Una Western Conference così bella e agguerrita non si vedeva da molti anni. Arrivati ai nastri di partenza, si può dire tante squadre possono far bene.
Gli strafavoriti sono i campioni in carica, i Los Angeles Lakers di Lebron James, usciti addirittura più forti di prima dall’ultimo mercato.
Sono arrivati nella città degli angeli Wesley Matthews, Marc Gasol, Montrezl Harrell, Dennis Schroder e Alfonzo McKinnie. Hanno lasciato LA, invece, Rondo, Green, McGee, Howard e Bradley.
Inoltre, Kuzma, Markieff Morris, Waiters, JR Smith e Quinn Cook hanno deciso di restare nelle file gialloviola.
La società, quindi, ha fatto un ottimo lavoro. Coach Vogel ha nelle mani un diamante ancora più grezzo dell’anno scorso, e l’entusiasmo attorno a questa squadra è quello dei tempi migliori.
Le due perle sono sempre, James e Davis, ma quest’anno, con una rosa di questa qualità, potranno riposarsi maggiormente per arrivare carichi ai momenti decisivi.
L’altro sicurissimo del posto da titolare è Caldwell-Pope, decisivo nelle ultime finali.
Il posto che era di Rondo probabilmente andrà a Schroder, un po’ meno imprevedibile rispetto all’ex Celtics, ma comunque dotato di una grande velocità, cosa che gli permette di infilarsi spesso nelle difese avversarie.
Il lungo titolare sarà Marc Gasol, con Harrell pronto a subentrare. Lo spagnolo non porta molti punti, ma sa sempre come rendersi utile, come deve muoversi correttamente all’interno del campo.
La panchina è molto più profonda rispetto a un anno fa. Infatti, oltre all’ex Clippers, ci sono Kuzma, Caruso, Matthews, Morris, JR, Horton-Tucker e McKinnie.
Se l’entusiasmo attorno a una squadra è molto alto, sono altresì alte pure le aspettative. Vogel ha a disposizione un solo risultato: vincere, altrimenti la stagione sarà considerata fallimentare.
I Lakers torneranno in campo per il big match di Natale contro Dallas, dopo aver perso la prima partita stagionale contro i Clippers, che vengono dal fallimento più grande della loro storia.
Sembrava tutto pronto, un anno fa, per vedere i Clippers alzare al cielo il primo trofeo della loro storia, ma poi le cose andarono diversamente.
Ora, però, bisogna rimboccarsi le maniche e pensare a questa di stagione, iniziata però col piede sbagliato viste le tre sconfitte su tre in preseason.
Harrell e Shamet sono andati rispettivamente a Brooklyn e ai Lakers, venendo rimpiazzati da Batum e Ibaka. Queste sono le uniche novità di quest’anno, per quanto riguarda i giocatori.
Doc Rivers, dopo il disastro della stagione scorsa, è stato esonerato e rimpiazzato da Tyronn Lue, nella speranza che sia lui a portarli più in alto di tutti, come fece nel 2016 con Cleveland.
I big three sono sempre loro, George, Leonard e Lou Williams, coadiuvati da Zubac e Beverley. Sono rimasti pure Jackson, Patterson e Marcus Morris, mentre Luke Kennard ha appena firmato un quadriennale.
I tre sicuri titolari sono Beverley, George e Leonard. Nel ruolo di lungo sarà quasi sicuramente di Ibaka, con Zubac che quest’anno dovrebbe partire dalla panchina, anche se non è escluso che i due possano condividere il parquet.
L’altro titolare sarà uno tra Batum e Jackson, con Lou Williams e Morris pronti a subentrare.
La panchina, non più profonda come quella di prima. C’è sempre Williams ma non c’è più Harrell.
La base della squadra è comunque forte, si può ambire a qualcosa di più a una semplice semifinale di conference.
I californiani devono utilizzare la batosta dell’anno scorso come motivazione per cercare il riscatto quest’anno. Ci possono riuscire, hanno tutte le carte in regola per farlo.
Se poi Paul George è quello visto stanotte, allora sì che si può sognare in grande.
La squadra che li ha eliminati dalla corsa al titolo NBA sono i Denver Nuggets di Mike Malone.
La grande novità si chiama Facundo Campazzo, star Argentina che in Europa ha fatto faville. Per il resto il roster è identico alla stagione scorsa.
Le stelle sono sempre Jokic e Murray, il duo forse più completo di tutta l’NBA dopo quello composto da LBJ e AD.
Il serbo domina sotto canestro, sa aprire gli spazi come nessuno nel suo ruolo, Jamal è definitivamente esploso nella bolla.
A dar loro man forte ci sono sempre Michael Porter Jr, Paul Millsap, Will Barton e Gary Harris, oltre a JaMychal Green, Bol Bol e Monte Morris.
Non ci sono più Torrey Craig e Jerami Grant.
Porter è ormai molto più arrosto che fumo, Millsap ha forza ed esperienza da vendere, mentre Barton e Harris sanno come rendere difficile la vita agli avversari.
Il quintetto sarà quasi sempre quello composto da Jokic, Murray, Harris, Barton e Millsap, perché Malone vuole fare di Porter il suo sesto uomo di fiducia.
Nella bolla sono stati la seconda squadra più sorprendente di tutta la Nba dopo Miami, mostrando qualità e grande forza d’animo, non si rimontano due 3-1 consecutivi per caso.
Con questa squadra, Malone può ripetere il cammino compiuto in quel di Orlando, magari portando la sua squadra ai playoff da seconda a Ovest.
In pre-stagione la squadra ha vinto solo l’ultima delle tre partite giocate, contro Portland, mentre la prima partita sarà contro una squadra alla portata i Sacramento Kings.
I Clippers sono stati i secondi ad essere eliminati dalla corsa per mano di Denver, la prima fu Utah.
Quin Snyder ha a disposizione gli stessi player della stagione passata, però quest’anno deve portare la squadra ai playoff con il fattore campo a favore, e portarla almeno alle semifinali.
Il cast è composto da giocatori di primissimo ruolo come Mitchell, Conley, Gobert – che ha appena il contrattone della sua vita – e Bojan Bogdanovic.
Con le qualità nel palleggio di Conley, la stazza del lungo francese, l’esplosività di Mitchell e il tiro del croato si può ambire a entrare a far parte dell’élite della NBA.
Non dimentichiamoci, poi, che c’è anche Joe Ingles, la shooting forward titolare. Il vero problema per coach Snyder è che ha le rotazioni molto corte.
Questo perché la panchina non è molto lunga. Ci sono Jordan Clarkson e Derrick Favors ma per il resto c’è poco o nulla.
La stagione è iniziata col piede giusto viste le tre amichevoli vinte. Ora, però, bisogna confermarsi pure nella stagione regolare e soprattutto nei playoff.
Queste quattro squadre sono quelle che, secondo le previsioni, termineranno la stagione regolare occupando le prime quattro posizioni.
Quelle che, sempre sulla carta, possono ambire al quinto e al sesto posto sono Dallas, Portland e Houston, ma attenzione alle mine vaganti chiamate Memphis Grizzlies e New Orleans Pelicans.
L’ex squadra di Dirk Nowitzki, al primo turno degli scorsi playoff, ha fatto sudare non poco i Clippers, facendo vedere che sono una squadra che può stare a quei livelli.
Da Philadelphia è arrivato Josh Richardson, che si può considerare il terzo diamante della squadra. Con il suo arrivo la squadra ha aggiunto qualità e maggior velocità nel far girare la palla.
Gli altri due diamanti sono Doncic e Porzingis. Per il primo abbiamo ormai finito gli aggettivi, Leonard e compagni hanno dovuto usare le maniere forti per fermarlo.
Il lituano, invece, deve ancora riprendersi totalmente dall’infortunio. Quando raggiungerà la sua condizione ideale, allora sì che Dallas può sfondare veramente.
Sono rimasti in Texas anche Marjanovic, Powell, Finney-Smith, Hardaway, Kleber, Cauley-Stein e Burke. Il figlio dell’ex play dei Warriors e il lungo canadese saranno titolari, come Finney-Smith, almeno finché non rientra Porzingis.
Tutti gli altri, invece, partiranno dalla panchina, ruolo che più si addice alle caratteristiche di molti di loro.
Il pre-campionato è terminato con due vittorie e una sconfitta, con lo sloveno che ha già ingranato le marce alte, vedi i 27 messi a referto contro i Bucks.
La prima partita della stagione sarà contro i nuovi Phoenix Suns di Chris Paul, un piccolo antipasto di quello che può succedere a maggio.
In casa Houston Rockets, invece, tutto ruota intorno ad Harden. La situazione è caldissima, così come le tensioni con i compagni, nonostante le smentite della dirigenza.
Se l’ex OKC rimane, e soprattutto se John Wall torna ai livelli pre infortunio, allora la squadra rimane temibile per tutti. In caso contrario, staremo a vedere cosa succederà.
I 16 punti di media con cui Wall ha terminato la preseason sono un segnale incoraggiante per Fertitta e il mondo Rockets.
Insieme a lui, sembra aver ritrovato la verve dei tempi migliori anche il suo ex compagno al college, Cousins.
Insomma, nonostante le tre sconfitte rimediate in quattro partite, sono arrivati comunque segnali incoraggianti per Silas, alla sua prima esperienza su una panchina NBA.
Anche il neo arrivato Wood ha dimostrato di potersi integrare con lo stile di gioco del Barba.
PJ Tucker e Eric Gordon per ora rimangono nella città texana, ma anche qui la situazione è bollente, specialmente quella riguardante del secondo.
Un quintetto composto da Harden, Wall, Gordon, Tucker e Cousins può far sognare i tifosi, ma il momento in casa Rockets è caldissimo e non escluse novità nei prossimi giorni.
Dopo aver acciuffato i playoff solo all’ultimo, Portland è uscita subito di scena, nonostante avesse in rosa il giocatore migliore della bolla.
Via trade sono arrivati Covington, Jones e Kanter, mentre Carmelo Anthony si è meritato il rinnovo del contratto.
Al timone della squadra, sul campo, c’è ancora Lillard, che in questa preseason ha deciso di risparmiare molte marce. Al suo fianco, l’amico McCollum.
Nurkic si è ormai ristabilito completamente dall’infortunio, il posto da centro titolare sarà ancora suo.
Gli altri due posti se li giocheranno Carmelo, Covington, Hood e Collins. Partiranno inizialmente fuori Jones e Kanter.
L’allenatore è, per il nono anno consecutivo, Terry Stotts, che ha l’obbligo di portare la squadra oltre al semplice primo turno.
I Blazers, nella bolla, acciuffarono la postseason solo al play-in, eliminando i Memphis Grizzlies, vera rivelazione della scorsa stagione prima dell’interruzione per la la pandemia.
La squadra del Tennessee già prima dell’introduzione del mini torneo era una delle candidate per un posto nei playoff. Ora lo è ancor di più.
Questo perché la società non ha fatto grandi cambiamenti alla base, visti i risultati ottenuti lo scorso anno.
La loro caratteristica principale è che hanno un roster giovane e futuribile, capitanato da Ja Morant e dai suoi fidi aiutanti Jaren Jackson, Brandon Clarke e Dillon Brooks.
Il rookie dell’anno dispone di una velocità da far invidia persino a Westbrook, apre in due le difese come solo i migliori sanno fare.
Clarke ha concluso la sua prima stagione con il 61.8% dal campo, 5.9 rimbalzi e il 36% da tre. Numeri niente male, che però possono sicuramente migliorare con il lavoro duro.
Il figlio dell’ex campione con gli Spurs nel ‘99 è stato costretto a saltare la parte finale della passata regular season e non rientrerà nelle prime fasi di questa stagione.
Brooks ha cominciato sin da subito con le marce alte. Nonostante l’età, tra questi quattro è quello che ha più esperienza, essendo al suo terzo anno nella lega.
Il giocatore che ha più esperienza della squadra non è il canadese, bensì Valanciunas, che, un po’ a sorpresa, si sta rivelando utile al team.
Ci sono Kyle Anderson, che riesce a compensare la sua non elevatissima velocità con l’intelligenza, e Grayson Allen, utilissimo in uscita dalla panchina, così come Winslow. Confermato Taylor Jenkins in panchina.
La prima partita della stagione sarà subito uno scontro con una rivale, i San Antonio Spurs.
Spurs che vengono da una delle loro stagioni più difficili di sempre, dove hanno andato l’accesso alla postseason dopo più di venti anni dall’ultima volta.
Allora, poi, San Antonio fu fortunata. Non qualificandosi, riuscì ad ottenere la prima scelta del successivo draft, cioè Tim Duncan, ora invece hanno pescato solo l’undicesima, Devin Vassell.
DeRozan è rimasto così come LaMarcus Aldridge, ma l’impressione è che la società (e anche coach Pop) vogliano dare maggiore spazio ai giovani White e Dejounte Murray.
Il primo ha da poco firmato il rinnovo di contratto: quattro anni dove arriverà a guadagnare in totale 73 milioni di dollari.
La società ha poi annunciato di aver esercitato le opzioni per la prossima stagione presenti negli accordi da rookie di Walker, Samanic e Keldon Johnson.
L’intenzione, quindi, è quella di ripartire quasi da zero – sempre con Popovich in panca -, nonostante la qualità della squadra fa si che essa sia da considerare tra le favorite a giocare il play-in.
I New Orleans Pelicans hanno strapazzato i Bucks nell’ultima amichevole prime del via, con un Williamson da 31 punti in 33 minuti.
Quest’anno quello che è visto da molti come l’erede di Lebron inizierà da subito, non come l’anno scorso quando fu costretto a saltare tutta la prima parte di stagione per un infortunio.
Quest’anno difficilmente giocherà da centro, vista la presenza di Steven Adams, arrivato via trade in luogo di Derrick Favors. Più probabile che giochi da quattro.
Brandon Ingram agirà da ala piccola. Tra l’altro, l’MIP 2020 ha appena firmato un contratto di cinque anni a 195 milioni di dollari totali, segno di quanto la società crede nelle sue qualità.
Tra l’altro, con questi tre in campo quello dei Pelicans diventa un quintetto molto alto, ma comunque in grado di far muovere veloce e bene la palla.
Il play è Lonzo Ball, che a New Orleans ha trovato la sua dimensione, mentre il ruolo di shooting Guard dovrebbe spettare a Bledsoe.
JJ Redick, Hart e il nostro Nic Melli sono i tre che entreranno sempre a partita in corso. Faranno parte della rotazione anche due tra Hernangómez, Hayes e Alexander-Walker.
In panchina non c’è più Alvin Gentry, bensì Stan Van Gundy, che torna in panchina a tre anni dall’esonero con i Detroit Pistons.
L’ex commentatore, con questa squadra, deve obbligatoriamente far sì che il cammino della squadra non si interrompa a maggio, altrimenti farà la fine del suo predecessore.
La squadra in canotta bianca giocherà le prime due partite fuori casa, la prima contro Toronto e la seconda contro Miami, nel match che apre il Christmas Day.
Un’altra papabile candidata a giocare il play-in, e a passarlo, è Phoenix, l’unica squadra della bolla ad aver vinto tutte le partite che ha giocato.
Ciò, purtroppo per loro, non è bastato per rivederli ai playoff dopo 10 anni dall’ultima volta, ma è comunque bastato per far capire a tutti che l’ex squadra di Steve Nash sta tornando.
Il progetto di rilancio è ormai concluso. Con la firma di Chris Paul la squadra deve puntare dritto alla postseason.
L’ex New Orleans è il giocatore adatto a questa squadra, non solo per la sua visione di gioco a dir poco sublime, ma anche perché con la sua esperienza può far maturare Ayton e Booker.
Anche Crowder ha deciso di sposare la causa Suns, andando a occupare il ruolo di ala grande del quintetto.
Monty Williams è il coach del team dell’Arizona per il secondo anno di fila. Dopo il piccolo exploit della bolla, ora non ha più scuse: deve centrare la qualificazione.
CP3, come tutta la squadra, ha deciso di risparmiare quante più energie possibili finora, viste le quattro sconfitte subite in preseason.
Però bisogna dare un po’ di tempo a questa squadra, con la sapienza di Paul e la spensieratezza dei giovani Ayton e Booker possono puntare in alto.
Altra squadra da considerare tra le papabili a giocare il play-in sono i Sacramento Kings.
Le loro perle sono sempre Fox e Bagley, i giovani su cui la società sta tentando di costruire il proprio futuro.
Accanto a loro l’unica faccia nuova degna di nota è Hassan Whiteside, che per ora parte dalla panchina, perché il centro titolare, almeno in queste amichevoli, era Richaun Holmes.
Per il resto le facce sono quelle dell’anno scorso. Sono rimasti in California Barnes, Hield, Guy, Joseph e pure coach Walton, al suo secondo anno su questa panchina.
Nelle amichevoli pre-stagionali hanno vinto due partite e perse altrettante, contro Golden State e Portland. La prima partita sarà contro Denver, avversario tosto.
In casa Golden State Warriors, invece, piove sul bagnato. È vero, è rientrato Curry, ma Thompson si è rifatto male, e inoltre a Brooklyn è arrivata una batosta.
Il bello è che la seconda partita non si preannuncia tanto diversa da questa. Gli ex campioni faranno visita, nel secondo match natalizio, ai Milwaukee Bucks.
Anche l’anno scorso, però, i Warriors erano attesi da un match proibitivo contro Houston, ma poi riuscirono a vincere con merito. Mai dare per morti i ragazzi di Steve Kerr.
In attesa di notizie dal mercato, tutto ruota attorno, come sempre, a Stephen Curry, autore di una doppia doppia stanotte, totalmente ininfluente ai fini del risultato.
Accanto all’ex mvp c’è Draymond Green, in forse pure per la partita di Natale a causa di un fastidio al piede.
È arrivato Oubre da Oklahoma City, Wanamaker da Boston e Bazemore da Sacramento. Dal draft sono la squadra ha selezionato Wiseman, che sarà con ogni probabilità il centro titolare, e l’italoamericano Nico Mannion.
Eric Paschall è stato uno dei pochi a salvarsi un anno fa, ora è atteso alla conferma. Completerà il quintetto iniziale Wiggins.
Grazie al mini torneo, Curry e compagni hanno qualche flebile speranza di continuare a giocare anche quando sarà finita la regular season. È difficile immaginare che faranno meglio di così.
Però, la pista che porta a James Harden è ancora attiva. Il trio Harden–Curry–Green stuzzica la fantasia di molti appassionati.
Però, la pista non è facilmente percorribile. Per prendere il Barba Golden State deve mettere sul piatto Wiseman, uno tra Wiggins e Oubre è un bel po’ di prime scelte, altrimenti sarà difficile convincere la dirigenza texana.
Minnesota può essere delle mine vaganti di questa stagione, non solo perché hanno ottenuta la prima scelta al draft, cioè Anthony Edwards, ma perché hanno un Russell che li può trascinare nelle posizioni nobili, così come fece qualche anno fa con i Brooklyn Nets.
Da Oklahoma è arrivato Rubio, da Denver è arrivato Malik Beasley, arrestato a settembre per delle minacce. Ora, però, il giocatore si è dichiarato colpevole, il che gli permetterà di giocare questa regular season.
Towns deve ancora far vedere di poter valere i soldi che prende, ma con un giocatore come il play spagnolo può finalmente maturare anche mentalmente.
Ryan Saunders è l’allenatore della squadra per il secondo anno di fila. Quest’anno può contare su un roster più qualitativo.La prima partita della stagione sarà contro i Pistons.
Chiudiamo con i derelitti Oklahoma City Thunder. Ripetere il miracolo dell’anno scorso è impossibile.
In campo c’è un giocatore esperto come Al Horford, che però ha un contratto pesante e la società vuole metterlo sul mercato per ottenere le prime scelte.
Shai Gilgeous-Alexander è il giocatore su cui la dirigenza vuole costruire il futuro della franchigia. Per il resto c’è poco da segnalare.
Sì preannunciano tempi difficili per i tifosi dei Thunder. Come sono lontani i tempi in cui la squadra era una delle dominatrici a Ovest.