25 presenze) il suo nome era sulla bocca di tutti e in tanti si aspettavano grandissime cose dal giovanissimo playmaker. In poco tempo, però, a fronte di tante situazioni complicate che non gli hanno permesso di mettersi in mostra, è stato etichettato come “bust”, ossia un disastro, termine utilizzato negli sport americani per riferirsi a giocatori che non riescono a rispettare le altissime aspettative nei loro confronti.

Fultz ha lasciato i Sixers dopo aver accolto appena 33 presenze in due stagioni, disputando anche 3 partite di playoff nell’anno da rookie.

Fultz sembrava suo malgrado avere tutte le carte in regola per rientrare nel folto elenco delle peggiori prime scelte di sempre (basti pensare ai vari Greg Oden e Anthony Bennett, solo alcuni dei casi più recenti), non essendo mai riuscito a convincere nei primi due anni nella lega: 7.1 punti, 3.1 rimbalzi e 3.8 assist col 40.5% al tiro in poco più di 18′ a partita in appena 14 presenze nell’anno da rookie – in cui, nell’ultima partita di regular season, il 12 aprile 2018, è anche riuscito a diventare il giocatore più giovane della storia a far registrare una tripla doppia, facendo registrare 13 punti, 10 rimbalzi e 10 assist contro i Milwaukee Bucks, a soli 19 anni e 317 giorni – (8.2 punti, 3.7 rimbalzi e 3.1 assist col 42% dal campo e il 29% da tre in 22.5′ a gara in 19 apparizioni nella stagione da sophomore.

Markelle Fultz a colloquio con Brett Brown, l’head coach dei Philadelphia Sixers.

Proprio nel corso del suo secondo anno in NBA, i Philadelphia Sixers decidono di liberarsene prima della trade deadline di febbraio, spedendolo agli Orlando Magic in cambio del veterano Jonathon Simmons, una prima scelta e una seconda scelta al Draft. In Florida non disputa alcuna partita, la squadra approda ai playoff piazzandosi al settimo posto a Est (42-40) e viene eliminata al primo turno dai futuri campioni NBA dei Toronto Raptors (4-1). Nel frattempo, Fultz lavora duramente, con l’obiettivo di smentire i detrattori il prima possibile e far rimpiangere ai Sixers la decisione di scambiarlo.

Fultz in posa con la canotta degli Orlando Magic.

Nel primo match stagionale contro i Cleveland Cavaliers, Fultz debutta ufficialmente con la maglia degli Orlando Magic, offrendo una prestazione più che positiva: 12 punti, 6 assist e 2 recuperi col 50% dal campo (6/12) in 23′ in uscita dalla panchina nel successo dei suoi (94-85). Dopo altre quattro partite in second unit, il 21enne nativo di Upper Marlboro diventa titolare, inanella una serie di prestazioni positive e trascina i suoi alla vittoria nella gara casalinga contro i Washington Wizards.

Fultz schiaccia senza pietà per il ferro: l’atletismo è tra le principali doti del prodotto di Washington University.

Il 125-121 finale, infatti, porta anche e soprattutto la firma di Fultz, che mette a referto 19 punti, 3 rimbalzi, 2 assist e una palla rubata con ottime percentuali sia dal campo (80% con 8/10) che da dietro l’arco (67% con 2/3) in poco meno di 26′, rendendosi inoltre autore del canestro decisivo: a 42 secondi dalla sirena del quarto quarto e con i suoi in vantaggio di soli tre punti, infatti, il numero 20 intercetta un passaggio di Bradley Beal e si invola al ferro per la schiacciata del +5, subendo anche il fallo di Davis Bertans per portare i Magic a due possessi di vantaggio, archiviando definitivamente la pratica contro la squadra che tifava da bambino.

Nel suo primo anno in quel di Orlando, Markelle Fultz sta viaggiando a 10.6 punti, 2.1 rimbalzi, 3.1 assist e 1.6 palle recuperate col 48% al tiro.

Certo, è ancora troppo presto per sbilanciarsi e per stabilire con esattezza cosa potrà diventare Markelle Fultz tra qualche anno: attualmente, ogni scenario è possibile per il giovanissimo playmaker originario del Maryland, che si sta impegnando al massimo per riacquistare credibilità all’interno della lega e dimostrare a tutti di poter essere un giocatore importante. Tanti sono i progressi che dovrà fare, soprattutto dal punto di vista tecnico (tra i tanti aspetti da migliorare del suo gioco, spiccano le difficoltà al tiro da oltre l’arco, ma rispetto agli anni scorsi il giocatore ha maggior fiducia nei propri mezzi e non ha paura di provarci nemmeno dopo un airball o un errore clamoroso), ma per ciò che concerne la mentalità sembra di avere di fronte un veterano.

Fultz in azione con i Magic, la sua seconda squadra in carriera.

Lo dimostra non soltanto la grandissima giocata contro i Wizards, a coronamento di una prestazione da incorniciare, ma anche le parole dei suoi compagni, soprattutto quelli più esperti, e il fatto che nonostante tutte le critiche e le esternazioni fatte dai suoi detrattori negli ultimi anni Fultz sia riuscito a reagire e a tornare sul parquet, esibendosi in prestazioni che finora non gli erano mai riuscite prima d’ora. Il tutto dopo illazioni di varia natura, insulti e critiche che avrebbero potuto definitivamente comprometterne la carriera e affossarne l’autostima. Per fortuna non ce l’hanno fatta, e ciò soprattutto perché in pochi hanno imparato a conoscerlo realmente e a ponderare un’analisi equilibrata che tenesse conto di tutti gli innumerevoli fattori che hanno contributo a tessere i fili di una ragnatela che si è rivelata più un’ancora di salvezza che una trappola mortale.

“Per fare questo disegno ci ho messo cinque minuti, ma ci sono voluti sessant’anni per arrivarci.”, disse in merito a una sua opera il pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir. Fultz, allo stesso modo, in pochi secondi si è reso autore di una giocata che vale molto più di una vittoria in regular season e la cui eccezionalità non sta soltanto nel gesto tecnico. In quei brevissimi istanti, si è rivisto passare davanti tutte le difficoltà vissute negli ultimi anni, tutte le volte in cui si era chiesto se valesse davvero la pena continuare a provarci o aveva letto articoli e post di scherno e odio nei suoi confronti.

Fultz sale in cielo per una schiacciata nel match tra i suoi Orlando Magic e i Cleveland Cavaliers all’Amway Center.

Dietro quello sguardo innocuo e introverso di quello che sembra un ragazzino come tanti c’è anche e soprattutto una persona, prima ancora che un giocatore, che a soli 21 anni è già d’esempio per tanti, anche più grandi di lui, essendo stato bravissimo a non farsi schiacciare da tutte le cattiverie che gli sono piombate addosso nel corso degli anni. Davanti a sé, un futuro incerto (com’è normale che sia, nessuno può avere garanzie nella vita) ma finalmente ricco di speranze. Soltanto il tempo ci dirà diventerà un uomo franchigia, un All-Star, un role player di livello o altro ancora. In ogni caso, piaccia o meno, Markelle Fultz è innegabilmente speciale.